Qualcuno si chiederˆ per quale ragione, nel considerare i princ“pi della Chiesa neotestamentaria, si pensato di iniziare proprio dal battesimo.
La ragione evidente: nel Nuovo Testamento nessuno dei fondamenti della Chiesa ha un rilievo paragonabile a quello che viene dato al battesimo. Oltre un centinaio di volte, negli Atti e nelle lettere, si parla di battesimo e, molto spesso, se ne parla in relazione diretta con la nascita di chiese locali (Gerusalemme, Samaria, Cesarea, Efeso, Filippi, ecc.).
Sono dunque pi che evidenti i legami stretti che esistono fra il battesimo e la struttura della Chiesa.
Parlare di battesimo quindi una questione di fondamentale importanza e il perchŽ lo si capisce da una semplice considerazione: la pratica del battesimo dei bambini che porta virtualmente alla formazione di una Chiesa moltitudinista, mentre la pratica del battesimo degli adulti, che confessano di aver creduto, a portare virtualmente alla formazione di una Chiesa di professanti.
é chiaro quindi che il discorso basilare: non in gioco semplicemente la dottrina del battesimo, ma in gioco la struttura stessa della Chiesa.
é evidente infatti che, se fosse abolito il battesimo dei neonati, crollerebbe lÕessere stesso della Chiesa cattolica.
Quindi, se prima di tutto parliamo di battesimo, perchŽ lÕignoranza o la mancata comprensione di questa dottrina significa, di conseguenza, ignoranza e mancata comprensione della natura stessa della Chiesa del Signore Ges Cristo.
Cercheremo ora di considerare alcuni aspetti essenziali del battesimo.
PerchŽ battezzare?
Nel Nuovo Testamento leggiamo che il battesimo non altro che il risultato di un ordine di Ges (Mt 28:19). Fu Ges stesso a dare istruzioni precise e insostituibili su come e quando praticarlo e lo ha fatto contemporaneamente allÕordine di predicare lÕEvangelo ad ogni creatura (Mr 16:16).
Giˆ da questa relazione possibile capire perchŽ gli apostoli intesero il battesimo come la testimonianza dellÕavvenuto rinnovamento interiore, prodotto da Dio attraverso la fede in Cristo (1P 3:21).
Si tratta di un atto che il Signore stesso ha messo in diretto rapporto con lÕessere suoi discepoli (Mt 28:20), per cui non possibile essere suoi discepoli e, nello stesso tempo, rifiutare il battesimo.
Per questa ragione gli apostoli ordinarono il battesimo a tutti i credenti (At 10:48; 2:38,41). La natura del battesimo un impegno verso Dio (1P 3:21) ed una proclamazione pubblica e simbolica della fede in Cristo: ci˜ lo rende obbligatorio. Nel Nuovo Testamento non cÕ alcun accenno a credenti non battezzati: dunque legittimo pensare che tutti i membri delle chiese locali del primo secolo fossero battezzati.
Se qualcuno dice di aver creduto in Ges e rifiuta di essere battezzato, autorizza a mettere in serio dubbio la realtˆ della sua fede. Infatti, esaminando i testi che abbiamo nel libro degli Atti, possiamo renderci conto dellÕarmonia esistente fra lÕordine divino e la pratica degli apostoli.
Quando Pietro alla Pentecoste predic˜ la morte, la resurrezione e la glorificazione di Ges, la gente fu toccata nel cuore dal suo messaggio e coloro che si avvicinarono, testimoniando la loro volontˆ di seguire Cristo, furono battezzati.
E proprio in quellÕoccasione fu resa evidente la sequenza richiesta dal piano di Dio, cio: predicazione-ravvedimento-fede-battesimo.
Filippo a Samaria, Filippo con lÕeunuco etiope, Pietro in casa di Cornelio, Paolo in casa del carceriere di Filippi: sono tutti episodi che mostrano come lÕordine di Ges venisse fedelmente praticato dagli apostoli.
Qual il significato del Battesimo?
Volendo discernere il significato neotestamentario di questo atto simbolico, ordinato dal Signore stesso, appare opportuno rilevare che la Chiesa primitiva usava lo stesso termine ÒbattesimoÓ per indicare due diverse realtˆ.
¥ La prima realtˆ era quella costituita dal battesimo dello Spirito Santo: lÕatto con il quale egli introduce i credenti nel corpo di Cristo (1Co 12:13), e che si realizza nel momento in cui lÕuomo pone la sua fede personale in Cristo. La Pentecoste fu di fatto il giorno natale della Chiesa (At 2 e 11:15-17), proprio in virt della gloriosa manifestazione del battesimo dello Spirito Santo: quel battesimo attraverso il quale ogni credente unito a Cristo e al suo Corpo.
Se noi leggiamo attentamente Atti 1:5: ÒPerchŽ Giovanni battezz˜ s“ con acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo fra non molti giorniÓ, possiamo capire che Ges ha chiaramente identificato il battesimo dello Spirito con quanto accadde nel giorno della Pentecoste.
Si tratta perci˜ di un avvenimento unico nella storia della salvezza. Quindi gli avvenimenti del giorno della Pentecoste hanno un valore unico e straordinario per i credenti del nuovo patto, ma non hanno assolutamente un valore normativo.
Dobbiamo infatti tenere ben presente che i discepoli hanno vissuto in tre periodi essenziali della storia della salvezza: sono infatti vissuti nel vecchio patto, hanno poi vissuto con Ges il periodo di transizione e, infine, a partire dalla Pentecoste hanno vissuto la realtˆ del nuovo patto. Da quel momento nessun cristiano ha percorso lo stesso cammino e ha vissuto le stesse esperienze. Quindi assolutamente necessario che noi sappiamo distinguere ci˜ che unico da ci˜ che normativo.
é chiaro quindi che attendere nuove Pentecosti o invocare la discesa sullÕuomo di colui che giˆ disceso nella storia e nella vita dellÕumanitˆ, significa porsi al di fuori dellÕinsegnamento degli Apostoli. Lo Spirito Santo giˆ disceso fra gli uomini e, ogni volta in cui una persona si abbandona fiduciosa nelle mani di Ges, egli si impossessa della sua vita e lÕunisce ai fratelli e alle sorelle per servire insieme il Signore.
¥ Chiusa questa digressione, importante e necessaria, veniamo alla seconda realtˆ indicata nel Nuovo Testamento con la parola ÒbattesimoÓ e cio il battesimo dÕacqua.
Questo viene presentato nel Nuovo Testamento, come del resto abbiamo giˆ accennato, come segno visibile ed esteriore del rinnovamento prodotto dallo Spirito Santo nella vita di un uomo o di una donna. Il fatto per˜ che venga usata la stessa parola per indicare questi due momenti, sta a mostrarci lo stretto legame che deve esistere fra la realtˆ spirituale e il segno esteriore e visibile che lo testimonia.
Il battesimo, secondo il Nuovo Testamento, non che un atto di ubbidienza al Signore ed una pubblica confessione della fede personale in lui, come ÒAgnello di Dio che toglie i peccati del mondoÓ. Attraverso il battesimo il credente sÕimpegna, davanti alla Chiesa e davanti al mondo, a seguire Cristo come Signore.
é dunque evidente che il peccato non cancellato dal battesimo, ma dalla fede che attraverso esso viene testimoniata. Potremmo qui sciorinare una lunga serie di testi biblici che legano la salvezza alla fede in Cristo Ges (Gv 3:16; 5:24; 6:47; 11:25; Ro 3:23; 5:1-2 ecc…) e che escludono qualsiasi potere salvifico delle opere e dei riti (Ef 2:8).
Il battesimo non produce quindi la nuova nascita, ma annunzia che essa giˆ avvenuta nella vita della persona che chiede di essere battezzata. Esso non perde nulla del suo valore, se viene spogliato da quelle virt sacramentali che alcune Òconfessioni cristianeÓ gli attribuiscono; anzi, proprio in questo spogliamento esso acquista il suo vero valore: cio quello che gli viene attribuito dalla Parola di Dio e che fu insegnato dal Signore e dagli apostoli!
Nel battesimo, che unÕimmersione di tutto il corpo nellÕacqua, vengono riassunti simbolicamente la sostanza e il fondamento della fede cristiana: la morte dellÕuomo vecchio e il suo seppellimento (simboleggiati dallÕimmersione) e la nascita dellÕuomo nuovo per la fede in Cristo (raffigurata dallÕemersione). Chi battezzato testimonia quindi la sua morte, con Cristo, al peccato e alla sua resurrezione, sempre con Cristo, a nuova vita (Ro 6:3-11).
Quindi la persona che chiede e riceve il battesimo compie un atto attraverso il quale testimonia la sua fede in Cristo,il suo desiderio-impegno di essere sottomessa ad ogni suo comandamento, la sua gioia di poter essere unita alla Chiesa.
Chi battezzato dimostra che le esperienze di Ges sono divenute, per mezzo della fede, le sue stesse esperienze: la sua crocifissione, la sua morte e il suo seppellimento, la sua resurrezione (Ga 3:27). Morto al peccato (Ro 6:2), morto al proprio io (Ga 2:20) morto alla legge (Ro 7), morto al mondo (Ga 6:14), il credente annuncia di essere Òvivente a Dio in Cristo GesÓ (Ro 6:4).
é evidente che il battesimo dei neonati non pu˜, nella maniera pi assoluta, esprimere la bellezza di tutte queste realtˆ spirituali. Gli apostoli praticavano, come unico principio nella forma del battesimo e proprio per non stravolgerne il significato, lÕimmersione degli adulti che avevano in piena coscienza accettato, per la fede, la salvezza offerta per la grazia di Dio, manifestata in Cristo Ges.
Orientarsi in modo diverso da quanto hanno insegnato gli apostoli significherebbe uscire dal campo dei princ“pi della Chiesa neotestamentaria.
Come battezzare?
La parola greca ÒbaptizoÓ, dalla quale viene il nostro ÒbattezzareÓ, un derivato del verbo greco ÒbaptoÓ che si trova circa ottanta volte nel Nuovo Testamento e che significa: immergere, sommergere.
Come la parola ÒekklesiaÓ stata generalmente tradotta con ÒChiesaÓ invece che con il suo significato letterale diÒassembleaÓ, cos“ la parola ÒbaptizoÓ stata tradotta con ÒbattesimoÓ invece che con ÒimmersioneÓ.
LÕinsegnamento del Signore Ges e le testimonianze e gli scritti degli apostoli lasciano intendere, per il battesimo,una immersione completa (At 8:38; Ro 6:3-5 ecc.).
Ogni e qualsiasi altro metodo sostitutivo (abluzione, infusione, aspersione) svuoterebbe il simbolo del suo reale significato.
Quando battezzare
e chi battezzare?
Dopo aver considerato la necessitˆ, il significato e la forma del battesimo, opportuno ribadire che il presupposto del battesimo la fede. Abbiamo giˆ fatto accenno a questa veritˆ ma, considerando la confusione che regna fra i tanti movimenti che in un modo o nellÕaltro si richiamano a Cristo, non saranno mai abbastanza le volte in cui occorrerˆ ribadire con chiarezza che solo chi ha creduto pu˜ essere battezzato (Mr 16:16; At 2:41).
Non si possono biblicamente stabilire altri aspetti (limite dÕetˆ ecc…), ma si deve affermare con convinzione e sicurezza che una persona, prima di essere battezzata, deve aver creduto personalmente nel Signore Ges. Il cristianesimo vero e puro fede personale e non ammette terze persone che sÕimpegnino a garantire davanti a Dio la fede di altri.
é un fatto innegabile che, secondo la Chiesa neotestamentaria, la fede doveva precedere il battesimo e che in quella Chiesa, modello per la Chiesa di ogni tempo e di ogni luogo, si battezzavano soltanto i credenti. Infatti, se togliamo il presupposto della fede e della conversione di colui che battezzato, crolla ogni significato di questo simbolo e resta aperta la porta alle idee sacramentaliste.
Alcuni pedobattisti vogliono vedere nel battesimo una specie di surrogato della circoncisione. Ma questo non lo troviamo scritto nella Parola di Dio.
Il Nuovo Testamento ci insegna che il battesimo per ambo i sessi (mentre la circoncisione era solo per i maschi), e che anche i Giudei che ci si convertivano, benchŽ giˆ circoncisi, venivano battezzati. Timoteo, benchŽ fosse giˆ battezzato, fu anche circonciso (At 16:3); Tito, essendo di origine non ebraica, non era circonciso, ma era battezzato e il fatto che alcuni cristiani giudaizzanti facessero molta pressione perchŽ egli fosse circonciso (Ga 2:3), sta a provare che il battesimo non era in alcun modo considerato un surrogato della circoncisione.
Se veramente nella Chiesa neotestamentaria il battesimo fosse stato visto come lÕequivalente della circoncisione, i giudaizzanti non avrebbero cercato di imporre la circoncisione ai convertiti non ebrei e gli apostoli non avrebbero avuto alcuna difficoltˆ a risolvere il quesito sollevato nella riunione di Gerusalemme (At 15); sarebbe stato infatti sufficiente dichiarare che la circoncisione era stata sostituita dal battesimo.
é pur vero che alcune Chiese pedobattiste si definiscono come Chiese di professanti, dal momento che fanno del battesimo dei bambini una specie di presentazione, dÕiniziazione nella vita della Chiesa, richiedendo poi unÕaltra formalitˆ (confermazione o altro) per ammettere i battezzati, giunti in etˆ cosciente, a partecipare ai diversi aspetti della vita della Chiesa stessa. Ma non possiamo fare a meno di denunciare ugualmente il loro venir meno a uno dei princ“pi fondamentali della Chiesa neotestamentaria.
Per quanto riguarda altre confessioni ÒcristianeÓ dove si dˆ al rito praticato sui bambini il valore di un vero e proprio battesimo e dove si trascende nella visione sacramentalista di questo simbolo, non cÕ alcun dubbio che ci troviamo davanti a ÒChieseÓ moltitudiniste, nelle quali i credenti e non credenti godono la stessa natura di membri, con tutte le conseguenze disastrose che facile immaginare.
Le Chiese del Nuovo Testamento, quelle fondate sullÕinsegnamento degli apostoli, non erano moltitudiniste; in esse infatti si battezzavano e si ammettevano come membri di Chiesa soltanto coloro che confessavano di essere nati di nuovo e di avere riposto la loro fede in Cristo.
LA CENA DEL SIGNORE
La Cena del Signore un soggetto di grande importanza; fra gli aspetti che hanno a che fare con la fede e con la vita cristiana sicuramente, insieme al battesimo, quello che suscita il maggior interesse, anche per le degenerazioni e la varietˆ dÕinterpretazioni che ha sub“to nel corso della storia della Chiesa. Ci sono per˜ anche persone che lo ritengono argomento di scarsa importanza, dal momento che nel Nuovo Testamento se ne parla piuttosto raramente.
é vero, ad esempio, che nelle lettere non ci sono testi che ne parlano, tranne i due riferimenti di 1Corinzi 10 ed 11, ma la ragione di questo parziale silenzio pu˜ essere dovuta al fatto che si trattava di unÕusanza ben conosciuta da tutti i credenti e quindi non cÕera bisogno di parlarne spesso. E nella prima lettera dei Corinzi, dove menzionata, viene soprattutto ricordata per insegnare delle importanti lezioni morali, davanti al modo confuso e indecoroso con cui si comportavano i credenti di Corinto.
Le origini
I testi della Scrittura che, direttamente o indirettamente, si occupano di questo soggetto sono: i giˆ citati di 1Corinzi, i racconti dettagliati della sua istituzione che troviamo nei tre Vangeli sinottici e Atti 2:42 e 20:7, testi dai quali apprendiamo che la Chiesa neotestamentaria praticava la Cena secondo le istruzioni ricevute dal Signore. Uno dei pi bei momenti dei racconti evangelici riguardanti Ges risorto certamente quello in cui, nella casa di Emmaus, egli prese il pane, lo benedisse e lo spezz˜ per darlo ai suoi discepoli che erano con lui. Fu proprio in quel momento e per quellÕatto che Ògli occhi loro furono aperti e lo riconobberoÓ (Lu 24:30-31).
Questo Òrompere il paneÓ ha costituito in tutti i secoli uno degli aspetti fondamentali della testimonianza della Chiesa. Quasi ogni movimento religioso dÕispirazione cristiana pratica questÕatto simbolico, in un modo o in un altro. Anche nella letteratura post-apostolica e non canonica (Didach ecc…) vi sono precisi riferimenti allÕosservanza della Cena, anche agli inizi del secondo secolo. Incise sulle pareti delle catacombe di Roma e di altre localitˆ ci sono testimonianze chiare sugli incontri vissuti dai credenti di quel tempo, per osservare questÕordinamento del Signore.
Seppur con presupposti e con convincimenti diversi, questa Cena stata ricordata negli ambienti pi disparati: con grande pompa e cerimoniositˆ nei templi cattolici; con semplicitˆ e solennitˆ nelle sale di culto delle Chiese modellate secondo le dottrine della riforma, in capanne e baracche nelle stazioni missionarie, senza formalitˆ, da credenti riuniti per obbedire al comandamento del Signore e tesi a vivere non lÕaspetto esteriore dellÕatto quanto il suo significato biblico ed interiore.
Pur essendoci tanta diversitˆ di forma e di convinzioni, vi per˜ una somiglianza fondamentale che si nota e, cio, la presenza dei simboli del pane e del vino, quali segni del corpo e del sangue del Signore.
Molti credenti hanno giustamente voluto tornare alle origini e, abbandonando le tradizioni degli uomini, hanno cercato di ristabilire la pratica della Cena nei modi voluti dal Signore ed indicati dal Nuovo Testamento. Ed una delle caratteristiche particolari che ha contraddistinto questi gruppi di credenti stata costituita dal fissare una periodicitˆnella celebrazione della Cena: ogni sette giorni, nel primo giorno della settimana. La scelta di questa caratteristica stata fondata sul testo di Atti 20:7 (ÒIl primo giorno della settimana, mentre eravamo riuniti a spezzare il pane…Ó). é interessante che Luca abbia puntualizzato che, pur essendo presente un predicatore del valore di Paolo, i credenti di Troas non si erano riuniti per ascoltare un bel messaggio, ma lo scopo del loro radunamento era quello di rompere il pane.
AllÕinizio del diciannovesimo secolo la situazione religiosa della cristianitˆ, relativamente alla pratica della Santa Cena, era pi o meno questa:
¥ nella chiesa cattolica la Cena del Signore era stata trasformata nel rito della Messa, cerimonia ricca di contenuti idolatri e fondata sulla ripetitivitˆ del sacrificio di Cristo;
¥ una parte della chiesa anglicana continuava a seguire lÕesempio della chiesa di Roma, anche se il contenuto del libro delle preghiere recitate in comune sembrava dare unÕenfasi evangelica alla cerimonia;
¥ negli ambienti presbiteriani la celebrazione della Cena del Signore era diventata un sacramento trimestrale e semestrale, al quale potevano accedere tutti gli iscritti nel registro di Chiesa, indipendentemente dal loro essere credenti o no;
¥ i Quacqueri sostenevano addirittura, con una certa noncuranza, che la Cena del Signore, essendo un simbolo, non era necessaria per alimentare la vera religione, dal momento che essa deve fondarsi soprattutto sui valori dello Spirito: le cerimonie, sostenevano i Quacqueri, non sono altro che lÕimpalcatura di un edificio, necessaria allÕinizio, ma che viene messa da parte non appena lÕedificio costruito.
Intorno al 1830 avvenne che alcuni credenti, con chiaro discernimento spirituale e mossi dallo Spirito di Dio, dopo aver a lungo esercitato il loro cuore ed averlo alimentato attraverso lo studio accurato della Parola di Dio e attraverso la preghiera, lasciarono le loro rispettive chiese di appartenenza e iniziarono a radunarsi insieme, secondo i princ“pi della Chiesa neotestamentaria.
Ecco alcune caratteristiche dei loro incontri:
¥ non cÕera nessun ÒministroÓ per condurre la riunione, per distribuire il pane e il vino;
¥ lÕincontro, come quello ideale descritto in 1Corinzi 14, era aperto alla partecipazione di chiunque si sentisse spinto a leggere un Salmo, a proporre un inno…;
¥ lÕunica regola era che, nel praticare la Cena del Signore, si doveva seguire lÕordine lasciato nei tre Vangeli sinottici e in 1Corinzi 11.
A questi uomini era costato molto trovarsi su un terreno di fedeltˆ al Nuovo Testamento e, di conseguenza, la veritˆ che avevano scoperto era per loro molto preziosa, tanto che erano pronti ad essere biasimati e considerati come persone un poÕ stravaganti, pur di restare fedeli alla Parola di Dio ed ai princ“pi che vi avevano riscoperto.
Noi, che per la grazia di Dio ci troviamo ad essere eredi, seppure lontani, dei princ“pi che essi riscoprirono, con quanto poco zelo riteniamo questa ereditˆ!!
Noi che non abbiamo dovuto comprare la veritˆ, siamo troppo pronti oggi a venderla! Ma quale prezzo dovranno pagare le nostre Assemblee, nel futuro, se cederemo a questa vendita?
LÕistituzione
e i motivi della Cena
A questo punto ci domandiamo:
PerchŽ crediamo che sia necessario osservare la Cena del Signore e radunarci insieme per rompere il pane?
Prima di tutto, lo facciamo per ubbidire ad un comandamento del Signore.
La sera in cui fu tradito, Egli si trovava con i suoi discepoli per consumare insieme la cena pasquale e, ad un certo momento, Òprese del pane, rese grazie e lo ruppe, e lo diede loro dicendo: ÇQuesto il mio corpo dato per voi; fate questo in memoria di meÈ. Allo stesso modo, dopo aver cenato, dette loro il calice dicendo: ÇQuesto calice il nuovo patto nel mio sangue, che versato per voiÈÓ (Lu 22:19-20).
Quindi noi celebriamo la Cena del Signore perchŽ lo amiamo e desideriamo ubbidire a quanto egli ci ha chiesto di fare, per ravvivare il ricordo ed il significato del suo sacrificio per noi.
In secondo luogo, lo facciamo per seguire la pratica apostolica.
In Atti 2:42 leggiamo: ÒEd erano perseveranti nellÕascoltare lÕinsegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiereÓ.
Questo testo ci indica i quattro scopi per realizzare i quali i primi credenti si radunavano:
a) si radunavano per ascoltare lÕinsegnamento degli apostoli; questÕinsegnamento era probabilmente trasmesso sotto forma di una narrazione delle veritˆ esposte dal Signore, degli eventi avvenuti nella sua vita e dei discorsi che Egli aveva fatti: in questo contesto gli avvenimenti della sera dellÕultima Cena avranno sicuramente acquistato un rilievo del tutto particolare;
b) si radunavano per godere la comunione spirituale e materiale: espressione del loro essere ÒunoÓ in Cristo;
c) si radunavano per rompere il pane
d) si radunavano per pregare.
é interessante notare che non viene data nessuna spiegazione allÕespressione Òrompere il paneÓ. Ci˜ significa probabilmente che, quando Luca scrisse questo testo, questa espressione era diventata ormai unÕespressione abituale per indicare la Cena del Signore. Quindi era del tutto superfluo entrare in spiegazioni particolari, perchŽ si trattava di un concetto ben chiaro, cos“ quanto i concetti di ÒinsegnamentoÓ, di ÒcomunioneÓ e di ÒpreghieraÓ.
Dunque, noi rompiamo il pane in ubbidienza al Signore e perchŽ la Cena stata praticata dagli apostoli e dai primi cristiani fin dai momenti immediatamente successivi alla nascita della Chiesa.
Come giˆ abbiamo detto, dal testo di Atti 20:7 possiamo dedurre che la primitiva Chiesa avesse acquisito lÕusanza di radunarsi ogni primo giorno della settimana per rompere il pane. Confrontando questo stesso testo con 1Corinzi 16:2 (ÒOgni primo giorno della settimana ciascuno di voi, a casa, metta da parte quello che potrˆ…Ó) evidente che a questo giorno veniva dato un valore del tutto particolare. Se per la celebrazione della Cena fu scelto Òil primo giornoÓdella settimana, ci˜ avvenne per un collegamento abbastanza chiaro con il giorno della resurrezione (Mt 28:1; Mr 16:2; Lu 24:1; Gv 20:1; da notare che lÕindicazione del giorno della resurrezione uno dei pochi particolari annotato da tutti e quattro gli evangelisti).
Il rompere il pane quindi un atto:
¥ che ha lÕautenticazione divina;
¥ che ha un inizio storicamente e biblicamente documentato;
¥ che ha avuto unÕimmediata attuazione da parte degli apostoli.
Il significato della Cena
Abbiamo giˆ accennato abbastanza diffusamente al significato di questÕatto che il Signore ci richiede di compiere, ma converrˆ puntualizzare alcuni aspetti fondamentali:
1. é un atto di commemorazione comune.
La ÒmemoriaÓ, il ricordo del Signore, deve essere, al di lˆ di ogni altra considerazione, il vero motivo di questÕatto simbolico. Lasciando da parte tutto ci˜ che dellÕuomo, la Chiesa deve trovarsi riunita per esprimere, nellÕunitˆ dei suoi membri, il proprio amore, la propria devozione, la propria volontˆ di servizio a colui che morto e risorto per lei.
2. é una celebrazione trionfale.
Celebrare la Cena possibile perchŽ Cristo, oltre ad essere morto per noi, Òha distrutto la morte e ha messo in luce la vita e lÕimmortalitˆ mediante lÕEvangeloÓ (2Timoteo 1:10).
Cio: noi non celebriamo il memoriale di un morto, il che porterebbe il nostro Signore sullo stesso gradino degli eroi e dei martiri della storia… no! Egli infatti vive, perchŽ gloriosamente risuscitato dai morti. Il rompere il pane, quindi,celebra il trionfo di Cristo sulla morte: un trionfo al quale ogni credente viene associato per la fede.
3. é un atto di partecipazione individuale.
Ogni credente chiamato a rompere il pane e a bere il vino del calice. Il rompere il pane, infatti, non si riferisce allÕatto di una persona particolare, come, ad esempio, a quello del fratello che si fa avanti per romperlo e per distribuirlo.
Il compimento di quanto il Signore ha comandato di fare si realizza nel momento in cui ognuno, individualmente, rompe il pane per prendere la sua parte e mangiarla.
Non si deve pensare che ogni credente annunci la morte del Signore quando un fratello si alza, si avvicina alla tavola, rompe il pane e versa il vino nel calice. Avere un simile pensiero significherebbe essere condizionati non da ci˜ che il Signore insegna, ma piuttosto da consuetudini tipicamente clericali. La Scrittura ci ricorda con chiarezza che lÕannuncio viene fatto dal mangiare e dal bere dei credenti (ÒPoichŽ ogni volta che mangiate questo pane e bevete questo calice, voi annunciate la morte del SignoreÓ, 1Co 11:26).
Ogni credente, nel momento in cui partecipa alla Cena, non chiamato soltanto a ricordare e ad annunciare la morte del Signore, ma anche ad esaminare sŽ stesso (ÒOra ciascuno esamini se stesso, e cos“ mangi del pane e beva del caliceÓ, 1Co 11:28).Quindi la partecipazione alla Santa Cena un atto di responsabilitˆ individuale, davanti al Signore e davanti alla Chiesa. La Chiesa ha la responsabilitˆ di discernere che coloro che si accostano alla Cena siano tutti credenti battezzati.
Ma vi anche una responsabilitˆ individuale quasi di maggior peso: quella del credente che deve essere profondamente consapevole del significato e del valore dellÕatto che sta compiendo. LÕesame, come appare chiaro dal testo sopracitato, non deve avere come fine quello di astenersi dalla Cena, quanto piuttosto quello di confessare il proprio peccato per realizzare la gioia del perdono Òe cos“Ó mangiare il pane e bere del calice.
Infatti, il credente che si astenesse dalla Cena, dopo essersi esaminato ed essersi trovato mancante, manifesterebbe sfiducia nella sufficienza dellÕopera di Cristo (1Gv 1:9). Nel caso in cui il peccato coinvolga altre persone, chiaro che la questione deve essere messa a posto ancor prima dellÕincontro per la Cena.
Lo scopo della Cena del Signore
La Scrittura non ci lascia alcun dubbio circa lo scopo della Cena. Il Signore disse: ÒFate questo in memoria di meÓ(Lu 22:19).
Leggendo 1Corinzi 11:20-34, impariamo che il Signore aveva in mente altri scopi quando ha istituito la Cena:
¥ il discernimento del suo corpo (v. 29);
¥ lÕannuncio della sua morte (v. 26);
¥ lÕattesa del suo ritorno (v. 26).
Vengono poi segnalati altri due aspetti, che abbiamo del resto giˆ considerato, e cio:
¥ la necessitˆ di un autoesame prima di prendere i simboli (vv. 28,31);
¥ il dovere di tenere ben presente che il parteciparvi in uno stato di mancato discernimento, pu˜ essere causa del giudizio del Signore su di noi (v.30).
Sicuramente lÕunico scopo che ha bisogno di una spiegazione, per essere meglio compreso, il primo: il discernimento del corpo del Signore.
In quale modo il credente deve discernere il corpo del Signore?
LÕunico modo in cui pu˜ farlo spiritualmente. Cio, mentre mangia il pane e beve del calice, il credente afferra per fede la realtˆ rappresentata dai simboli. Egli vede nel pane e nel vino un simbolo, cio un mezzo che Dio gli offre per ravvivare alla sua mente e al suo cuore il valore del corpo e del sangue del suo Signore e Salvatore Ges.
La Parola di Dio, in relazione al corpo del Signore, ci dice che:
¥ fu preparato per lÕincarnazione (Eb 10:5-10);
¥ fu concepito dallo Spirito Santo (Lu 1:30-35);
¥ nacque da una vergine (Mt 1:18-23);
¥ si manifest˜ senza peccato (Eb 7:26);
¥ in esso erano perfettamente unite la deitˆ e lÕumanitˆ (Is 9:6);
¥ fu offerto in sacrificio espiatorio (1P 2:24);
¥ fu risuscitato con trionfo dalla tomba;
¥ fu visto e toccato dopo la resurrezione (Lu 24:36-43);
¥ ora, glorificato, alla destra della Maestˆ (Lu 24:50-53; At 1:9-11: Eb 7:16).
Se discernere il corpo del Signore , come crediamo, tutto questo, cÕ veramente un profondo significato spiritualeda realizzare quando ci accostiamo alla Cena.
Relazione fra i due simboli:
il Battesimo e la Cena
Nella Chiesa neotestamentaria, cos“ come ci possibile comprendere da diversi testi della Scrittura, veniva riconosciuto e praticato un ordine, semplice, logico e coerente fra i diversi momenti della vita cristiana e i simboli che ne erano testimonianza.
Una persona che aveva ascoltato lÕannuncio della Parola di Dio e che ne era rimasta toccata, rispondendo allÕappello del Signore al ravvedimento e alla fede, realizzava nella sua nuova vita le meravigliose realtˆ della conversione e della nuova nascita. DopodichŽ essa veniva battezzata e ammessa alla vita della Chiesa: da quel momento poteva partecipare alla Santa Cena.
Tutti i problemi e le difficoltˆ che sono sorti fra le cosidette chiese ÒstoricheÓ (e che si manifestano a volte anche nel nostro ambiente), sono il risultato dellÕabbandono dellÕordine stabilito da Dio. La soluzione a queste difficoltˆ e a questi problemi si pu˜ trovare soltanto in un ritorno alla Parola di Dio, in un ritorno al Modello di Chiesa.
Ogni volta, infatti, in cui nel Nuovo Testamento si parla di Cena del Signore, abbastanza evidente che tutte le persone coinvolte nella riflessione erano credenti battezzati (At 2:42,46; 1Co 10:15 e 11:23 …).
E non potrebbe essere diversamente, se pensiamo al fatto che, nel momento stesso della fondazione della Chiesa, lÕapostolo Pietro si preoccup˜ di associare la necessitˆ del ravvedimento a quella del battesimo (At 2:38,41). Inoltre, in diverse delle lettere indirizzate a chiese locali, si fa un chiaro riferimento al fatto che tutti i loro membri riconosciuti erano passati attraverso la testimonianza del battesimo (Ro 6:3, 11; 1Co 1:13 e 12:13; Ga 3:27; Cl 2:11-12).
Pur se siamo convinti che lÕautoritˆ della Parola sia pienamente sufficiente anche per chiarire questÕaspetto della vita della Chiesa, non ci sembra inopportuno ricordare che:
1. Vi sono testimonianze post-apostoliche che confermano senza incertezze questa pratica unanime della Chiesa neotestamentaria di riconoscere come membri della comunitˆ locale (e quindi di ammettere a partecipare alla Cena) soltanto i credenti che erano stati battezzati.
2. In tutte le diverse confessioni religiose che sÕispirano al cristianesimo, il battesimo precede obbligatoriamente lÕinserimento nella Chiesa, pur se, come abbiamo giˆ ampliamente considerato, vi sono deviazioni anche gravissime dallÕinsegnamento del Signore.
Detto questo, vale la pena di ricordare, anche se ci auguriamo che sia una annotazione superflua per tutti, che gli inconvertiti erano assolutamente esclusi dal partecipare alla Cena (1Cor 10:16, 17, 21).
Concludendo questa parte, bene ricordare che non cÕ nulla che abbia importanza quanto il radunarsi per ricordare il Signore e per annunciare la sua morte nel trionfo della resurrezione e nella gioiosa attesa del suo ritorno.
La Cena del Signore deve avere quindi il primo posto nellÕadorazione dei santi. Cos“ era per la Chiesa primitiva: tutto il resto prendeva il secondo posto.
Cos“ possa essere anche per ciascuna delle nostre Assemblee!
Testo preparato per lÕincontro Anziani 1984, a cura di fratelli delle Assemblee di
Anghiari, Cittˆ di Castello e Perugia