Guardiamo ai fatti
Offre più di uno spunto di riflessione l’iniziativa promossa da Rai Vaticano di trasmettere la lettura integrale e continuata della Bibbia, avvenimento svoltosi da domenica 5 a sabato 11 ottobre nella Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme.
La lettura della Bibbia si è svolta con relativa trasmissione in televisione, infatti su Rai Uno sono state mandate in onda la prima e l’ultima ora dell’iniziativa mentre su Rai Edu 2 (un canale satellitare) è stata trasmessa l’intera diretta di 139 ore.
La lettura veniva interrotta solo dall’esecuzione, di tanto in tanto, di brani musicali ispirati in qualche modo alla Bibbia stessa. Si è trattato di un evento mediatico di grande rilievo forse, più che per la massa di pubblico che lo ha seguito, per le implicazioni di vario genere che ad esso si rifanno.
Cerchiamo quindi di analizzare alcuni aspetti oggettivi dell’evento prima di esprimere delle valutazioni di merito.
Si tratta di aspetti che evidenziano la novità dell’iniziativa e ne lasciano intravedere gli obiettivi.
1. L’intenzione, almeno nelle dichiarazioni di intenti, di avvicinare la Bibbia alla gente, alle persone comuni, proprio a tutti.
Questo si è cercato per mezzo di due vie: da un lato, consentendo di essere lettore anche a persone non conosciute, non pubbliche; dall’altro lato, trasmettendo la lettura per mezzo della televisione, il mezzo di comunicazione di massa che raggiunge ormai ogni casa e che, trasmettendo immagini visive, ha la capacità di suscitare emozioni come forse nessun altro mezzo di comunicazione.
2. La lettura integrale della Bibbia, di tutto il testo, senza aggiungervi alcun commento e interpretazione.
3. Il concorso di numerose confessioni religiose diverse tra di loro.
È lungo l’elenco di coloro che hanno promosso l’iniziativa: la Santa Sede, la Conferenza Episcopale Italiana, il Vicariato di Roma, la Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia, l’Esarcato per l’Europa meridionale, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Società Biblica in Italia e alcuni membri delle Comunità ebraiche italiane.
4. La partecipazione come lettori, accanto ai non famosi, di personalità religiose di primo piano ma anche di personaggi famosi della politica, dello spettacolo, dello sport.
Basti citare nomi come Roberto Benigni per lo spettacolo, i Presidenti emeriti della Repubblica Ciampi, Scalfaro e Cossiga ed alcuni ministri in carica per il mondo politico, il calciatore Nicola Legrottaglie e la schermitrice Valentina Vezzali per lo sport.
Occorre notare che il pubblico che ha seguito l’evento da casa è stato comunque numericamente limitato, in quanto solo la prima ed ultima ora di lettura sono state trasmesse dalla televisione pubblica accessibile a tutti.
Tuttavia le ripercussioni dell’evento possono essere molteplici anche come possibile modello da replicare in altre sedi (questa di Roma non era comunque la prima lettura integrale del genere, altre si erano già svolte in alcune città francesi e a Mantova).
Esaminiamo ogni cosa per mezzo della Scrittura
Come cristiani che vogliono seguire il Maestro con fedeltà, dobbiamo valutare ogni cosa non in base al pensiero corrente, alle emozioni, ai nostri personali punti di vista, ma basandoci esclusivamente sulla Scrittura, la Parola di Dio.
Perciò, come fecero i Giudei di Berea (At 17:10-11), i quali ricevettero l’annuncio della Parola di Dio “esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così”, anche noi dobbiamo esaminare le Scritture per verificare ciò che viene fatto con il proposito dichiarato di diffondere la Parola di Dio.
Non possiamo dare una valutazione positiva a priori a tutto ciò che viene fatto e detto nel nome di Gesù.
La Scrittura ci esorta infatti ad esercitare la vigilanza ed il discernimento perché molte cose fatte in nome di Dio in realtà non provengono da lui e non hanno la sua approvazione.
Ecco alcuni testi biblici che lo dimostrano:
• “Non chiunque mi dice: «Signore, Signore!» entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: «Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demoni e fatto in nome tuo molte opere potenti?» Allora dichiarerò loro: «Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!»” (Mt 7:21-23).
• “Però ci furono anche falsi profeti tra il popolo, come ci saranno anche tra di voi falsi dottori che introdurranno occultamente eresie di perdizione, e, rinnegando il Signore che li ha riscattati, si attireranno addosso una rovina immediata. Molti li seguiranno nella loro dissolutezza; e a causa loro la via della verità sarà diffamata. Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma la loro condanna già da tempo è all’opera e la loro rovina non si farà aspettare” (2P 2:1-3).
• “Io so che dopo la mia partenza si introdurranno fra di voi lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge; e anche tra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli. Perciò vegliate, ricordandovi che per tre anni, notte e giorno, non ho cessato di ammonire ciascuno con lacrime” (At 20:29-31).
• “Carissimi, avendo un gran desiderio di scrivervi della nostra comune salvezza, mi sono trovato costretto a farlo per esortarvi a combattere strenuamente per la fede, che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre. Perché si sono infiltrati fra di voi certi uomini (per i quali già da tempo è scritta questa condanna); empi che volgono in dissolutezza la grazia del nostro Dio e negano il nostro unico Padrone e Signore Gesù Cristo.(…) Ma voi, carissimi, ricordatevi di ciò che gli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo hanno predetto, quando vi dicevano «Negli ultimi tempi vi saranno schernitori che vivranno secondo le loro empie passioni». Essi sono quelli che provocano le divisioni, gente sensuale, che non ha lo Spirito” (Gd 3-4, 17-19).
Si tratta di brani in cui è evidente la vicinanza tra la vera Chiesa del Signore e coloro che in essa si introducono insegnando false dottrine. Brani che preannunciano il compiersi di azioni da parte di sedicenti servi di Dio che in realtà tali non sono, il che alimenta una grande confusione.
E, pensando che parole come quelle che abbiamo letto sono state scritte quasi duemila anni fa, capiamo quanto vasto si sia fatto in questo lasso di tempo l’oceano di mescolanza tra ciò che porta il nome di cristiano e ciò che cristiano non è affatto.
Tre aspetti su cui riflettere:
1. Un’iniziativa ecumenica
È innegabile che l’iniziativa “La Bibbia giorno e notte” abbia avuto una connotazione fortemente ecumenica, al punto da farci pensare che forse era proprio questo l’obiettivo prioritario che si voleva raggiungere: raccogliere quanti più possibile tra le braccia della Chiesa Cattolica Romana.
Cattolici, Ortodossi, Evangelici (non a caso i primi tre lettori erano i loro rappresentanti) e, in parte, Ebrei, tutti raccolti insieme. La Bibbia, in un certo senso, è stata “usata” come legante per mettere insieme tutti, perché formalmente tutte queste confessioni affermano di ispirarsi ad essa.
Perciò – si è pensato – perché non unire le forze per condividere la diffusione di ciò che accomuna?
Già, ma quali forze sono state unite?
L’apostolo Paolo ringraziava colui che lo aveva reso forte e lo aveva fatto essere testimone di Cristo, ricordando che il Signore prima lo aveva liberato dal suo passato di ignoranza e di peccato, e solo così lo aveva poi posto al suo servizio (1Ti 1:12-16). Infatti non si può essere testimoni della verità senza prima averne sperimentato la sua potenza di liberazione.
Come si può pensare di diffondere un messaggio, quello della Bibbia, al quale si dà solo un’importanza relativa, non assoluta, visto che ad esso si affiancano e si sovrappongono le istituzioni ecclesiastiche, i santi, le tradizioni, i riti, i sinodi, il dibattito, la teologia liberale, le applicazioni solo sociali che svuotano la potenza della Parola?
Come ci si può unire, dichiarando di farlo in favore della Bibbia ma mettendone da parte il messaggio, chiudendo gli occhi sulle cose che differenziano e dividono come se si trattasse di poca cosa? Nessun fine, per onorevole che sia, giustificherà mai l’uso di qualsiasi mezzo per raggiungerlo!
La vera unità, che è un prezioso bene della Chiesa del Signore Gesù, non potrà mai essere il risultato degli sforzi dell’uomo, delle trattative per mettere insieme a qualsiasi prezzo idee differenti o del passarci sopra solo perché si porta una etichetta simile.
La vera unità, quella dello Spirito, è per i credenti un bene da conservare (Ef 4:3), non da creare, perché è frutto di quello che Cristo ha già fatto per noi e con noi, unendoci a sé e al Padre in un modo indissolubile ed organico (Gv 17:20-23).
Perciò, se siamo dei credenti, dei “nati di nuovo”, dobbiamo sentirci legati ad ogni vero credente in Cristo, chiunque egli sia.
Ben altra cosa è invece la strada dell’ecumenismo, strada che porta verso Roma, verso il cattolicesimo ed il suo Papa.
Anche in questa occasione infatti, l’aggregazione con gruppi religiosi diversi è avvenuta avendo come principale promotore la Chiesa Cattolica Romana ed è evidente che la collaborazione degli altri non ha condizionato quest’ultima. Sono stati gli altri piuttosto, ad adattarsi a lei, ad entrare in un “suo” tempio che è stato il teatro della lettura, a leggere la “sua” Bibbia comprensiva dei libri apocrifi, a passare per i canali televisivi del “suo” Stato sovrano e a guardare la “sua” guida leggere per primo da un luogo diverso, il che sembrava essere anche questa una indicazione della sua immobilità.
Il progresso ecumenico non può che farci sentire in tutta la loro attualità queste parole, riferite a Babilonia la Grande:
“Uscite da essa, o popolo mio, affinché non siate complici dei suoi peccati e non siate coinvolti nei suoi castighi; perché i suoi peccati si sono accumulati fino al cielo e Dio si è ricordato delle sue iniquità” (Ap 18:4-5).
Chi fa parte del popolo di Dio non può condividere e collaborare con chi vive ancora nelle tenebre.
Ricordiamo ancora le esortazioni di Paolo ai Corinzi:
“Non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo che non è per voi; infatti che rapporto c’è tra la giustizia e l’iniquità? O quale comunione tra la luce e le tenebre? E quale accordo fra Cristo e Beliar? O quale relazione c’è tra il fedele e l’infedele? E che armonia c’è fra il tempio di Dio e gli idoli?” (2Co 6:14-16).
Perciò la presenza degli “evangelici” in quella basilica di Roma e la loro collaborazione all’iniziativa, non possono che destare stupore e indignazione.
Siamo qui ad affermare che non tutti gli evangelici erano là. Ma gli “evangelici” ufficialmente riconosciuti, quelli della F.C.E.I. hanno partecipato in modo massiccio, primo di loro a comparire davanti al leggio (il terzo dopo il papa!) Domenico Maselli, presidente della stessa Federazione.
Trattasi di “evangelici” che si sentono eredi di coloro che poche centinaia di anni fa (o forse solo alcune decine di anni fa) vennero perseguitati a causa della fede in Cristo. Maltrattati e perseguitati (in quanto “popolo della Bibbia” quando la sua lettura era ostacolata per la gente comune), proprio dalle istituzioni cattoliche, con tutte le loro forze abilmente organizzate allo scopo.
Non si tratta di polemizzare a tutti i costi, ma di osservare la storia e la realtà.
Chiediamoci: rispetto a quei tempi, la Chiesa Cattolica è cambiata quanto a dottrina? Certamente no!
È cambiata solo quanto a modo di relazionarsi… ma la Scrittura ci mostra che anche il “leone ruggente” (1P 5:8) “si traveste da angelo di luce”.
Non è dunque cosa eccezionale se anche i suoi servitori si travestono da “servitori di giustizia” (2Co 11:14).
Risulta di conseguenza chiara un’altra cosa: questi “evangelici” non sono sicuramente gli stessi dei tempi dei loro padri, di cui si dicono eredi.
2. La Bibbia diventa “spettacolo”
Fa poi riflettere la “spettacolarizzazione” della lettura della Bibbia.
Si può, per il cattolicesimo, passare con tanta disinvoltura dalla persecuzione di chi amava la Bibbia alla sua divulgazione?
Forse occorre rispolverare la memoria per ricordare alcuni fatti. Nel 1229 il Concilio di Tolosa giunse a proibire ai laici il possesso di copie della Bibbia e nel 1234 quello di Tarragona ordinò il rogo delle traduzioni della Bibbia in volgare.
Nel 1559, sotto papa Paolo IV, la Chiesa Cattolica pubblicò un indice di libri e autori proibiti, chiamato “Indice Paolino”: si tratta della prima uscita del famoso Indice dei libri proibiti.
Nell’elenco dei libri vietati figuravano 45 edizioni proibite della Bibbia; le traduzioni della Bibbia in volgare potevano essere lette solo su specifica licenza, concessa esclusivamente a chi conoscesse il latino e non alle donne.
L’Indice venne definitivamente abolito solo dopo il Concilio Vaticano II, nel 1966.
Di fronte alla diffusione della Riforma protestante, che con il suo motto “Sola Scriptura” aveva dato il via ad una straordinario avvicinamento della Bibbia al popolo, la Chiesa Cattolica continuò a imporre per secoli l’allontanamento del “volgo” dalla Bibbia, affermando che sola la sua mediazione, quindi la sua interpretazione, poteva colmare questa distanza. Si tratta di una pagina davvero vergognosa nella storia del cristianesimo.
Vorrei portare all’attenzione un episodio della Scrittura. Si tratta del ritrovamento del libro della legge avvenuto all’epoca del re Giosia.
Quando il re venne a conoscenza del libro, che fu ritrovato nel tempio in rovina, come reagì?
Leggiamo che “quando il re udì le parole del libro della legge, si stracciò le vesti” (2Re 22:11). Giosia si umiliò, consapevole che per decine di anni il Libro era stato dimenticato e disubbidito. Successivamente, Giosia potè leggere davanti a tutto il popolo “tutte le parole del libro del patto, che era stato trovato” (1Re 23:1-2).
Giosia prima si era umiliato per aver trascurato il Libro, come lo aveva trascurato il suo popolo, e solo dopo lo aveva letto davanti a tutti! Se non si rispetta questa successione, Dio non può essere onorato.
Ecco che cosa sarebbe auspicabile vedere da parte di chi ha allontanato la Bibbia dal popolo ed il popolo dalla Bibbia: l’umiliazione.
Ma… di questo non c’è traccia!
E perché trasmettere in televisione un evento del genere?
Forse si è voluto provare un modo nuovo di comunicare per stimolare le coscienze, dal momento che, come si sa, quasi in ogni casa degli italiani la Bibbia è presente su qualche libreria, però rimane chiusa a prendere polvere. Dopo le distribuzioni della Bibbia con le riviste, la si legge in televisione. Ma questo serve perché essa penetri nei cuori?
Che dire del coinvolgimento dei personaggi famosi? Forse in questo modo essi volevano affermare di credere alla Bibbia e di leggerla anche individualmente… in ogni caso la Bibbia non ha bisogno di testimonial pubblicitari!
Se si ha l’intenzione di praticare la Parola, e di diffonderla affinché venga praticata, non occorre metterla al centro di uno spettacolo.
La Parola di Dio deve piuttosto arrivare al cuore, e perché questo avvenga è essenziale l’ascolto.
In questa prospettiva, la scenografia, l’immagine, il nome famoso di chi legge, diventa probabilmente una distrazione, più che un aiuto per un ascolto attento, perché attira l’attenzione sulla confezione anziché sul contenuto.
3. Una lettura senza commento
Un motivo di riflessione, ancora, ce lo propone un altro atteggiamento dimostrato: quello di non aggiungere commenti alla lettura.
Ora, senza nulla togliere al testo biblico che è di per sé ispirato, quindi inerrante ed autorevole, vediamo dalla Scrittura stessa quanto sia importante la spiegazione di quello che è scritto, attraverso di doni che lo Spirito ha elargito ai figli di Dio e sempre in vista di applicare alla vita le cose che egli insegna.
• “Applicati, finché io venga, alla lettura, all’esortazione, all’insegnamento” (1Ti 4:13).
• “Essi leggevano nel libro della legge di Dio in modo comprensibile; ne davano il senso, per far capire al popolo quello che leggevano” (Ne 8:8).
• “Filippo accorse, udì che quell’uomo leggeva il profeta Isaia, e gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?» Quegli rispose: «E come potrei,se nessuno mi guida?» E invitò Filippo a salire e a sedersi accanto a lui. (…) Allora Filippo prese a parlare e, cominciando da questo passo della Scrittura, gli comunicò il lieto messaggio di Gesù”(At 8:30-31, 35).
Senza comprendere il senso delle cose scritte, la lettura offre la conoscenza di nozioni, ma niente di più. Solo se il popolo, come al tempo di Neemia, è messo in grado di capire quello che viene letto, può accogliere il messaggio del Libro e applicarlo alle vite con profitto.
È chiaro che in questa circostanza si sono evitati i commenti perché questi avrebbero diviso sia gli organizzatori sia i lettori. In questo modo però, la Parola è stata svuotata della sua autorità, in quanto si è pensato di poterla rendere senza un significato preciso, ma adattabile a tutto e a tutti.
Leggendo si acquisisce senza dubbio una certa conoscenza, ma non dimentichiamo che la conoscenza, da sola, non sarà mai la garanzia di una maggiore spiritualità; essa è invece certamente garanzia di maggior responsabilità.
Questo perché se si sa fare il bene, e non lo si compie, ci si ritrova in fallo (Gm 4:17).
Quindi se si ha l’intenzione di mettere in pratica la Parola, non la si legge soltanto, ma se ne ricerca il significato, proprio come fece l’eunuco etiope evangelizzato da Filippo.
Conclusione
Il titolo dato all’iniziativa, “La Bibbia giorno e notte” richiama alla nostra mente le parole indirizzate dal SIGNORE a Giosuè quando gli affidò il compito di guida del popolo d’Israele:
“Questo libro della legge non si allontani mai dalla tua bocca, ma meditalo giorno e notte; abbi cura di mettere in pratica tutto ciò che vi è scritto; poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai” (Gs 1:8).
Che cosa doveva fare Giosuè “giorno e notte”? Meditare il libro della legge! Non semplicemente leggerlo, ma meditarlo, quindi esaminarlo con attenzione, riflettere sulle sue parole e così assimilarle.
E poi doveva avere cura di mettere in pratica tutto ciò che vi era scritto! Questa è applicazione della Parola alla propria vita: si tratta di sottomettere la nostra condotta agli insegnamenti di Dio e di conseguenza modificare la nostra condotta in base a quei comandamenti.
Non basta leggere la Bibbia per una volta senza interruzioni tra giorno e notte: bisogna piuttosto attuarla “giorno e notte”, vale a dire sempre! Sia quando, nella nostra esistenza, stiamo vivendo il “giorno” dei periodi felici, sia quando viviamo la “notte” delle difficoltà.
Quanti sono disposti a leggere la Bibbia? La vicenda che abbiamo considerato ci permette di dire che ve ne sono alcuni, per lo meno lo hanno fatto per una volta. Ma quanti sono pronti ad ubbidire alla Bibbia?
A dei conoscitori delle Scritture come i farisei e gli scribi, Gesù dovette dire così:
“Ipocriti, ben profetizzò Isaia di voi quando disse: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me” (Mt 15:7-8).
Ascoltiamo ancora queste parole:
“Ma Dio dice all’empio: «Perché vai elencando le mie leggi e hai sempre sulle labbra il mio patto, tu che detesti la disciplina e ti getti dietro alle spalle le mie parole?»”(Sl 50:16-17).
La Scrittura lo aveva previsto: si può avere sulle labbra la parole di Dio ed essere al tempo stesso degli empi, i quali gettano quelle parole dietro le loro spalle. Un popolo che onora Dio con le labbra, ma con il cuore lontano da lui.
Perciò, mentre osserviamo con discernimento quello che accade intorno a noi, leggiamo la Bibbia, meditiamo la Bibbia giorno e notte e soprattutto, ubbidiamo alla Bibbia.