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Chi di noi non conosce la favola della bella fanciulla che è costretta a fare da serva dalla cattiva matrigna e dalle due sorellastre egoiste e crudeli?

 

Cenerentola deve vivere nella cenere, nella povertà e nel bisogno mentre suo padre è ricco; deve sopportare maltrattamenti e umiliazioni mentre lei è la legittima erede di tutte le ricchezze di suo padre. Davvero un destino crudele! Ma la favola non finisce qua (se no che favola sarebbe?). Cenerentola finisce per diventare la sposa felice di un bellissimo principe che la ama alla follia.

Bello, no? Adoro le storie con un lieto fine!

 

 

Un “Cenerentolo” nell’Antico Testamento

 

Nell’Antico Testamento troviamo una versione maschile della nostra Cenerentola, un Cenerentolo. La sua storia è narrata in 1Samuele 16:1-13.

Samuele, il grande profeta, viene mandato da Dio a Betlemme per ungere un nuovo re al posto di Saul. Dio indirizza Samuele alla casa di Isai che ha tanti figli maschi tra cui il futuro re d’Israele.

Isai è onoratissimo, fa preparare un grande pranzo in onore a Samuele e gli presenta tutti i suoi figli, uno ad uno. Tutti? Ah, quasi si dimentica del più piccolo, quello che ovviamente non conta nulla.

Infatti è fuori a badare le pecore della famiglia. Intanto Samuele guarda tutti quei bei giovanotti, alti e forti, e aspetta di sentire Dio dire: “È lui”. Ma non succede nulla. Nessuno di loro è il prescelto da Dio.

Allora Samuele insiste per vedere anche il pastorello quasi dimenticato e si rifiuta di cominciare a mangiare senza di lui. Il resto della storia conosciamo bene. Davide diventa re e regna sopra Israele per tanti anni. Dio farà molti prodigi attraverso lui e lo chiamerà “un uomo secondo il mio cuore”.

 

La favola di Cenerentola è stata inventata, la storia di Davide invece è realtà. Lui era il più piccolo dei suoi fratelli, doveva servire gli altri perché contava meno di tutti. Veniva dimenticato nelle occasioni importanti e non aveva voce in capitolo. Accanto ai suoi bei fratelli sfigurava e nessuno sano di mente avrebbe scelto lui come futuro re di un grande popolo.

 

Ma Dio non ragiona come gli uomini. Lui ha visto nel cuore di Davide cose che le persone intorno a lui non avevano viste, perché noi esseri umani non vediamo il cuore, guardiamo solo le apparenze.

Dio ha deciso che Davide doveva passare per il servizio prima di poter essere usato come re. Gli anni all’ombra dei suoi fratelli sono stati un buon apprendistato per il giovane Davide. Ha imparato a sottomettersi, a lavorare duramente nascosto alla vista e all’approvazione altrui, a non lamentarsi delle avversità e difficoltà ed essere contento dello stato in cui si trovava. Tutti gli anni “nella cenere” sono stati un’ottima preparazione per il suo compito da regnante.

 

 

Una lezione preziosa

 

Dio non fa mai nulla a caso. Infatti la storia di Davide non è successa solo per regalarci qualche minuto di piacevole lettura e basta, ma per insegnarci una verità preziosa.

Il concetto della “cenere” prima e della “gloria” poi non è estraneo ai figli di Dio.

 

Dio è nostro Padre, se abbiamo deciso che la nostra vita appartiene a lui e che possiamo avere finalmente pace con lui attraverso la morte e la risurrezione di Gesù Cristo.

Siamo figli di Dio, abbiamo un’eredità enorme perché il nostro Padre è immensamente ricco. Eppure… siamo stati chiamati ad essere servi su questa terra! Illogico?

Per la mente umana sì, ma non per Dio.

Lui sa cosa è giusto per i suoi figli.

Lui conosce bene la durata e la durezza giusta dell’apprendistato per ognuno dei suoi preziosi figli.

Lui sa come deve essere il periodo di preparazione per coloro che regneranno con lui per tutta l’eternità.

E la parola chiave del nostro essere qui sulla terra in qualità di figli del Re è: “SERVIZIO”.

 

“Chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore; e chiunque, tra di voi, vorrà vorrà essere primo sarà servo di tutti. Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti” (Mr 10:43-45).

 

In un mondo incentrato sull’egoismo e sull’importanza del proprio “IO”, l’idea di essere un servo non è allettante.

La società afferma che chi dà ordini e si fa rispettare è importante e felice mentre, Gesù ha insegnato che la vera grandezza sta nel servire.

Gesù non solo ha insegnato questo concetto, lo ha anche vissuto fino in fondo!

Lui ha servito fino alla morte.

Lui è il nostro esempio.

Non seguiamo una legge teorica, un’idea astratta ma un Esempio vivo e reale!

 

Servire non è una caratteristica innata nell’uomo. Neanche le persone molto vicine a Gesù avevano capito che la vera grandezza stava nel servire. Infatti discutevano su chi era più importante e grande tra di loro e l’opinione di chi doveva prevalere sugli altri.

Esattamente le stesse discussioni che possiamo ancora oggi sentire purtroppo anche all’interno delle nostre chiese.

La natura dell’uomo non è migliorata un granché in questi duemila anni passati!

 

Forse però in passato l’essere servo era più normale di adesso. C’erano servi ovunque.

Tutti i ricchi avevano persone che dovevano stare agli ordini loro e annullare i propri interessi per piacere ai loro padroni.

Oggi nessuno si chiama più servo.

Sarebbe una grave offesa chiamare “serva” la collaboratrice domestica!

Ma la Parola di Dio non è cambiata.

L’ordine di servire è rimasto lo stesso anche oggi e noi facciamo molto bene a capire e fare la volontà del nostro Padre celeste anche se ciò va contro la nostra natura e il nostro proprio interesse!

 

 

Chi è e cosa fa un vero servo?

 

Un vero servo è tale nell’anima. Non serve solo quando gli fa comodo, ma sempre e con un impegno ed una dedizione totale.

 

Un vero servo è disponibile sempre, senza badare ai suoi piani personali.

 

Un vero servo non sceglie se fare un certo servizio oppure no. Ubbidisce, lo fa e basta.

 

Un vero servo trova gioia nel servire sapendo di fare la cosa giusta e di piacere così al suo padrone.

 

Un vero servo cerca le occasioni per poter servire, non si nasconde e non spera di passare inosservato per far lavorare qualcun altro.

 

Un vero servo fa ciò che può, con ciò che ha, ovunque è.

 

Un vero servo non si preoccupa di non essere abbastanza bravo o abbastanza preparato per servire. Sa che è servendo che si impara!

 

Un vero servo non perde tempo analizzando e classificando i vari servizi in ordine di importanza. Non reputa nessun servizio al di sotto della sua dignità.

 

Un vero servo non ha bisogno di spettatori. Non serve per gli applausi e non si sente solo appagato quando gli altri lo lodano.

 

Un vero servo non cerca di attirare l’attenzione su di sé, ma promuove sempre la figura del suo padrone.

 

Un vero servo pensa più agli altri che a sé stesso.

 

Un vero servo fa il proprio lavoro e non perde tempo con paragoni e critiche verso gli altri servi.

 

Un vero servo non si preoccupa delle critiche degli altri. L’unica cosa che gli interessa è l’opinione del padrone.

 

Gesù Cristo, il nostro Signore e Salvatore è “IL VERO SERVO”. Mai saremo perfetti come lui nel servizio qui sulla terra.

Ma possiamo e dobbiamo imitare il suo esempio potendo contare sulla sua potenza, sulla sua presenza e sulla sua intercessione davanti al Padre suo e nostro.

 

Ora siamo servi, secondo la volontà di Dio, ma un giorno saremo regnanti insieme a lui!

Questo è il nostro periodo di preparazione per un grande compito che avremo in futuro. Possiamo guardare avanti con gioia e considerare ogni opera che svolgiamo qui sulla terra come un’opportunità, non come un obbligo! Noi lavoriamo per Dio, alle sue dipendenze e sotto la sua autorità. Uao!! Che grande privilegio!!

 

Usiamo bene il tempo che abbiamo e sforziamoci di essere fedeli in queste piccole cose che Dio ci affida oggi, così domani ci verranno affidate grandi cose.

Vita da Cenerentola? Non dimentichiamo: un futuro luminoso, accanto al nostro Re, ci aspetta!!!