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Nel raccontarci i primi passi del ministerio pubblico di Gesù, Luca ci informa della grande popolarità ottenuta da Gesù, ma anche del suo bisogno di far fronte alle tante necessità poste dalla gente (Lu 5:15). Sono due in particolare le informazioni che Luca ci trasmette:

1. “Moltissima gente si radunava per udirlo ed essere guarita dalle sue infermità”: la scelta delle persone di accorrere da lui e di radunarsi intorno a lui permetteva a Gesù di realizzare due degli scopi della sua venuta: rispondere al bisogno degli uomini di ricevere conoscenza, ascoltando le sue parole, e al loro desiderio di essere guariti. Di conseguenza, questo era un momento in cui gli era richiesto di stare ancora di più in mezzo alla gente per organizzare insegnamento e per donare guarigioni.

2. “La fama di lui si spandeva sempre più”: era anche un momento di indubbio successo. Gesù avrebbe potuto far leva su questa crescente popolarità per essere ascoltato e per fare discepoli.

Ma rimaniamo sorpresi nel leggere la terza informazione che Luca ci dà (Lu 5.16). Infatti scopriamo che in questo momento, in cui avrebbe potuto o dovuto organizzarsi per rendere più efficace il suo ministerio e per rispondere meglio alla domanda della folla di ascoltare i suoi insegnamenti e di vederlo operare miracoli, Gesù non va incontro alla folla, ma…

“Si ritirava nei luoghi deserti e pregava”. Questa informazione è preceduta da un “ma” che crea contrasto con quanto Luca aveva comunicato in precedenza. Gli uomini lo cercavano, avevano bisogno di lui, “ma” lui invece di farsi trovare, si allontanava, “si ritirava… e pregava”. Al bagno di folla preferisce “i luoghi deserti”, alla relazione con gli uomini, preferisce l’intima relazione con il Padre!

Gesù non è venuto per essere acclamato, osannato, per diventare celebre, non è il guru di una nuova religione che cerca a tutti costi il successo e si crogiola tutto soddisfatto nel momento in cui vede di averlo ottenuto. Gesù è venuto per compiere la missione affidatagli dal Padre ed ha bisogno per realizzare l’obiettivo di riconferme e di sostegno nella comunione con lui.

È nel suo ritirarsi dall’uomo che viene incontro all’uomo; è “nei luoghi deserti” che trova la forza per stare in mezzo alle folle; è dalla comunicazione con il Padre che nasce la sua comunicazione con l’uomo! Nella nostra vita l’essenziale non è costituito da quello che facciamo, ma da quello che siamo: ciò che deve essere prioritario, sopra ogni altra cosa, è il nostro essere figli di Dio, attaccati al Padre, che ricercano l’incontro-colloquio intimo con il Padre nella preghiera, perché sanno di aver bisogno di lui (delle sue indicazioni, della sua forza, del suo incoraggiamento, delle sue consolazioni, delle sue riprensioni…). Guardiamoci dall’attivismo frenetico che ci fa perdere di vista quello che siamo: è infatti vivendo quello che siamo che avrà valore quello che facciamo! Quando gli impegni mi schiacciano, quando tutto sempre urgente, non devo dimenticare che potrò essere usato per venire incontro ai bisogni degli altri soltanto se avrò prima soddisfatto il MIO bisogno. Per questo devo imparare a fermarmi, a trascorrere del tempo con il mio Padre celeste, ad approfondire la mia relazione con lui, non soltanto per ricevere nuove forze, nuove motivazioni, nuove convinzioni ma anche, e soprattutto, per imparare a discernere ciò che è davvero importante ed urgente. Non devo mai dimenticare che l’efficacia della mia relazione con gli uomini nasce dall’efficacia della mia relazione con Dio. “Bada a te stesso” scrisse Paolo a Timoteo (1Ti 4:16): dobbiamo aver cura di quello che siamo per poter agire, per poter fare, per poter essere utili agli altri. Il mio servizio ed il mio amore per gli altri devono essere sempre la conseguenza della mia scelta di servire ed amare Dio. Più aumentavano gli impegni più aumentava il bisogno di raccoglimento e di preghiera da parte di Gesù. Anche noi, seguendo l’esempio di Gesù,dobbiamo imparare ad intensificare i nostri momenti di raccoglimento e di preghiera per essere più efficaci nel nostro servizio e nella nostra testimonianza, per essere più utili ai nostri fratelli e al nostro prossimo. Anche noi potremo essere in benedizione per la folla soltanto se avremo imparato a frequentareprima “i luoghi deserti”.