Stavo ricordando in questi giorni, con un forte senso di nostalgia, gli incontri fraterni che fino a pochi decenni fa si svolgevano nella zona dove vivo fin dalla nascita. Erano date che scandivano il tempo della mia famiglia e della mia piccola chiesa e che, al loro avvicinarsi, provocavano una gioiosa ed intensa aspettativa: nei giorni di “pasqua” a Firenze, il 25 aprile ad Arezzo, il 1° maggio a Perugia, il 2 giugno ad Anghiari, il 29 giugno al valico di Bocca Trabaria, la seconda domenica di luglio a Carpegna e poi Gabicce e poi il 4 novembre nella (per me) più lontana Bologna… Erano occasioni di incontro frequenti e davvero preziose. Permettevano infatti di allargare le relazioni fraterne al di là della propria chiesa locale, di incoraggiare i nuovi convertiti e le persone aperte all’Evangelo offrendo loro una visione allargata della presenza cristiana evangelica, di favorire la conoscenza e l’incontro fra i giovani soprattutto fra quelli più isolati, di unire le forze per speciali occasioni di testimonianza ed annunzio dell’Evangelo…
Molti fratelli e sorelle partecipavano con entusiasmo, affrontavano i sacrifici e i disagi del viaggio (ricordo un epico ritorno con la vespa del babbo sullo sterrato di Bocca Trabaria sotto un interminabile temporale estivo!), consumavano insieme il cibo come i credenti della prima chiesa di Gerusalemme, “con gioia e con semplicità di cuore” (At 2:46). Si tornava a casa sempre rallegrati ed edificati: per la Parola di Dio ascoltata e per la comunione rinnovata con fratelli e sorelle di altre località. Ogni agape era un’importante occasione di crescita. Al termine di ciascuna si attendeva con ansia la successiva.
Oggi questi incontri non ci sono più, da tempo! I mezzi e le strade per viaggiare sono più comodi, è più pratica l’attrezzatura a disposizione per trasportare cibi e quant’altro: tutte le condizioni sono favorevoli al moltiplicarsi di queste occasioni di incontro. Invece siamo al loro quasi totale azzeramento. Dobbiamo allora riconoscere che sono sorte anche condizioni sfavorevoli, che non sono intorno a noi, ma dentro di noi. Abbiamo evidentemente altre priorità, preferiamo impiegare diversamente il tempo libero. “I cortili del Signore” sono frequentati per quel minimo che ognuno di noi ritiene indispensabile. La nostra “anima” non “langue” più e non “vien meno” per il desiderio di frequentarli. Si preferiscono “i mille giorni altrove” rispetto al “giorno” trascorso nei suoi cortili che, pure, “vale più”. Vivere “insieme” ai fratelli non è più “buono” e “piacevole”. “La benedizione” che il Signore riserva alla comunione fraterna non è più desiderata e ricercata.
A settembre si svolgeranno, a Dio piacendo, al nord, al centro ed al sud della penisola le agapi denominate “Fratelli d’Italia” che, nell’intento degli organizzatori, si propongono il lodevole obiettivo di “esprimere al Signore la riconoscenza per la fedeltà che egli ha mostrato nei confronti delle nostre chiese” nei 150 anni trascorsi dall’unità del nostro Paese. Il modo migliore per esprimere a Dio la nostra riconoscenza sarà però quello di ritornare a desiderare intensamente “i suoi cortili”, a ricercare gioiosamente la comunione fraterna nella chiesa e fra le chiese. Non dobbiamo essere “fratelli” soltanto “d’Italia” e in Italia, ma dobbiamo tornare ad esserlo concretamente nella zona dove viviamo, “in Gerusalemme e in Giudea”.
Ricordiamo che è attraverso la comunione fraterna, ricercata e vissuta come testimonianza del nostro “amarci gli uni gli altri”, che Dio si rende visibile in mezzo agli uomini (1Gv 4:12) e che gli altri conosceranno che siamo davvero “discepoli” di Gesù (Gv 13:35)!