Gli uomini sono sempre più attratti dal fascino del passato. Cartoni animati, films spesso demenziali, romanzi propongono con sempre maggiore frequenza storie che prevedono il ritorno al passato dei protagonisti attraverso una improponibile “macchina del tempo”. C’è chi vorrebbe rivivere al tempo dei dinosauri, chi ai tempi dell’antica Grecia, chi a quelli dell’Impero romano, del Medio Evo o del Rinascimento, chi vorrebbe accompagnare Colombo alla scoperta delle Indie, ecc… Nell’anno che si sta concludendo e che sarà ricordato per le celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’italia, molti avrebbero forse voluto tornare al passato per stringere la mano a Garibaldi o per parlare con Mazzini o per veder sfilare sul suo cavallo bianco re Vittorio Emanuele II. Oppure, fra noi fratelli, per conoscere il conte Piero Guicciardini, per ascoltare, cantati direttamente dall’autore, gli splendidi inni di Teodorico Pietrocola Rossetti o per seguire una appassionata predicazione del Vangelo da parte di Bonaventura Mazzarella. Per non parlare poi del desiderio di poter traslocare nel tempo in Palestina ai tempi di Gesù…
Qualche mattina fa a colazione anche mio figlio mi ha chiesto: “Babbo, è possibile fare un viaggio nel passato?”. Evidentemente era stato condizionato a scuola dal mondo dei dinosauri, sempre affascinante per i bambini della sua età, o dall’aver orecchiato qualche discorso sulla fantasiosa possibilità, intravista da alcuni sedicenti scienziati, secondo i quali attraverso i famosi neutrini, più veloci della luce, sarebbe possibile superare anche la barriera del tempo.
In molti casi sarebbe sicuramente utile per molti di noi poter tornare al passato per provare a modificarlo e a correggerlo in base a ciò che stiamo vivendo nel presente. Ad esempio, potendo tornare al passato, chissà se Berlusconi bacerebbe ancora con ostentata devozione la mano a Gheddafi? O chissà se i governi europei e americani, in primis quelli italiani, sarebbero ancora così dilapidatori e spendaccioni provocando di nuovo la disastrosa crisi economica che ci attanaglia? A dire il vero, ciascuno di noi (io per primo!) avrebbe sicuramente degli errori da correggere, delle scelte da cambiare. Il fascino del passato è spesso provocato proprio dal desiderio di rendere migliore il presente. Ma non è possibile! A preoccuparci e a richiere il nostro impegno non devono essere i bilanci consuntivi, non più modificabili, quanto piuttosto i bilanci di previsione.
Cosa prevediamo allora nella nostra vita, per “l’esercizio relativo all’anno 2012”? Cosa ci aspettiamo dal nuovo anno? Quali sono gli obbiettivi, quale la méta verso cui ci muoviamo?
La testimonianza personale scritta da Paolo ai cristiani di Filippi (Fl 3:13-14) ci ricorda che i discepoli di Cristo non subiscono più il fascino del passato, anzi dimenticano “le cose che stanno dietro”. I discepoli di Cristo sono affascinati dal futuro, si protendono verso “le cose che stanno davanti” e verso quelle non camminano ma… corrono! Cioè guardano al loro futuro con un’intensità di pensieri, di desideri e di emozioni che coinvolgono la loro intera persona e che trasformano il loro cammino in una corsa. Quanto sarebbe diverso il nostro presente se davvero subissimo ogni giorno il fascino del futuro che Dio, in Cristo, ha già preparato per noi! Come cristiani non dobbiamo essere preoccupati per il futuro, ma, piuttosto, totalmente affascinati dal futuro che ci attende: affascinati dall’apparizione di Cristo, affascinati dall’essere rapiti alla sua presenza, affascinati dalla “celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù”, affascinati dalla certezza che “saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è”!