Se qualcuno ci domandasse se la nostra chiesa locale è una chiesa “apostolica”, risponderemmo negativamente o affermativamente? Forse, pensando al fatto che si tratta di uno degli aggettivi con cui la “chiesa di Roma” e altri movimenti “cristiani” caratterizzano sé stessi, saremmo tentati di rispondere “no” in modo secco e senza equivoci. Ma si tratterebbe di una risposta affrettata, scaturita più da un desiderio di distinzione che da una riflessione oggettiva. Prima di poter rispondere a una domanda del genere, dovremmo chiederci infatti: quando è che una chiesa è “apostolica”? È la risposta a questa seconda domanda che potrà donarci il discernimento per rispondere correttamente alla prima.
Nel libro degli Atti (2:42) leggiamo che i circa tremila convertiti a Cristo il giorno della Pentecoste “erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli”.
Gli apostoli sono gli uomini ai quali Gesù aveva promesso, mentre erano con lui a consumare l’ultima cena, che, per mezzo dello Spirito Santo, sarebbero stati in grado di ricordare tutto quello che egli aveva detto (“…lo Spirito Santo…vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto”, Gv 14:27; vedi anche Gv 16:12-15).
L’insegnamento rivolto ai primi cristiani consisteva quindi nell’insieme degli insegnamenti ricevuti da Gesù e ricordati e selezionati per loro (e per noi) dallo Spirito Santo. Quindi il loro insegnamento era frutto della guida dello Spirito Santo e non di vedute particolari (2P 2:21).
È bene ricordare che, se l’insegnamento degli apostoli consisteva nell’insieme degli insegnamenti di Cristo, questi insegnamenti erano basati sulla legge, sui profeti e sui Salmi. Infatti Gesù, dopo la sua risurrezione, sia con i due discepoli sulla via di Emmaus (Lu 24:25-27) che con gli undici incontrati successivamente (Luca 24:44-47), utilizzò “tutte le Scritture” per parlare di sé stesso e per rivelare che la sua persona e la sua opera erano in piena armonia con il progetto divino di salvezza (“Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò…?”). Di quei due studi biblici, certamente meravigliosi ed unici, noi non conosciamo il testo, ma sappiamo che lo Spirito Santo li ricordò certamente agli apostoli e ai profeti nel redarre le Scritture del Nuovo Testamento e nell’armonizzarne i contenuti con quelle dell’Antico Testamento.
Ascoltare il loro insegnamento, che costituiva il fondamento dottrinale della Chiesa (Ef 2:20), rimanendo Cristo l’inamovibile e insostituibile “pietra angolare”, significava quindi ascoltare l’insieme delle Scritture del Nuovo e dell’Antico Testamento.
Purtroppo, nel corso della storia del cristianesimo, si è sostituito gradualmente l’insegnamento degli apostoli, esclusivamente basato sulle Scritture, con le persone, finendo con l’affermare una continuità ed una successione apostolica, riferentesi agli uomini e non più al loro insegnamento. Ma, da quanto ci consentono di comprendere sia le testimonianze del libro degli Atti che gli insegnamenti degli stessi apostoli nelle loro lettere,la Chiesa è “apostolica” non perché fondata sugli apostoli, sugli uomini, ma piuttosto perché fondata sull’insegnamento degli apostoli, che altro non è che l’insieme degli insegnamenti e dei fatti relativi alla vita di Gesù stesso, a loro ricordati dallo Spirito Santo. In questa prospettiva non soltanto possiamo rispondere affermativamente alla domanda di partenza, ma dobbiamo far sì che la nostra chiesa sia autenticamente “apostolica”.