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Esperienze difficili

 

Mi chiamo Roberto e sono nato in una famiglia che mi ha trasmesso un’educazione cattolica. Ho avuto un’infanzia normale, con giochi, momenti felici, amici, parenti… un po’ come tutti gli altri.

Non sono però mancati problemi e momenti difficili come per esempio l’anno in cui i nonni si sono ammalati e poi sono morti.

Mia mamma si è sempre occupata di loro con grandi sacrifici, nonostante anni prima avesse subito un grave infortunio domestico correndo il rischio di morire ustionata e nonostante lavorasse in fabbrica.

Anni dopo, il mio babbo ha avuto un grave infortunio sul lavoro. A causa di un doppio trauma cranico ha rischiato di morire quando ancora sia io che mio fratello Fabio eravamo davvero piccoli.

 

Ora come ora, riconosco perfettamente che la mano di Dio era sopra la mia famiglia e anche se noi non lo riconoscevamo, egli ci ha protetti e ci ha benedetti, non permettendo che io rimanessi orfano…

 

 

Relazioni costruttive

 

Gli anni sono trascorsi normalmente. Amavo trascorrere del tempo con gli amici e soprattutto con il mio babbo che mi portava con lui a caccia e mi insegnava già da piccolo come fare alcuni lavoretti per la casa.

Ero davvero felice di avere la possibilità di passare le mie giornate con lui ed ero felice di avere un babbo disposto ad insegnarmi così tante cose. Ancora oggi lo ringrazio per questo.

 

Nel mio gruppo di amici, ho sempre notato come uno di loro fosse diverso dagli altri. Questo mio amico, che lo è tutt’ora, si chiama Davide Banelli. Ho sempre riconosciuto in lui una diversità che però era molto piacevole.

Davide non diceva parolacce e non mi faceva dei torti. Era davvero un bell’esempio per me. Con lui ho frequentato tutti i miei anni di scuola, ma non ero interessato a conoscere più in profondità il motivo della sua differenza.

Diciamo che mi accontentavo di osservarlo da lontano, senza fare troppe domande.

 

Nellestate del 2006, ho conosciuto Noemi, la cugina diDavide. Il motivo per cui si intensificarono i nostri rapporti fu il bisogno che avevo di informazioni riguardo una sua compagna di scuola che mi piaceva.

 

Che strana coincidenza: notai quasi subito che anche Noemi era una diversa; era come Davide. Questa cosa mi incuriosiva sempre di più.

Fin dai primi incontri, lei non si stancava mai di parlarmi del suo Dio e della sua vita da credente in Cristo.

Questa cosa non la capivo.

l Dio era lo stesso mio e non capivo perché lei mi definisse “non credente”, visto che anche io credevo alla storia di Gesù sulla croce, a Maria, alla nascita nella mangiatoia e alla stella cometa!!!

 

 

Verità difficile da accettare

 

Ma secondo Noemi questo non bastava. Dovevo conoscere il Signore personalmente e dovevo donargli la mia vita.

Ma cosa significavano questi discorsi strani?

 

Col tempo iniziai a capirli… ma era davvero difficile immaginare che con una semplice richiesta di perdono, Gesù avrebbe purificato la mia vita dai peccati senza chiedermi nessuna penitenza o nessun sacrificio in cambio.

 

Dovevo solo abbassare il mio IO, cioè la mia persona e innalzare quella di Gesù, lasciando che il Signore diventasse il Sovrano della mia vita. E tutto questo non sarebbe stato un percorso doloroso o una sofferenza, ma sarebbe stata la gioia più grande che un uomo potesse provare.

 

Per il mio compleanno, nel gennaio del 2007, Noemi mi regalò una Bibbia. Ero abbastanza impressionato all’idea di dover leggere tutte quelle pagine, ma rimasi colpito dalla dedica sulla prima pagina.

C’era scritto:

“Poiché Dio ha tanto amato Roberto che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché se Roberto crederà in lui, non morirà ma avrà vita eterna”!

Questo era il perfetto riassunto di tutta l’opera che Gesù aveva fatto per me e che adesso mi chiedeva di accettare proprio come si accetta un regalo.

 

Egli era venuto sulla Terra in forma di servo, per morire sulla croce al mio posto e per lavare tutti i miei peccati.

Gesù mentre moriva pensava a me e pensava a tutti noi!

 

Questo pensiero mi emoziona ancora tanto!

Se io gli avessi dato la possibilità di entrare nel mio cuore, lui mi avrebbe donato la vita eterna!

E così andarono le cose.

 

 

Una scelta, un obbiettivo, un desiderio

 

Quella stessa sera, Noemi mi salutò dicendomi la solita frase che ormai mi ripeteva da mesi: “Se il Signore tornasse stanotte, ti prenderebbe con sé nel cielo, o ti lascerebbe qui?”.

 

Sì, io volevo andare con lui.

Mi inginocchiai sul pavimento, vicino al mio letto e, piangendo, chiesi a Dio:

“Signore, ti chiedo perdono per tutto quello che ho fatto contro di te, ti chiedo di lavare tutti i miei peccati, di rendere il mio cuore bianco e puro e di prendere la mia vita. Fai di me ciò che vuoi e sia fatta sempre la tua volontà! Grazie Signore!”

 

Da quell’istante i miei occhi si aprirono e videro cose belle e non viste prima.

Ero salvato e avevo assicurato un posto nel Cielo per me, perché questa è la promessa che Gesù ha fatto a chi crede, infatti dice:

“…affinché chiunque crede in lui non perisca ma abbia vita eterna”.

Per la mia scelta io ero diventato finalmente quel “chiunque”!

 

Oggi il mio obiettivo è testimoniare a tutti ciò che è avvenuto nella mia vita.

Oggi il mio desiderio è quello di vedere anche le persone a me più care convertirsi al Signore e non smetterò mai di pregare per loro.

 

A lui sia la Gloria, sempre!