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Domande legittime

 

Perché Dio permette le sofferenze?

È una domanda che si pongono in tanti.

Perché Dio, se esiste, permette le guerre, le carestie, la fame, le epidemie?

Perché, se è bontà, amore, misericordia non interviene per impedire le tragedie che ogni giorno colpiscono gli uomini in ogni angolo della terra?

Sono domande legittime.

 

La Bibbia afferma:

 

Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio affinché chiunque crede in lui non perisca ma abbia vita eterna” (Gv 13:16).

Se Dio è onnipotente e ama le sue creature, perché non interviene e non pone fine a tutte le sofferenze?

Non gliene importa niente o ha perso il controllo della situazione?

 

Circa 2700 anni fa, il profeta Abacuc, uno dei profeti minori, che visse sotto il regno di Gioachim e sotto quello di Giosia, rivolse a Dio la stessa domanda:

 

Fino a quando griderò, o Signore, senza che tu mi dia ascolto? Io grido a te: «Violenza» e tu non salvi.Perché mi fai vedere l’iniquità e tolleri lo spettacolo della perversità? Mi stanno davanti rapina e violenza; ci sono liti e nasce la discordia. Perciò la legge è senza forza e il diritto non si fa strada; perché l’empio raggira il giusto e il diritto ne esce pervertito” (Ab 1:1-4).

 

La risposta però non fu gradita al profeta; non piacerebbe nemmeno a noi.

Dio infatti annunciò terribili castighi contro il suo popolo infedele. Ben presto avrebbe inviato i crudeli Caldei per far giustizia (1:5-11).

Il profeta allora azzardò un’altra domanda o meglio fece un’altra lamentela, un’altra protesta.

Anche se Giuda è colpevole, come può Dio per punirlo servirsi di un popolo così empio e idolatra a cui Giuda non ha fatto nulla di male? Il suo popolo si era fuorviato – è vero – ma i Caldei erano ancor peggiori…

 

“Tu, che hai gli occhi troppo puri per sopportare la vista del male e che non puoi tollerare lo spettacolo dell’iniquità, perché guardi i perfidi e taci quando il malvagio divora l’uomo che è più giusto di lui? (Ab 1:13).

 

Questo modo, apparentemente presuntuoso e ardito di intrattenere un dialogo con Dio e di porgli domande, quasi a volerle mettere con le spalle al muro, non è nuovo nella Bibbia (Es 32:7-14; Gb 7:20-21). Ma in realtà a là proprio a dimostrarci la pazienza e l’amore di Dio verso la sua creatura.

 

 

La risposta di Dio

 

Abacuc si rese conto che, per poter continuare a servire l’Eterno con devozione, doveva conoscere meglio il mondo in cui egli operava.

Aveva Dio un piano concreto per mettere fine al peccato e alle sofferenze?

Profondamente turbato il profeta aspettò che Dio lo aiutasse a comprendere (Ab 2:1) e fu invitato a mettere per iscritto la sua risposta.

 

“Scrivi la visione, incidila su tavole, perché si possa leggere con facilità” (Ab 2:5-15).

 

Questa richiesta gli fu rivolta, affinché in futuro altri potessero a loro volta comprendere e farne tesoro. Dio era ben consapevole della crudeltà dei Caldei. Vedeva le loro pratiche idolatre, la loro avidità, la loro spietatezza (Ab 2:5-15), peccati per i quali sarebbero stati puniti severamente: infatti di lì a poco il loro Impero sarebbe finito miseramente (Ab 2:16-17). Essi non erano altro che lo strumento usato da Dio per punire il suo popolo infedele:

 

“Poiché il Signore corregge quelli che ama e punisce tutti coloro che riconosce come figli” (Eb 12:6; Pr 3:12).

 

L’amore paterno di Dio è evidente nelle correzioni e nei castighi che infligge ai suoi figli per riportarli sulla retta via, per farli partecipi della sua santità (2P 1:4).

Gli uomini saranno giustificati unicamente per la fiducia personale nell’amorosa fedeltà di Dio e vivranno.

“Il giusto (giustificato) per la sua fede vivrà” (Ab 2:4) Questo principio biblico verrà ripreso dall’apostolo Paolo (Ro 1:17; Ga 3:11).

 

 

Il piano di Dio

 

Dio ha un piano ben preciso per mettere fine alle sofferenze umane e lo porterà a termine (Ap 21:3-4). È un piano che Abacuc e noi oggi generalmente vediamo in una prospettiva troppo ristretta.

Il profeta voleva che il suo piccolo mondo fosse raddrizzato subito e che il suo popolo fosse indotto a pentirsi immediatamente.

Il suo era un approccio sincero, ma egoistico.

“Fino a quando dovrò gridare?”

Non è forse questo anche il nostro atteggiamento? Non diciamo anche noi:

“Per favore, Dio, sistema il mondo in modo che possiamo avere un po’ di serenità, di pace!” Anche il Signore vuole un mondo così e al momento stabilito darà al mondo intero la vera pace. Ma fin d’ora egli dice a coloro che lo amano:

“Io vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà” (Gv 14:27).

 

La pace del Signore è una pace vera, spirituale ed eterna, diversa da quella instabile e falsa del mondo. Nonostante i dubbi di molti, egli manterrà la promessa di una pace mondiale duratura. Apparentemente sembra ritardarne l’adempimento, ma i cristiani devono ricordarsi che

“…mille anni sono ai suoi occhi come il giorno di ieri che è passato” (Sl 90:4) e che essendo misericordioso e longanime “non ritarda l’adempimento della sua promessa come pretendono alcuni; ma è paziente verso di voi non volendo che qualcuno perisca ma che tutti giungano a ravvedimento” (2P 3:9).

 

Non è che Dio non possa intervenire o non ne abbia il potere.

Al contrario!

Egli interviene spesso per aiutare e proteggere coloro che scelgono liberamente di vivere la propria vita nel modo da lui indicato. Ma nel suo complesso il mondo (è triste constatarlo) è separato da Dio e rifiuta i suoi precetti e insegnamenti.

Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, cioè con la capacità di pensare, progettare, ragionare, creare e soprattutto con l’importante capacità e libertà di decidere da sé.

Dio non costrinse i nostri progenitori Adamo ed Eva a fare la scelta giusta né costringe a farlo il resto dell’umanità.

E nemmeno oggi ci costringe a rivolgerci a lui perché ci guidi, ci aiuti, ci protegga. Avendo scelto di vivere contrariamente alla legge divina, cioè rubando, mentendo, frodando, invidiando, approfittando degli altri, malignando, ubbidendo agli impulsi egoistici e competitivi, la maggior parte dell’umanità ha subìto le conseguenze del suo modo di vivere.

C’è da stupirsi dunque che nel mondo ci siano infelicità, dolore e tanti problemi penosi?

 

 

Promesse e minacce ovvero scelta tra la vita e la morte

 

Dio lasciò l’antico Israele libero di scegliere il proprio modo di vivere.

 

“Io prendo oggi a testimonio contro di te il cielo e la terra, che io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva, tu e la tua discendenza, amando il Signore, il tuo Dio, ubbidendo alla sua voce e tenendoti stretto a lui poiché egli è la tua vita e colui che prolunga i tuoi giorni” (De 30:19-20).

 

Anche noi oggi abbiamo davanti la stessa scelta.

Così come a Israele, anche a noi oggi Dio ordina di scegliere il modo di vivere basato sull’ubbidienza alla sua Parola, il solo modo di vivere che assicura le benedizioni e la vita.

Quindi le sofferenze, l’infelicità e le frustrazioni che vediamo nel mondo non sono colpa di Dio. Sono colpa del modo di vivere scelto dall’uomo: la ribellione a Dio. Siamo stati noi creature umane, ad attirarci tutti questi mali. Sebbene desideri le benedizioni e la protezione del Creatore, l’uomo non ne tollera l’autorità e il rimproveroe generalmente lo invoca soltanto quando soffre, quando è in difficoltà.

Dobbiamo imparare a camminare con Dio prima che arrivino le avversità e le tribolazioni e continuare a farlo anche dopo che le abbiamo superate.

 

A una signora intervistata dopo la sciagura delle due torri è stato chiesto:

“Come ha potuto Dio permettere tutto questo?

La risposta è stata:

“Io credo che Dio sia profondamente rattristato da questa tragedia così come lo siamo noi, ma per anni gli abbiamo detto di andarsene dalle nostre case, dalle nostre scuole, dai nostri governi, dalle nostre vite. Essendo lui quel gentiluomo che è, si è fatto da parte, ma continua ad amarci nonostante tutto!”

 

Come possiamo pensare che Dio ci protegga se gli chiediamo continuamente di andarsene? Prima di accusarlo, ascoltiamo quello che ha da dirci in proposito.

La sua Parola ci dice che la causa di tutto il male dell’umanità è il peccato, l’allontanamento della creatura dal suo creatore, unica fonte di bene e di pace (Ro 1:21-25; Ef 4:19).

Domandiamoci ancora:

L’inquinamento dell’atmosfera, dei mari, dei laghi, dei fiumi, causa di molte malattie è colpa di Dio? È colpa sua se un aereo cade quando le compagnie tirano a risparmiare sulla manutenzione? È colpa sua se qualcuno viene ucciso sulle strisce pedonali da un automobilista ubriaco?

 

Purtroppo tutti questi mali colpiscono l’intera comunità; nemmeno coloro che temono Dio e cercano di piacergli ne sono esonerati: nessuno può sfuggire alle conseguenze del peccato, ma per la grazia del nostro Signore e Salvatore Gesù noi possiamo superare tutte le difficoltà e vincere le tentazioni che provengono dal mondo.

 

“Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo” (Gv 16:33).

Nonostante lo sfacelo della sua società, Abacuc si rendeva conto che dietro le quinte Dio era all’opera per realizzare i suoi piani e che le sofferenze insegnano lezioni che non si possono imparare in altro modo.

“Infatti il fico non fiorirà, non ci sarà più il frutto delle vigne; il prodotto dell’ulivo verrà meno e i campi non daranno più cibo, le greggi verranno a mancare negli ovili e non ci saranno più buoi nelle stalle; ma io mi rallegrerò nel Signore, esulterò nel Dio della mia salvezza (Ab 3:17-18).

 

La speranza della gloria futura aiuta i credenti a sopportare pazientemente le prove, le afflizioni, le tribolazioni della vita presente sapendo che lo scopo della vita terrena è vagliare quello che è veramente genuino nella nostra fede (1P 1:6-7). Gesù è il nostro Maestro anche in questo (“Benché fosse figlio, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì”, Eb 5:8).

 

Certo la sofferenza e la prova non sono carezze divine, come assicura chi non le ha mai sperimentate sulla propria pelle; ma è confortante sapere che il Signore rimane al nostro fianco in ogni momento della vita, affinché sia dalle situazioni liete come da quelle tristi possiamo riuscire vincitori e non vinti.

Affanno e tribolazione mi hanno colto, ma i tuoi comandamenti sono la mia gioia. Le tue testimonianze sono giuste in eterno; dammi intelligenza e io vivrò (Sl 119:143).