“La folla faceva ressa intorno a Gesù” ci racconta Luca (8:42). Avendo negli occhi le immagini di certe recenti adunate popolari (politiche e religiose) non ci è difficile immaginare la scena. Forse Gesù era sballottato qua e là e… non aveva prezzolate guardie del corpo a proteggerlo, ma solo il piccolo manipolo dei discepoli a volte anche troppo zelanti come quando cercarono di proteggerlo dai… bambini! Una donna sfugge al loro “controllo”: non ha certo cattive intenzioni, è una povera donna malata che ha “speso tutti i suoi beni con i medici” (evidentemente certa malasanità affonda le sue radici nei secoli…) e crede che Gesù possa guarirla. Si avvicina a lui “di dietro” per toccargli “il lembo della veste”. Fra tanta gente Gesù sente soltanto il tocco di quella donna e, pur sapendolo bene, chiede chi lo abbia toccato. Ed a Pietro che, ritenendo quella domanda assurda, risponde a Gesù: “La folla ti stringe e di preme” dicendo in sostanza che in tanti lo stavano toccando, Gesù fa capire che in realtà egli ha sentito un solo tocco perché “qualcuno” lo aveva toccato in modo diverso da tutti gli altri. I tanti che lo toccavano non avevano ricevuto nulla da lui, solo quel “qualcuno” aveva ricevuto una particolare benedizione (“una potenza è uscita da me”). Ancora oggi formalmente c’è una grande folla che si stringe intorno a Gesù, in tanti dicono di conoscerlo, in tanti dicono di vivere stretti a lui, ma per quanti “esce” da Gesù la benedizione della guarigione, la benedizione della salvezza?
Ma il racconto prosegue… La donna poteva restare nascosta fra la folla, ormai era guarita, ormai aveva ottenuto quello per cui aveva deciso di mischiarsi fra la gente (anche se non avrebbe dovuto avere contatti con nessuno a causa della sua malattia!), che bisogno c’era di esporsi? Non è forse la stessa domanda dietro la quale a volte io nascondo la mia indisponibilità e la mia pigrizia a fare quello che il Signore mi chiede di fare? Il dono della salvezza l’ho già ottenuto per grazia mediante la mia fede personale in Gesù come Salvatore e Signore, che bisogno ho di espormi, di parlare di concetti quali “peccato” e “salvezza” a persone che sono del tutto indifferenti, anche se si dichiarano “cristiane”? Perché disturbarle nel tranquillo vivere del loro perbenismo e buonismo religioso? Posso rimanere nascosto tra la folla, tanto ormai sono salvato e nessuno potrà togliermi questo dono! Davanti a questa sottile tentazione, con cui il Nemico cerca di sterilizzare la mia testimonianza, devo riflettere sull’esempio di questa donna malata guarita da Gesù. Capì che “non era rimasta inosservata”: Gesù la conosceva e, con la sua domanda, le chiese di non nascondersi e di uscire allo scoperto: la fede aveva creato fra lui e la donna una relazione di vita che non poteva rimanere nascosta. Così la donna decise di esporsi e lo fece non soltanto per esprimere, gettandosi ai suoi piedi, la propria riconoscenza a Gesù ma anche per dichiarare “in presenza di tutto il popolo” quello che gli era successo. Tutti la videro inginocchiata davanti a Gesù e tutti udirono le sue parole. Lode e testimonianza non possono essere disgiunte, sono strettamente legate in un rapporto di causa ed effetto a doppio senso. Tutti dovrebbero vedermi inginocchiato davanti a Gesù, sempre pronto ad esprimere a lui la mia gratitudine e la mia lode. Ma tutti dovrebbero anche ascoltarmi mentre racconto, senza vergogna, “per quale motivo” un giorno ho “toccato” Gesù e in quale modo egli (e nessun altro sedicente medico religioso umano) mi ha guarito “in un istante”. Ero un peccatore, ho conosciuto Gesù, mi sono avvicinato a lui, l’ho toccato e sono stato salvato! Che come la donna di Capernaum possa avere anch’io il coraggio di espormi nella lode e nella testimonianza!