Il saggio Salomone, autore del libro dell’Ecclesiaste, ricorda che fra le cose belle fatte da Dio a suo tempo vi è “perfino” l’aver messo nel cuore degli uomini “il pensiero dell’eternità” (Ec 3:11).
Iniziamo con questo numero una riflessione sui contenuti della preghiera universalmente conosciuta come “il Padre nostro” che Gesù propose ai suoi discepoli non certo come testo da ripetere pedissequamente ma come modello al quale fare riferimento in ogni nostro colloquio con Dio. Partiamo dalla realtà fondamentale del Dio che diventa nostro “Padre” donandoci in Cristo “il diritto” di essere suoi “figli”.
Viviamo in un tempo in cui ad avere valore, agli occhi del mondo, sono la visibilità e la capacità di suscitare consensi, di essere approvati dagli altri, di ricevere applausi. Purtroppo, come figli di Dio, non siamo immuni da questa logica che spesso condiziona negativamente il nostro servizio per il Signore. Occorre perciò vivere il nostro servizio con la sobrietà e l’equilibrio che possiamo avere solo lasciandoci guidare da lui.
Spesso purtroppo la nostra attenzione e la nostra preoccupazione si concentrano sulle fondamenta dottrinali della fede cristiana, trascurando il fondamento relazionale irrinunciabile. È urgente perciò ricordare che nella nostra relazione con Dio, così come in quelle che viviamo con gli altri all’interno della chiesa e nel mondo, è l’amore vissuto che rivela la realtà della fede perché è fonte di edificazione e di testimonianza.
In un precedente articolo ho tracciato i bisogni della Chiesa in Europa. Sono partito da qui perché è nel nostro continente che sono nate le Assemblee ed è dall’Europa, specialmente dall’Inghilterra, che si sono sviluppate nel mondo intero. Conoscere le Assemblee, presenti in molte nazioni e tutt’altro che un “gruppuscolo”, ci farà capire il modo in cui Dio sta operando in modo straordinario in molte parti del mondo.
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