Cosa dice la Scrittura a proposito di Maria?
Nella Scrittura troviamo sette momenti principali in cui si parla di Maria.
1. L’annunciazione (Lu 1:26-37).
“Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città di Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine fidanzata a un uomo chiamato Giuseppe, della casa di Davide; e il nome della vergine era Maria.
L’angelo, entrato da lei, disse: «Ti saluto, o favorita dalla grazia; il Signore è con te».
Ella fu turbata a queste parole, e si domandava che cosa volesse dire un tale saluto.
L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre. Egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine».
Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?».
L’angelo le rispose: «Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà dell’ombra sua; perciò, anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio. Ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia; e questo è il sesto mese, per lei, che era chiamata sterile; poiché nessuna parola di Dio rimarrà inefficace»”.
Cosa possiamo osservare?
Gabriele annunciò a Maria che lei sarebbe stata la madre del Messia. Non ci fu alcuna possibilità di fraintendimento, perché l’angelo chiamò Gesù “Figlio dell’Altissimo”, riferendosi a lui come Figlio di Davide, entrambi due titoli messianici.
La risposta di Maria, infatti, fu alquanto misurata; ella non mostrò stupore per quello che aveva sentito, perchéconosceva le Scritture. Solo chiese come potesse avvenire ciò, essendo lei vergine.
L’angelo le rispose che lo Spirito Santo sarebbe venuto su di lei e la potenza dell’Altissimo la avrebbe adombrata “pertanto il santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio”.
Ogni parola utilizzata è densa di significato; Gabriele, usando il termine “santo”, le confermò che lei sarebbe stata la madre del Messia.
Forse Maria ricordò, allora, la profezia di Isaia: “Perciò, il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la vergine concepirà, e partorirà un Figliuolo; e gli porrà nome Emmanuele” (Is 7:14). Infatti, ella con semplicità rispose:“Ecco la serva del Signore, mi sia fatto secondo la tua parola”.
Maria dimostrò, pertanto, la sua fede, non chiese un segno, non protestò, non cercò scuse, non pensò a cosa avrebbe detto il suo fidanzato … La reazione di Maria all’annuncio di Gabriele evidenzia la fede e la sottomissione di questa giovane, nonostante le incredibili difficoltà che tale annuncio le comportava.
2. La reazione di Giuseppe (Mt 1: 18-21).
“La nascita di Gesù Cristo avvenne in questo modo. Maria, sua madre, era stata promessa sposa a Giuseppe e, prima che fossero venuti a stare insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe, suo marito, che era uomo giusto e non voleva esporla a infamia, si propose di lasciarla segretamente. Ma mentre aveva queste cose nell’animo, un angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua moglie; perché ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati»”.
In questo brano notiamo quanto Giuseppe amasse Maria e quindi, per non metterla in pericolo, egli decise di lasciarla in segreto (se l’avesse accusata di adulterio rompendo pubblicamente il fidanzamento, ella avrebbe dovuto giustificarsi, rischiando la lapidazione).
Questo brano evidenzia ulteriormente la fede che Maria dovette esercitare in una situazione umanamente insostenibile. Quale uomo crederebbe mai che la fidanzata abbia concepito per opera dello Spirito Santo? Infatti, Dio provvide un evento miracoloso anche per Giuseppe, cioè un’apparizione angelica che lo rassicurò.
Da uomo giusto, anche Giuseppe dimostrò, in questa occasione, la sua fede in Dio, il quale, nella sua preconoscenza, non si era sbagliato nello scegliere la coppia Maria-Giuseppe.
3. La visita di Maria a Elisabetta (Lu 1:39-45).
“In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta nella regione montuosa, in una città di Giuda, ed entrò in casa di Zaccaria e salutò Elisabetta. Appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino le balzò nel grembo; ed Elisabetta fu piena di Spirito Santo, e ad alta voce esclamò: «Benedetta sei tu fra le donne, e benedetto è il frutto del tuo seno! Come mai mi è dato che la madre del mio Signore venga da me? Poiché ecco, non appena la voce del tuo saluto mi è giunta agli orecchi, per la gioia il bambino mi è balzato nel grembo. Beata è colei che ha creduto che quanto le è stato detto da parte del Signore avrà compimento»”.
Luca ci racconta che Maria andò a trovare Elisabetta, sua cugina, in una città della regione montuosa di Giuda. Elisabetta, secondo il preludio del vangelo di Luca, aveva concepito Giovanni (il Battista) nella sua vecchiaia e non appena vide Maria, fu “ripiena di Spirito Santo”, mentre Giovanni sobbalzò nel suo seno. Inoltre, Elisabetta chiamò Maria “beata” perché aveva creduto: per lo Spirito Elisabetta rincuorò Maria e lodò la sua fede.
4. Il “Magnificat” (Lu 1:46-55).
“E Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore, e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore, perché egli ha guardato alla bassezza della sua serva. Da ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata, perché grandi cose mi ha fatte il Potente. Santo è il suo nome; e la sua misericordia si estende di generazione in generazione su quelli che lo temono.
Egli ha operato potentemente con il suo braccio; ha disperso quelli che erano superbi nei pensieri del loro cuore; ha detronizzato i potenti, e ha innalzato gli umili; ha colmato di beni gli affamati, e ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servitore, ricordandosi della misericordia, di cui aveva parlato ai nostri padri, verso Abraamo e verso la sua discendenza per sempre»”.
Il brano riferisce la reazione alle manifestazioni di gioia della cugina e del bimbo che ella portava in grembo, nonché alle parole di lode pronunciate da Elisabetta, ed esalta l’indole pia della giovane israelita e la sua conoscenza delle Scritture; infatti il motivo per cui Maria glorifica il Signore sono le sue promesse di gloria eterna nei confronti di Israele.
Sorge anche naturale una considerazione: come può Luca riportare le parole di Maria e il fatto di Giovanni?
Probabilmente Maria era ancora vivente ai tempi in cui Luca raccolse le testimonianze per stendere il suo vangelo e, probabilmente, Luca si fece raccontare tutta la storia da Maria stessa. Ciò si evince ancora di più dalle parole in Luca 2:51 quando, dopo l’episodio di Gesù seduto nel tempio coi dottori della legge, l’evangelista conclude affermando che: “Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore”.
Se Maria serbava queste cose nel segreto del suo cuore, come le seppe Luca, se non attraverso una intervista diretta alla madre di Gesù?
Questo ci porta a riflettere ancora di più sulla attendibilità degli scritti evangelici, che sono, crediamo per fede, ispirati dallo Spirito Santo. Vediamo anche, però, come Luca sia in grado di conferire quasi un “taglio giornalistico”, rendendo ancora più precise e appassionate le cronache del suo vangelo e del libro degli Atti.
5. Simeone e Anna al Tempio (Lu 2:25-38).
“Vi era in Gerusalemme un uomo di nome Simeone; quest’uomo era giusto e timorato di Dio, e aspettava la consolazione d’Israele; lo Spirito Santo era sopra di lui; e gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore.
Egli, mosso dallo Spirito, andò nel tempio; e, come i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere a suo riguardo le prescrizioni della legge, lo prese in braccio, e benedisse Dio, dicendo: «Ora, o mio Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo, secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparata dinanzi a tutti i popoli per essere luce da illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele».
Il padre e la madre di Geusa restavano meravigliati delle cose che si dicevano di lui. E Simeone li benedisse, dicendo a Maria, madre di lui: «Ecco, egli è posto a caduta e a rialzamento di molti in Israele, come segno di contraddizione (e a te stessa una spada trafiggerà l’anima), affinché i pensieri di molti cuori siano svelati».
Vi era anche Anna, profetessa, figlia di Fanuel, della tribù di Aser. Era molto avanti negli anni: dopo essere vissuta con il marito sette anni dalla sua verginità, era rimasta vedova e aveva raggiunto gli ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio e serviva Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quella stessa ora, anche lei lodava Dio e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme”.
Dopo otto giorni dalla nascita Gesù, come ogni bimbo ebreo, fu circonciso e poi, passati i giorni della purificazione, fu portato al Tempio per essere presentato al Signore.
Maria ebbe qui un’altra conferma da parte del Signore che quel bambino sarebbe stato il Messia, “luce per illuminare le genti e gloria del popolo di Israele”. Così le disse Simeone inizialmente, per poi aggiungere quella profezia personale, che solo tanti anni dopo Maria, ai piedi della croce, avrebbe compreso pienamente.
La lancia del soldato romano che trafisse il costato di Gesù era la spada profetizzata da Simeone, che le avrebbe trafitto l’anima!
Maria sapeva già che quel figlio non era figlio di Giuseppe, ma Figlio dell’Altissimo. Tuttavia, avrà pensato anche lei ad un Messia regnante? Cosa avrà provato vedendo il frutto delle sue viscere inchiodato sulla croce? Avrà ricordato le parole di Simeone di tanti anni prima?
Avrà ricordato cosa era successo dopo l’episodio di Simeone? La strage ordinata da Erode dei bambini dai due anni in giù, la fuga in Egitto?
Certo, la profezia personale su Maria da parte di Simeone aveva fin da subito iniziato ad essere adempiuta, ma solo sul Golgota raggiunse il suo apice.
6. Gesù in mezzo ai dottori al Tempio (Lu 2:41-52)
“I suoi genitori andavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando giunse all’età di dodici anni, salirono a Gerusalemme, secondo l’usanza della festa; passati i giorni della festa, mentre tornavano, il bambino Gesù rimase in Gerusalemme all’insaputa dei genitori; i quali, pensando che egli fosse nella comitiva, camminarono una giornata, poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; e, non avendolo trovato, tornarono a Gerusalemme cercandolo.
Tre giorni dopo lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri: li ascoltava e faceva loro delle domande; e tutti quelli che l’udivano, si stupivano del suo senno e delle sue risposte.
Quando i suoi genitori lo videro, rimasero stupiti; e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io ti cercavamo, stando in gran pena». Ed egli disse loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io dovevo trovarmi nella casa del Padre mio?» Ed essi non capirono le parole che egli aveva dette loro. Poi discese con loro, andò a Nazaret, e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini”.
Anche in questa occasione, Gesù si dichiarò esplicitamente il Messia, parlando della casa del Padre (“dovevo occuparmi delle cose del Padre mio”, in altra traduzione).
Il fatto è che, mentre era normale per quei tempi chiamare Dio “nostro Padre” (avinu), Gesù lo chiamò “il Padre mio” (avi), prerogativa messianica. Questo fatto spiega l’ira dei Farisei in Giovanni 5:17-18.
“Gesù rispose loro: «Il Padre mio opera fino ad ora, e anch’io opero». Per questo i Giudei più che mai cercavano d’ucciderlo; perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio”.
Dopo questo episodio la presenza di Maria nei racconti evangelici si affievolisce.
Da questo punto in poi, fino all’inizio del ministero di Gesù, quasi 20 anni dopo, non vi sono altri dettagli della vita di Gesù e della sua famiglia. Luca dice soltanto che Gesù, come si conveniva ad un buon figlio israelita, viveva sottomesso ai genitori e che “Maria serbava tutte queste cose nel suo cuore”.
Maria, quindi, aspettava pazientemente che Gesù si manifestasse.
7. Le nozze di Cana (Gv 2:1-5).
“Tre giorni dopo, ci fu una festa nuziale in Cana di Galilea, e c’era la madre di Gesù. E Gesù pure fu invitato con i suoi discepoli alle nozze. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino».
Gesù le disse: «Che c’è fra me e te, o donna? L’ora mia non è ancora venuta». Sua madre disse ai servitori: «Fate tutto quel che vi dirà»”.
Ai tempi del ministero di Gesù, Giuseppe doveva già essere morto, perché egli non viene più nominato nei vangeli. Alle nozze di Cana Gesù aveva già iniziato il suo ministero pubblico, avendo già dei discepoli, ai quali la madre volle spingerlo a mostrarsi. Cosa avrà avuto nel cuore Maria, per indurre il figlio all’azione? Avrà forse voluto che finalmente egli si manifestasse per chi realmente era?
Così disse a suo figlio: “Non hanno più vino”.
Ciò che segue “Che c’è fra me e te, o donna?” viene, a volte, strumentalizzato nelle dispute tra cattolici e protestanti. Questi ultimi affermano che Gesù trattava duramente la madre, ma così non è. Gesù amava e rispettava certamente la madre e l’espressione “donna” era un uso comune a quel tempo.
Anche sulla croce Gesù la chiamò nello stesso modo, nell’ultimo suo gesto di amore filiale (Gv 19:26) premurandosi di affidare sua madre a Giovanni, il discepolo “che Egli amava”.
I cattolici invece sottolineano che, comunque, il figlio obbedì alla madre.
Questo è vero, ma Gesù precisa che il suo tempo non era ancora venuto e, infatti, il miracolo fu compiuto in segreto, perché il maestro di cerimonia si meravigliò e solo i discepoli lo seppero e credettero.
Nessun gesto di Gesù fu mai indotto da coercizione, in quanto egli era in pieno controllo dei tempi e dei modi e, più avanti, addirittura disse, parlando della sua vita: “Nessuno me la toglie, ma la depongo da me. Io ho podestà di deporla e ho podestà di ripigliarla” (Gv 10:18).
Dopo questo episodio, Maria ricompare solo quando si reca con gli altri suoi figli a Capernaum (Mr 3:31-32), ed in seguito sotto la croce.
Infine, è citata tra le persone che aspettavano lo Spirito Santo nell’alto solaio (At 1: 14).
Quanto esposto è ciò che dice la Scrittura a proposito di Maria.
Riassumendo diremo che la figura di Maria rappresenta un esempio di fedeltà e devozione per tutti i sinceri credenti.
Ma purtroppo sappiamo come nella storia questa figura si sia evoluta e come la chiesa romana abbia portato ad una tale esagerazione delle sue virtù, innalzandola ad un livello sempre più alto, in molti casi sostitutivo alla figura di Gesù stesso.
La chiesa cattolica lo nega, ma di fatto ciò è accaduto ed è sufficiente recarsi in uno qualunque dei santuari mariani sparsi per il mondo per constatare quanto il culto reso a Maria distolga l’attenzione dal culto all’unico vero Dio, il nostro Signore e Salvatore.
Per fare chiarezza su ciò esamineremo brevemente e per sommi capi quello che la Scrittura non dice a proposito di Maria e che la tradizione cattolica ha aggiunto.
Cosa non dice la Scrittura
a proposito di Maria?
• La Bibbia non dice che Maria restò vergine dopo il parto. La Bibbia non dice che Gesù fu partorito in maniera soprannaturale, ma solo che fu concepito in maniera soprannaturale.
Infatti, nella Bibbia si legge:
“E Giuseppe, destatosi dal sonno, fece come l’angelo del Signore gli avea comandato, e prese con sé sua moglie; e non la conobbe finch’ella non ebbe partorito un figlio; e gli pose nome Gesù” (Mt 1:24-25).
Questo fatto è contestato dalla chiesa di Roma, che ha cambiato la traduzione del brano di Matteo. Nella traduzione della CEI si legge infatti: “la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù” (v. 25)
Nella nota a piè di pagina si legge: “La versione rende il senso del testo originale, che alla lettera suona: non la conobbe fino a che partorì il figlio. Nello stile ebraico l’espressione «fino a che» ha spesso questo senso”.
Ogni commento è superfluo: quando si parte da un preconcetto che va contro la Scrittura, si finisce poi per incorrere in infortuni di questo tipo, arrampicandosi sugli specchi pur di avvalorare la propria tesi.
• La Bibbia non dice che Maria non ebbe altri figli: al contrario, sono riportati i nomi dei fratelli di Gesù.
“Mentre Gesù parlava ancora alle folle, ecco sua madre e i suoi fratelli che, fermatisi di fuori, cercavano di parlargli. E uno gli disse: «Tua madre e i tuoi fratelli sono là fuori che cercano di parlarti»” (Mt 12:46-47).
“Recatosi nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga, cosí che stupivano e dicevano: «Da dove gli vengono tanta sapienza e queste opere potenti?
Non è questi il figlio del falegname? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte tra di noi? Da dove gli vengono tutte queste cose?»” (Mt 13:54-56).
Questo fatto è anche confermato da Paolo, nella lettera ai Galati: “e non vidi nessun altro degli apostoli; ma solo Giacomo, il fratello del Signore” (Ga 1:19).
La chiesa Romana afferma che, a causa della povertà dei termini ebraici, la parola “fratelli” indicava anche un rapporto di parentela più lontano. Questo è un altro esempio di come partire da un presupposto e distorcere la Scrittura per farle dire ciò che si vuole.
• La Bibbia non dice che Maria fu assunta col corpo in cielo (Dogma di fede promulgato da Papa Pio XII il 1°novembre 1950).
Maria è morta come tutti gli uomini (eccetto Enoc ed Elia, che la Bibbia dice furono portati in cielo, e per questo possiamo presumere che essi saranno i due testimoni citati in Apocalisse, che dovranno morire a Gerusalemme dopo aver predicato durante la grande tribolazione alla fine dei tempi). In verità, sta scritto che tutti gli uomini devono morire una sola volta. (Eb 9:27)
• La Bibbia non dice che Maria fu preservata pura da ogni peccato originale (Dogma di fede, della“immacolata concezione”, promulgato da Papa Pio IX, l’8 dicembre 1854).
Questo dogma è particolarmente grave, perché “apparta” Maria dalla progenie di Adamo, condizione necessaria per la divinizzazione che la chiesa Romana ha operato.
• La Bibbia non dice che bisogna pregare Maria, perché, essendo lei la madre di Gesù, intercede per noi presso il figlio.
Anzi, la Bibbia dice che solo Gesù è l’unico mediatore: “Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo” (1Ti 2:5).
Dio cerca un rapporto di amore con l’uomo ed ha stabilito come unico mezzo per andare a Lui il suo amato Figlio, Gesù. (Giovanni 14:6). Ogni preghiera fatta a persone morte, come Maria o come i cosiddetti santi, che la chiesa Romana ha “elevato agli onori degli altari”, è offensiva agli orecchi di Dio, che è un Dio geloso, e reclama per sé tutta l’adorazione (Esodo 20:2-5).
Conclusione
Questi cosiddetti “dogmi” sono un chiaro esempio di come la chiesa romana abbia stabilito un “credo mariano”aggiuntivo alla Scrittura e abbia quindi compiuto una lettura e, in alcuni casi, una riscrittura dei Vangeli, per avvalorare le sue ipotesi, distorcendo la verità.
Maria fu una giovane israelita scelta dal Signore, grazie alle sue doti di fedeltà, di sottomissione e di devozione. Maria deve rappresentare per ogni credente un esempio da ammirare e da seguire, così come nella Scrittura troviamo tanti altri esempi di vite dedicate a Dio: da Noè ad Enoc, da Samuele a Davide, da Elia a Giovanni Battista, per non parlare di Saulo di Tarso e di tutti i profeti e gli apostoli, che Gesù scelse di persona per affidare loro un compito speciale.
Certamente, il compito che Dio Padre affidò a Maria è assolutamente unico e per questo motivo il rispetto e l’ammirazione per Maria deve essere unico. Ogni cosa in più di quanto detto è frutto di aggiunta e rielaborazione umana al di fuori della Bibbia.
Cosa dire, infine, dei presunti segni e miracoli di guarigione che avvengono nei santuari mariani e non?
Molte volte Gesù ci esorta ad essere prudenti e a vigilare: il soprannaturale non è prerogativa unica del Signore. Sappiamo dalla Bibbia che i maghi del faraone fecero gli stessi prodigi che Mosè fu in grado di operare. Pertanto, la presenza di segni e miracoli non è automaticamente un segno da Dio.
Come discernere allora il bene e il male? Gesù ce lo ha detto chiaramente: “li riconoscerete dai frutti”. Se il frutto del miracolo è portare gloria solo a Dio, allora viene da lui, ma se il frutto è portare gloria (o peggio, benefici economici) agli uomini, allora è lecito dubitare.
Ognuno esamini se stesso e chieda saggezza al Signore, per cercare di restare fedele alla verità biblica e non alla tradizione degli uomini.
Detto ciò, ognuno è libero di scegliere a cosa credere, ma ne porterà le conseguenze davanti al Signore. Quanto a noi, noi abbiamo scelto di credere solo alla Bibbia, la Parola di Dio, “vivente ed efficace, affilata come una spada a due tagli, e capace di discernere e dividere l’anima dallo spirito e di giudicare i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4:12).