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Introduzione

 

Sono i cristiani il gruppo religioso più perseguitato al mondo. Secondo i dati pervenutici dall’Organizzazione PORTE APERTE, “200 milioni di cristiani saranno perseguitati per la loro fede quest’anno ed altri 500 milioni vivono in Paesi limitrofi a rischio”. Snanon e Dodds hanno affermato che “la persecuzione dei cristiani non è qualcosa di nuovo ma ci sbalordisce il numero di cristiani che vengono uccisi al giorno d’oggi”. Quando si parla di Chiesa sotto pressione, immediatamente ci vengono alla mente immagini di violenza e persecuzione a cui sono sottoposti molti fratelli e sorelle in diversi Paesi del mondo. Questo è un argomento d’interesse generale ed è stato materia di discussione in Europa.

A gennaio di quest’anno il Consiglio Europeo ha approvato una delibera contro l’estremismo anti-cristiano. In un’altra delibera del Parlamento Europeo, i cristiani vengono riconosciuti come il gruppo religioso più perseguitato con più di 150.000 persone uccise ogni anno. Evidentemente l’argomento della pressione legata alla persecuzione, di solito, lo si associa molto di più al resto del mondo che all’Occidente che, dal punto di vista religioso è collegato al “Cristianesimo”. Non si può negare questa realtà. Tuttavia la Chiesa soffre la pressione anche qui, pur se in un modo più sottile ma nondimeno pericoloso.

Un ritratto dell’Occidente:

situazioni di alta pressione

 

Analizzeremo brevemente queste situazioni che evidenziano l’esistenza di persecuzione a livello fisico in Occidente. Anche se non sono casi diffusi tuttavia esistono.

In Messico, in aree come Oaxaca e Chiapas, i cristiani evangelici soffrono la pressione e la persecuzione da parte dei loro vicini. Tale persecuzione può includere persino la morte in casi estremi ma è più tangibile nella vita d’ogni giorno quando i credenti hanno difficoltà anche negli affari. Minacce, aggressioni o interruzioni nell’erogazione dell’acqua sono alcuni dei metodi usati contro coloro che non prendono parte ai loro riti o alle loro cerimonie religiose. Alcuni villaggi impediscono ai credenti evangelici di entrarvi.

In alcuni stati, come El Salvador e Guatemala, alcuni cristiani hanno subìto violenze e alcuni hanno persino perso la vita. Ma in America l’esempio più grave è costituito dalla Colombia dove gruppi armati, in particolare quelli collegati alla droga, hanno preso di mira i cristiani perché considerano il Vangelo una minaccia alle loro attività.

In Europa non possiamo dimenticare la nostra storia soprattutto perché non la si ripeta. La fede evangelica ha subìto oppressioni e persecuzioni nel passato, specialmente nei Paesi in cui una certa confessione, anche se sedicente “cristiana”, ha goduto il privilegio di essere religione di Stato. La pressione cui è sottoposta la Chiesa in Occidente assume nuove forme e forse più efficaci intimidendo e scoraggiando i credenti dal tenere alta la loro testimonianza e visibile al mondo.

 

Emarginazione sociale.

La manifestazione della propria fede è permessa solo negli spazi pubblici, pertanto la Chiesa è segregata all’interno dei centri religiosi e delle chiese locali. Negli Stati laici o, meglio, in quelli laicizzati, dove c’è ostilità contro la fede, la tolleranza riconosciuta non è tale quando il riferimento è a coloro che discordano con i valori e la moralità dello Stato. In altri Paesi tradizionalmente cattolici, solo la “religione” ufficiale può officiare le sue cerimonie cultuali pubblicamente. C’è un trattamento preferenziale che impedisce alla fede evangelica di apparire più visibile in eventi ufficiali e pubblici.

 

Emarginazione psicologica e intellettuale.

La fede cristiana viene messa in ridicolo, il che può creare disagio ai ragazzi ed agli adolescenti che possono risentirsi della loro vulnerabilità e delle offese a causa della loro fede. Il nuovo ateismo non solo ignora Dio ma aizza anche una campagna di propaganda con avvisi pubblicitari nelle strade ed epiteti aggressivi contro il Cristianesimo, come nel caso dei cosiddetti “quattro cavalieri dell’ateismo”. Il secolarismo è diventato una dottrina e, in posti come la Catalogna, questo distacco dalla religione è rientrato nelle statistiche che mostrano come due su tre giovani si considerano atei o agnostici.

 

Coercizione legale.

Le norme legali, in alcuni posti, sono molto severe nei confronti delle chiese evangeliche e impediscono persino la libertà di religione. In alcuni casi, diversi locali di culto sono stati chiusi, in altri, sono state negate le licenze per la loro apertura nei centri città e quindi i credenti sono stati obbligati a trasferirsi in periferia o nelle zone industriali. Anche se questo non è da generalizzarsi, comunque dobbiamo prestare costante attenzione affinché non vengano violati i diritti tutelati dalle costituzioni dei propri Paesi.

 

 

Come dovremmo reagire a questa realtà?

 

Vorrei prendere in considerazione tre testi biblici: 1Pietro 4:12-19; 2Timoteo 3:12 e 2Corinzi 7:5. Nel testo di 1Pietro, vorrei evidenziare un’espressione che si riferisce all’essere provati: “non vi stupite”. Le chiese alle quali Pietro scriveva erano continuamente sotto pressione, costrette talvolta a subire violenze fisiche o accuse che potevano portare alla perdita dei beni materiali o all’emarginazione sociale. I credenti erano emarginati e costretti a vivere come stranieri e migranti, non solo spiritualmente parlando ma anche dal punto di vista sociale. Per questa ragione, la prima lettera di Pietro è uno di quegli scritti della Bibbia che, più degli altri, ha a che fare con la sofferenza e con l’esempio da seguire in tali circostanze. Per quel che riguarda Timoteo, la seconda lettera che l’apostolo Paolo gli scrisse ci ricorda che tutti coloro che vivono una vita che piace a Dio possono aspettarsi una situazione del genere. Non c’è nulla di nuovo: questa è l’esperienza di ogni credente che cerca di essere fedele. Nella prima Lettera ai Corinzi siamo incoraggiati a vivere questa esperienza con gioia, confidando nella grazia di Dio.

 

 

Aspetti importanti sotto pressione

 

Dobbiamo avere una giusta concezione cristiana del mondo e della vita cristiana. Dobbiamo ricordarci che siamo nel mondo e che questo, per quel che concerne il suo sistema di valori, è governato dal Maligno. C’è un rischio molto alto di fare confusione tra la Cristianità e il Cristianesimo. La Cristianità (uno spazio geografico, politico, sociale, culturale e religioso) non si può identificare liberamente con il Cristianesimo. Infatti, la visione della Cristianità come tale è rifiutata da una grande fetta del mondo a causa della sua storia e della determinazione ad imporre i suoi credi. Il Cristianesimo, come insieme di credenti ch___e professano Cristo e obbediscono ai suoi insegnamenti, spesso si troverà in disaccordo con l’etica occidentale, che al giorno d’oggi si focalizza maggiormente sul materialismo e sull’edonismo. Ecco perché i cristiani in questa società dovranno andare contro corrente se vorranno difendere e vivere la loro fede.

Occorre inoltre la determinazione (Ap 2:9-10). Il richiamo di Cristo alla chiesa di Smirne è il seguente: “Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita”. Cristo per noi vale molto di più delle sofferenze attuali alle quali seguirà la vittoria finale che egli ci darà quando ritornerà (1P 5:10). Non dimentichiamo che noi siamo agenti ed ambasciatori di pace. È Pietro che ci spinge in questa stessa direzione quando ci esorta a reagire in modo pacifico ai maltrattamenti e alle sofferenze (1P 2:18-25). Il nostro esempio è Cristo: noi dobbiamo seguire le sue orme; non dobbiamo rispondere alla violenza con maggiore violenza: dobbiamo invece trovare riposo in Dio. Dobbiamo rimettere la situazione nelle mani di Dio che giudica giustamente (1 P2:23). Siamo chiamati ad evitare di cercare il potere o una buona posizione allo scopo di prevenire la sofferenza; invece dobbiamo adoperarci per la pace e la giustizia, un atteggiamento importantissimo per noi cristiani in relazione alla società nella quale viviamo (Gr 29:7).

 

 

Il comportamento

della Chiesa sotto pressione

 

• Astenersi dalle minacce (Ef 6:9). Una reazione non-violenta, pacifica come riflesso della vita di Cristo in noi. Non si tratta di un’azione casuale ma dell’opera dello Spirito Santo.

• Pregare. Senza dubbio la preghiera è un aspetto essenziale della vita cristiana, ma questo è ancora più evidente quando prendiamo la decisione di non cambiare le cose a modo nostro e accettare che sia Dio l’unico che le possa cambiare. Così facendo interrompiamo la dinamica della violenza e della distruzione 
(1P 2:23).

• Intercedere. La preghiera non esclude l’azione. In date circostanze, come figli di Dio, dobbiamo adoperarci per la pace (Mt 5:9): una pace che non rinuncia alla verità ma che si muove nell’ambito del perdono e della riconciliazione con i nostri nemici al di là di qualsiasi costo personale ed emotivo.

• Essere uniti. Dovunque si sia avuta la persecuzione, la vera Chiesa ha sperimentato l’unità. La Chiesa Occidentale deve vivere più a fondo questa realtà e deve fare propria la sofferenza dei nostri fratelli e sorelle che vivono in altri posti. Non deve focalizzarsi né sugli agi né sull’edonismo né sull’autoindulgenza né su argomenti di secondaria importanza.

• Una conduzione esemplare e seria (1P 5:1-4) è quella che il Signore ha proposto per le chiese sofferenti. Non una conduzione esclusivamente istituzionale ma una conduzione portata avanti da servi pronti a sacrificare la loro vita.

• Avere amore per le persone e per la verità. La Chiesa deve contrastare il male, non le persone, tenendo bene in mente che tutti siamo peccatori ed abbiamo bisogno della grazia di Dio, non dobbiamo avere una visione etnocentrica della fede cristiana. Dobbiamo denunciare e protestare contro il male ma essere anche operatori di giustizia. Dobbiamo essere una Chiesa protesa all’espansione del Regno di Dio, che non si impone ma convince per mezzo di vite trasformate dal Vangelo.

 

La Chiesa sotto pressione è una Chiesa che si serve delle prove per rendere più pura la propria fede (1P 1:7) tenendosi aggrappata a Gesù come suo Salvatore, Signore e modello di vita. È una Chiesa che sostiene e si prende cura di coloro che soffrono (1P1:22; Eb 13:3). La persecuzione può essere un segno della nostra fedeltà a Dio. Possa egli darci forza per testimoniare la nostra fede con fedeltà e fermezza.