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Rileggendo in questi giorni la seconda lettera di Giovanni, quella indirizzata “alla signora eletta e ai suoi figli”, sono rimasto ancora una volta colpito dalla dichiarazione d’amore fraterno rivolta loro dall’apostolo, una dichiarazione che è accompagnata dall’indicazione della base su cui deve fondarsi il vero amore: “io amo nella verità”. Il che equivale a dire: “Se non c’è verità, non può esserci amore!”.
Quali sono stati i due obiettivi principali della morte di Cristo sulla croce? Perché possiamo legittimamente affermare che Dio è stato grande in amore nei confronti dell’uomo peccatore? È vero che l’opera di Cristo è perfettamente sufficiente per liberarci per sempre da ogni iniquità? In quale modo quest’opera può continuare ad operare in noi nel nostro cammino di ogni giorno? Perché e in quale modo siamo chiamati a testimoniare nella vita pratica di essere stati salvati davvero in Cristo?
“Pronto? Ciao... come stai? Io bene, grazie a Dio. Che tempo fa lì da te? Da noi qui oggi c’è un bel sole, invece da voi ho visto in TV che piove già_ o dovrebbe piovere in giornata...”. Quante volte mi è capitato recentemente di ricevere telefonate di questo tenore oppure di orecchiarle da qualcuna di quelle conversazioni al cellulare che, fatte ad alta voce in mezzo alla gente non si può in alcun modo evitare di ascoltare, in barba alla privacy!
Abituati a sentir parlare di frustrazioni, delusioni, insoddisfazioni, con relative lamentele, ci sembra impossibile che qualcuno possa parlarci di gioia. Si tratta forse di una persona che ha perso il lume della ragione o che vive in un suo mondo di sogni? Oppure è davvero possibile, anche nel cammino di una vita che ci presenta ogni giorno prove e difficoltà, provare una reale gioia interiore?
Quale è la giusta proporzione fra lavoro e riposo che ci viene indicata da Dio stesso? Per quali motivi e con quali obiettivi dobbiamo soddisfare il nostro bisogno fisico (ma anche spirituale!) di riposare? Quale valore dobbiamo imparare a dare al nostro giorno di riposo, la domenica? Come mai oggi sono sempre in numero maggiore le persone che soffrono di esaurimento a causa dello stress da lavoro?
La grazia di Dio non è stata manifestata solo in funzione della nostra salvezza, ma anche in funzione della nostra formazione. In quale modo si dispiega nella nostra vita questa sua azione pedagogica? Perché l’attesa del ritorno di Cristo deve essere il fondamento quotidiano del nostro cammino? Quali valori ci vengono trasmessi ora da questa attesa e quali valori conosceremo quando Cristo ritornerà?
Quali sono le indicazioni che riceviamo da Dio, attraverso la sua Parola, in merito alle relazioni che devono esserci in ogni nazione fra la Chiesa e lo Stato che le governa? Quali principi rendono improponibili, per chi voglia essere fedele al Signore, patti e/o trattati tipo quelli previsti dalla nostra Costituzione (il Concordato e le Intese)? Perché, per coerenza con ciò che crediamo, non possiamo stipulare alcuna Intesa?
Con quest’articolo concludiamo la pubblicazione della trascrizione di cinque messaggi presentati in occasione della Conferenza Internazionale IBCM6, svoltasi nello scorso mese di giugno a Pomezia (Roma). Abbiamo lasciato prima spazio a messaggi di fratelli provenienti dall’estero, lasciando per ultimo il messaggio di apertura che concentra la nostra attenzione sul significato della preghiera di Gesù (Gv 17:20-26) dalla quale è stato ricavato il tema generale della Conferenza stessa: “... affinché il mondo conosca”.