“… sosterrai lo straniero e l’ospite, affinché possa vivere presso di te” (Le 25:35). Ho scelto uno dei tanti testi biblici con i quali Dio ci esorta ad esprimere amore, accoglienza, “sostegno” agli stranieri che vengono a vivere fra noi, dopo aver abbandonato la loro patria, nella gran parte dei casi costretti a farlo perché perseguitati, perché vittime di guerre laceranti o perché semplicemente affamati. Ricordo di aver letto una trentina di anni fa una metafora profetica di un noto giornalista. Descriveva la società occidentale come un palazzo signorile dove si viveva e si mangiava bene; questo palazzo però era circondato da persone indigenti, prive cioè del minimo indispensabile per poter sopravvivere. Cosa potrà accadere in una situazione del genere? Prima o poi – profetizzava il giornalista – le persone affamate cercheranno di entrare nel palazzo dove si mangia e si vive agiatamente. È quello che è accaduto e che sta accadendo, ma che in realtà non è altro che un ripetersi della storia se pensiamo alle migliaia di emigranti partiti dai porti italiani agli inizi del Novecento verso gli Stati Uniti, l’Argentina, l’Australia. Fenomeni migratori che si ripetono nel tempo con il loro carico di sofferenza, ma anche di sfruttamento, di corruzione e, come il mar Mediterraneo tristemente testimonia, di morte. Le alterne vicende dell’economia mondiale hanno capovolto la storia del nostro Paese: una volta eravamo noi quelli fuori del palazzo, ora siamo dentro ma purtroppo… senza memoria del passato! Chi ricorda, ad esempio, il naufragio nel 1906 del piroscafo Sirio al largo delle coste spagnole, nel quale perirono oltre cinquecento emigranti italiani diretti verso La Plata? Non fa pensare ai tanti naufragi (troppi!) nel canale di Sicilia? E come non ricordare che in America del Sud e in quella del Nord, ma anche in altri Paesi europei (Germania e Svizzera in testa) gli italiani hanno sofferto è vero a causa di pregiudizi razziali che sono presenti ovunque, ma sono stati accolti, si sono inseriti e la loro discendenza è ora presente in queste nazioni con pieno diritto di cittadinanza e di responsabilità politica e civile?
“SOSTERRAI LO STRANIERO”, questo ci dice il Signore. “Avrai paura dello straniero… lo guarderai con diffidenza e pregiudizio… cercherai di tenerlo alla larga o, mal che vada, farai di tutto per togliertelo il prima possibile dai piedi”, questo dicono alcuni partiti politici, raccogliendo purtroppo le istanze di tante persone comuni e, ahimé, anche di tanti sedicenti cristiani e aggiungono: “Gli stranieri portano malattie, delinquenza, droga, nuove culture e nuove religioni…”. C’è chi, per la paura dell’affermarsi di partiti di ispirazione islamica, contrasta l’approvazione della legge sullo “ius soli”, cioè sul diritto di cittadinanza per chi è nato nel territorio italiano. Pochi ricordano che senza gli stranieri sprofonderebbero in una crisi profonda la nostra economia (soprattutto quella agricola) così come la nostra previdenza sociale e che decine delle nostre scuole sarebbero chiuse da tempo per mancanza di alunni (vogliamo dare la colpa agli stranieri se gli italiani disdegnano da tempo i lavori considerati “umilianti” e se da decenni ormai fanno pochi figli?).
“Sosterrai lo straniero AFFINCHÉ POSSA VIVERE PRESSO DI TE”. Dio, nostro Padre, non solo ci ordina di sostenere gli stranieri, cioè di “dar loro vigore, sorreggerli, rinfrancarli, aiutarli, soccorrerli, difenderli, proteggerli”, ma ci indica anche l’obiettivo: offrire loro la possibilità di vivere presso di noi! Se vediamo stranieri ciondolare per le strade perché non hanno nulla da fare o fare accattonaggio davanti ai centri commerciali o, peggio ancora, diventare vittime o complici dell’italianissima criminalità organizzata, la responsabilità è in buona parte delle carenze della nostra “offerta di vita” a livello legislativo, organizzativo e sociale. Come cristiani dovremmo promuovere e dare ampio supporto a tutte le iniziative che offrano loro concrete possibilità di vivere, non dimenticando mai l’obiettivo prioritario ricordatoci dalla preghiera rivolta a Dio da Salomone: “tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome per temerti…” (1Re 8:43).