Introduzione
Quali caratteristiche Dio ha attribuito alla Chiesa?
Ve ne sono alcune in serio pericolo?
Ve ne sono alcune che, più di altre, oggi andrebbero riscoperte?
Cercando risposta a queste domande, ho focalizzato l’attenzione su un primo tema che considero di importanza vitale per gli individui e per la Chiesa nel suo essere comunità. Si tratta della necessità della “nuova nascita”, esperienza senza la quale nessun membro di comunità cristiane sarà mai aggiunto alla vera Chiesa i cui componenti, in estrema analisi, conosce soltanto il Signore, ed essi so-
no conosciuti da Lui (2Ti 2:19; 1Co 8:3, 13:12;
Ga 4:9).
La Chiesa sta annunciando la “nuova nascita” come evento indispensabile per la salvezza e, di conseguenza, per essere aggiunti alla Chiesa stessa?
Temo che in seno ad un numero crescente di sedicenti comunità cristiane, questo annuncio sia del tutto assente o svuotato del suo significato. Questo non soltanto non onora la verità della Parola di Dio, ma rende tantissime persone illuse di essere a posto con Dio, quando invece sono ancora sotto la sua ira.
Per il cattolicesimo è il battesimo, praticato ai neonati, a conferire la nuova vita e a consentire l’ingresso nella Chiesa, come recita il catechismo all’art. 1213:
“Il santo Battesimo è il fondamento di tutta la vita cristiana, il vestibolo d’ingresso alla vita nello Spirito, e la porta che apre l’accesso agli altri sacramenti.
Mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio, diventiamo membra di Cristo; siamo incorporati alla Chiesa e resi partecipi della sua missione”.
Ci sarebbe del vero (eliminando il concetto dei sacramenti), se ci si riferisse al battesimo dello Spirito Santo, come diremo in seguito: purtroppo però non è così.
Anche in ambito protestante, dove si dichiara la verità della salvezza per grazia mediante la fede, pare essersi smarrita la consapevolezza che la vera fede non è mai disgiunta dal ravvedimento e dalla conversione, in concomitanza dei quali lo Spirito e la Parola di Dio fanno rinascere a nuova vita colui che crede. Infatti, pare di vedere che a molte chiese si venga aggiunti tramite adesione e non a seguito di reale conversione. Si parla di esperienze e di percorsi spirituali, di etica e di discepolato, ma è tutto poco significante se prima non si compie il passo decisivo! Con il termine fede a volte si equivoca: la fede mediante la quale si è salvati non è una superficiale approvazione intellettuale di concetti, ma coinvolge il nostro cuore e porta a piegarsi ai piedi di Gesù confessandolo come Signore (Ro 10:9)!
La Scrittura ci indica chiaramente che nel numero di quanti si dichiarano di Cristo, molti non lo sono affatto. È proprio l’assenza della nuova nascita a far diventare la Chiesa non più una comunità confessante e coerente ma moltitudinista e ipocrita. Si pretende di vivere la vita cristiana senza neppure essere nati, senza possedere questa vita: impossibile!
Per questo l’annuncio della nuova nascita è assolutamente attuale e prioritario.
La “nuova nascita” negli insegnamenti di Gesù
Il Signore Gesù ha insegnato la nuova nascita. Ad un ‘teologo’ dell’epoca, Nicodemo, che voleva discutere con lui dei suoi miracoli, presentò senza giri di parole questa necessità:
“Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio». Nicodemo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?». Gesù rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito. Non ti meravigliare se ti ho detto: ‘Bisogna che nasciate di nuovo’»”
(Gv 3:3-7)
Dunque, non si va in cielo senza essere nati di nuovo. Non si entra nell’ambito delle cose di Dio, dove Dio regna (Cl 1:13), senza questo passaggio fondamentale. Infatti, “quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio” (Ro 8:8). Non si tratta di un’esperienza corporale, ma spirituale, che avviene grazie all’acqua (altrove figura della Parola di Dio – Ef 5:26) e allo Spirito di Dio (chiamato anche Spirito della vita – Ro 8:2). Ed è una necessità, perché “bisogna” sperimentarla: se ciò non accade si è esclusi dalle cose di Dio.
Già nel prologo del Vangelo di Giovanni, si fa riferimento alla stessa esperienza:
“a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome; i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio”
(Gv 1:12-13)
Coloro che credono in Gesù, che lo accolgono nella propria vita, diventano figli di Dio, e diventano tali perché è Dio stesso a generarli. Questo non potrà mai avvenire per eredità, magari perché si è figli di genitori che sono figli di Dio (Dio non ha nipoti!), e neppure per i propri sforzi o per gli sforzi altrui.
In effetti, il Nuovo Testamento ci presenta il diventare figli di Dio da due prospettive diverse e complementari. Una di queste è l’adozione (Ro 8:15; Ga 4:5; Ef 1:5): essa ci fa apprezzare il fatto che, con il dono della salvezza, Dio ci ha dato dei “diritti spirituali” che non avevamo, proprio come un orfano che viene adottato da colui che diventa suo padre. Ma al tempo stesso, il dono della salvezza ci fa diventare figli di Dio che partecipano alla “vita di Dio” (Ef 4:18), il nostro Padre. E in questo risalta l’aspetto della natura spirituale: ora abbiamo la “natura divina” (2P 1:4).
Tornando all’insegnamento di Gesù, alla luce della nuova nascita diventa più chiaro cosa egli intendesse quando affermava:
“perché uno solo è il vostro Maestro, e voi siete tutti fratelli. Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli”
(Mt 23:8-9)
Fratellanza e paternità non sono concetti da “vogliamoci tutti bene”! Hanno senso se e perché si è dei “nati di nuovo”.
Il concetto di “natura” viene evidenziato da Gesù anche con l’esempio dell’albero:
“Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa frutti cattivi. Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo far frutti buoni”
(Mt 7:17-18)
La natura di una pianta determina il suo frutto, non viceversa. Non ci si può aspettare né pretendere buoni frutti se la natura non è quella corrispondente. Queste parole seguono l’esortazione ad entrare
“per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano”.
(Mt 7:13-14)
Prima si deve passare per la porta, dopo c’è la via. Il passaggio per la porta stretta è la conversione, momento in cui il ravvedimento ci conduce alla croce di Gesù. È un passaggio obbligato, dobbiamo crocifiggere il nostro “vecchio uomo” (Ro 6:6), pieno di orgoglio e di tanti altri peccati, altrimenti per la porta stretta non passiamo. Solo dopo c’è la via, il cammino con Gesù, la vita cristiana. Guai ad anteporre la via, mettendola prima della porta! Perciò, nell’adempiere il mandato di “fare discepoli” (Mt 28:19) dobbiamo tenere presente quest’ordine di cose, evitando di pretendere una “buona condotta” da parte di chi è ancora nelle tenebre e non ha “la vita”. Dobbiamo annunciare, in via preferenziale, che occorre conoscere la verità che rende liberi dal peccato perché è ricevendo questa liberazione che si è veri discepoli (Gv 8:30-32).
Qualcosa di analogo lo troviamo in questi due altri esempi:
“Nessuno mette un pezzo di stoffa nuova sopra un vestito vecchio; perché quella toppa porta via qualcosa del vestito vecchio e lo strappo si fa peggiore. Neppure si mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti gli otri scoppiano, il vino si spande e gli otri si perdono; ma si mette il vino nuovo in otri nuovi e gli uni e gli altri si conservano”
(Mt 9:16-17)
Gesù stava insegnando che il praticare atti di devozione come il digiuno, non aveva senso se ciò non era preceduto da un cambiamento interiore, ed in effetti l’applicazione di qualsiasi insegnamento cristiano è pesante e impropria per chi, non essendo stato “risuscitato con Cristo” è ancora “morto nelle colpe e nei peccati” (Ef 2:6,1) e quindi è anche “senza forza” (Ro 5:6).
La “nuova nascita” nelle lettere apostoliche
Le lettere del Nuovo Testamento, in piena sintonia con i Vangeli, confermano quanto abbiamo esaminato sin qui. Paolo, Pietro, Giacomo e Giovanni parlano ampiamente di nuova nascita, chiamandola anche rigenerazione. Osserviamo alcuni passaggi.
◆ “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove”
(2Co 5:17)
Essere stati rigenerati significa un rinnovamento totale: non si vedono più le cose come prima, ma in modo tutto nuovo, il che implica nuove rinunce, nuovi impegni, nuove prospettive, nuove relazioni.
◆ “Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati”
(Ef 2:1)
Quale grazia: ogni credente è un Lazzaro che è stato risuscitato!
Notiamo poi con quale chiarezza si dichiara l’importanza della rigenerazione, in un tempo in cui si discuteva molto sulla necessità o meno di osservare la legge:
“Infatti, tanto la circoncisione che l’incirconcisione non son nulla; quello che importa è l’essere una nuova creatura”
(Ga 6:15)
◆ “…egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo, che egli ha sparso abbondantemente su di noi per mezzo di Cristo Gesù, nostro Salvatore”
(Ti 3:5-6)
Qui vediamo come l’esperienza della salvezza, non meritata da noi ma frutto della misericordia di Dio, coincide con il venire rigenerati e con il ricevere lo Spirito Santo.
◆ “Egli ha voluto generarci secondo la sua volontà mediante la parola di verità, affinché in qualche modo siamo le primizie delle sue creature”
(Gm 1:18)
La rigenerazione viene dall’alto, da Dio ed è avvenuta in noi attraverso l’azione della Parola di verità, facendoci diventare “primizie” della nuova creazione. Con la nuova nascita entriamo a far parte di quella nuova creazione che un giorno produrrà anche “un nuovo cielo e nuova terra”
(Ap 21:1). In quest’ottica la Chiesa è un’anticipazione della nuova creazione.
◆ L’esortazione dell’apostolo Pietro all’amore fraterno, è motivata dal fatto che “siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, cioè mediante la parola vivente e permanente di Dio” (1P 1:23). Infatti prima si rinasce, e poi si vive la vita dei salvati che prevede la manifestazione di un logico amore fraterno nei confronti di chi possiede la nostra stessa vita spirituale.
Ed è un grande motivo di lode il fatto che Dio “ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù dai morti”
(1P 1:3). Essendo stati “totalmente uniti a Lui” (Ro 6:5), noi viviamo grazie al fatto che il Signore Gesù è risuscitato!
◆ Anche nella prima lettera di Giovanni abbiamo diversi riscontri:
“Chiunque è nato da Dio, non persiste nel commettere peccato, perché il seme divino rimane in lui e non può persistere nel peccare perché è nato da Dio”
(1Gv 3:9)
“Noi sappiamo che chiunque è nato da Dio non persiste nel peccare…”
(1Gv 5:18)
Il cambiamento di vita di un “nato da Dio” deve essere evidente, soprattutto in relazione al peccato: prima il peccato dominava, ora non più! Inoltre, c’è un altro segnale fondamentale che rende noto il passaggio dalla morte alla vita: la manifestazione dell’amore. Infatti, “Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chiunque ama colui che ha generato, ama anche chi è stato da lui generato” (5:1). Non si può rivendicare il fatto di amare Dio se si trascura l’esercizio dell’amore per i fratelli. Per cui la Chiesa è una comunità in cui si esprime amore per gli altri non in nome della solidarietà fine a se stessa, ma in virtù di precise realtà spirituali che stanno a monte del comportamento che la Parola di Dio ci prescrive di assumere.
Chiesa invisibile e Chiesa visibile
La Chiesa è il corpo di Cristo, e poiché il Capo è vivente anche le membra del corpo sono viventi. Il nostro far parte di questo corpo è iniziato quando
“noi tutti siamo stati battezzati in un unico Spirito, per formare un unico corpo, Giudei e Greci, schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un solo Spirito”
(1Co 12:13)
Non è il battesimo in acqua a farci entrare a far parte della Chiesa, e non lo sono altri riti o esperienze, ma solo il “battesimo dello Spirito Santo”, che è avvenuto “per formare un unico corpo”. Chi è stato battezzato dallo Spirito fa parte della Chiesa, e se questo non è avvenuto non si fa parte della Chiesa. “Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui” (Ro 8:9). Stiamo parlando di realtà spirituali e invisibili, ma al tempo stesso reali.
Quando si riceve il battesimo in acqua, tenuto conto che questo atto ha un significato simbolico importante, il diretto interessato dovrebbe essere pienamente certo della sua nuova nascita in Cristo e la Chiesa locale dovrebbe cercare di discernere se questi lo fa con coerenza (pur senza pretendere di conoscere i cuori). Talvolta si sentono, da parte di battezzandi, testimonianze così superficiali da far sorgere grossi interrogativi!
Purtroppo la Chiesa, per come si presenta visibilmente sulla terra, non è composta solo da rigenerati, da persone che hanno lo Spirito. La chiesa visibile può essere rappresentata dalla grande casa di 2Timoteo 2:20, dove
“non ci sono soltanto vasi d’oro e
d’argento, ma anche vasi
di legno e
di terra”.
Talvolta i “falsi fratelli” (2Co 11:26), non sopportano più la convivenza con coloro che sono del Signore e allora succede quello che Giovanni descrive così:
“Sono usciti di mezzo a noi, perché non erano dei nostri; perché se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma ciò è avvenuto perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri”
(1Gv 2:19)
Non dobbiamo concludere che ad ogni fuoriuscita di persone da una chiesa locale ciò significa che quelle persone non erano veri credenti, non fraintendiamo. Ma è una possibilità e accade!
Sovente invece la maschera rimane fino alla fine, e questi ingannano molti con la loro apparente spiritualità, oltre ad illudere se stessi. Proprio a questo proposito il Signore si espresse con parole davvero gravi:
“Molti mi diranno in quel giorno: «Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in nome tuo molte opere potenti»? Allora dichiarerò loro: «Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!»”
(Mt 7:22-23)
Sotto varie etichette di chiesa e di cristianesimo, ci sono “molti” (parole di Gesù) che non sono mai “nati di nuovo”: il problema è qui.
Del resto, perché tanti problemi, divergenze, confusione dottrinale, immoralità e molto altro ancora da parte di coloro che, professandosi di Cristo, dovrebbero risplendere nelle tenebre di una società secolarizzata?
Nei confronti di un mondo incredulo e di una cristianità frastornata e confusa, non dobbiamo stancarci di dire, anche nelle nostre sale di culto: “BISOGNA che nasciate di nuovo”.
Ben aveva compreso l’importanza di quanto diciamo il Conte Piero Guicciardini, al punto da voler far ricordare la propria nuova nascita sulla lapide posta sul luogo dove venne sepolto:
…nacque nel 1808,
nacque di nuovo nel 1836,
si addormentò nel Signore
nel 1886, vive, risusciterà…!