Il Signore, il tuo Dio, farà cadere tutte queste maledizioni sui tuoi nemici e su quelli che di avranno odiato e perseguitato”
(Deuteronomio 30:7)
Con il Regio Decreto n. 1728, firmato dal re Vittorio Emanuele III e controfirmato dal “Duce” Benito Mussolini, il 17 novembre 1938, si completava l’orribile disegno nazifascista della discriminazione razziale (e religiosa!!) contro il popolo ebraico, che era già stato iniziato con il R.D. 1390 del 5 settembre dello stesso anno, intitolato “Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola” e che escludeva tutti gli Ebrei (sia come alunni che come docenti) da tutte le scuole del Regno d’Italia, di ogni ordine e grado. Leggere il testo e il linguaggio di questi due Regi Decreti fa accapponare la pelle, perché frutto di un odio immotivato nei confronti di un popolo colpevole soltanto di aver cercato nei secoli di mantenere intatta la propria identità etnica, sociale, culturale e religiosa. Oggi non si è ancora giunti ad emanare leggi o decreti di pari gravità, ma le sempre più frequenti espressioni e manifestazioni di avversità, talvolta di odio, nei confronti del diverso, dello straniero e, ahimé ancora, anche dell’ebreo, rivelano come certi sentimenti di repulsione e di discriminazione stiano risorgendo.
Vale la pena di ricordare, usando due definizioni che sintetizzano efficacemente la storia della rivelazione di Dio all’uomo, che, se la Chiesa è il popolo celeste (vedi, in questo stesso numero, articolo da pag. 436), Israele è il popolo terrestre di Dio. Purtroppo sia la chiesa cattolica che alcune delle chiese uscite dalla Riforma hanno considerato, e continuano a considerare, Israele escluso per sempre dai progetti divini nella storia, attribuendo ad un intero popolo quella che fu in realtà la responsabilità di una sola generazione nella crocifissione di Gesù. Con tristezza dobbiamo riconoscere che proprio i sostenitori di questa distorsione storica hanno sparso a larghe mani i semi dell’antisemitismo.
Eppure l’insegnamento della Parola di Dio è chiaro. Paolo afferma infatti che “per quanto concerne l’elezione (gli Ebrei) sono amati a causa dei loro padri, perché i carismi e la vocazione di Dio sono irrevocabili” (Ro 11:28-29). Sappiamo dalla Parola che Israele sarà sempre più oggetto dell’odio e del disprezzo delle nazioni, ma sappiamo anche che verrà il giorno in cui “tutto Israele sarà salvato, così come è scritto: «Il liberatore verrà da Sion. Egli allontanerà da Giacobbe l’empietà; e questo sarà il mio patto con loro, quando toglierò via i loro peccati»” (Ro 11:26-27).
E non dimentichiamo che chi odia e perseguita Israele, con un persistente atteggiamento da nemico, si espone al giudizio di Dio.
Nel ricordo di una pagina buia della storia del nostro Paese ed operando perché non si ripeta, continuiamo a condividere con Paolo la sofferenza e l’amore per il suo popolo (Ro 9:1-5), desiderando che un sempre maggior numero di Ebrei della nostra generazione riconoscano in Gesù il Messia promesso.