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La fama di Gesù nella storia


Fra tutti i personaggi storici che si sono affacciati sulla scena del mondo, certamente Gesù Cristo è quello che più di ogni altro ha fatto parlare di sé, e non certo perché andasse a “
caccia di gloria”, anzi, la sua vita terrena è stata costellata di umiltà e abnegazione a cominciare dalla stalla che l’ha visto nascere fino alla croce che l’ha visto morire.

Sia lodato però il Signore perché poi è risorto dalla morte per la salvezza di tutti coloro che pongono in lui la loro fede per essere salvati, infatti “di lui attestano tutti i profeti che chiunque crede in lui riceva il perdono dei peccati mediante il suo nome” (At 10:43), e Paolo, in un famoso discorso che fece nell’Areopago di Atene disse che


“Dio…passando sopra i tempi dell’ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, perché ha fissato un giorno nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell’uomo che egli ha stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti risuscitandolo dai morti

Atti 17:30-31

Come e perché Gesù ha fatto parlare tanto di sé lo dicono chiaramente gli Evangeli e chiunque li legge senza prevenzione, scoprirà subito che la storia non poteva assolutamente sorvolare su un personaggio che oltre a compiere molti miracoli, ha pronunciato delle parole – sia in conversazioni a tu per tu che davanti a grandi folle – che hanno colpito così profondamente gli ascoltatori al punto che giustamente sono riconosciute immortali. Lui stesso del resto affermò che le sue parole non sarebbero tramontate mai:


“Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeran
no”

Mt 24:35

Fra le sue tante affermazioni, ne ho quindi scelta una che desidero sottoporre alla vostra attenzione. Però, per meglio comprendere la profondità di questo suo dire, è bene esaminare anche lo sfondo di quell’episodio, che del resto è realmente avvenuto ed è descritto nel Vangelo di Luca (19:1-10).

Gesù sta attraversando la città di Gerico ed è diretto a Gerusalemme ove sa – lo aveva anticipato lui stesso più volte ai suoi discepoli – che sarà arrestato, “processato” con un processo-farsa architettato dal Sinedrio dei Giudei, condannato da Pilato su istigazione sempre del Sinedrio e infine crocifisso, per risuscitare poi vittorioso sulla morte.

Restando almeno per un attimo sulla risurrezione fisica di Gesù dalla morte, ecco quello che a tal riguardo scriveva l’apostolo Paolo:

“«O morte, dov’è la tua vittoria? O morte, dov’è il tuo dardo?» Ora, il dardo della morte è il peccato, e la forza del peccato è la legge; ma ringraziato sia Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo

1Co 16:55-57

e questa vittoria è schiacciante perché egli è risuscitato vittorioso sulla morte!!! Gloria a Dio.

Un uomo e il suo desiderio

Tornando adesso all’episodio descritto da Luca (19:1-10), leggiamo che Gesù stava attraversando la città di Gerico e, quando giunge all’altezza dell’albero ove sa di incontrare Zaccheo, alza gli occhi in alto e vede che su quell’albero c’è “appollaiato” un uomo il quale, incurante della folla che probabilmente lo derideva, è salito lassù per vedere Gesù.

Quest’uomo si chiamava Zaccheo ed era salito su un albero perché, essendo piccolo di statura, probabilmente a mala pena riusciva ad arrivare con lo sguardo al di sotto delle spalle della gente. Ma il desiderio di vedere Gesù evidentemente era molto forte perché sicuramente aveva sentito parlare dei tanti miracoli e dei discorsi che il profeta di Nazaret aveva fatto, e avrà anche saputo che Gesù più volte aveva redarguito severamente quelle persone (i farisei innanzitutto) che non perdevano occasione per additare con disprezzo la categoria cui apparteneva Zaccheo (vedi Luca 18:9-14). Perciò, la curiosità di vedere Gesù aveva indotto Zaccheo a fare quello che forse non avrebbe mai immaginato di fare per nessun altro, cioè arrampicarsi su un albero per vederlo.

Ma probabilmente “la scalata” di Zaccheo non passò inosservata benché, per vedere Gesù, Zaccheo avesse “giocato d’anticipo”, infatti leggiamo che


“corse avanti e salì sopra un sicomoro, perché egli
[Gesù] doveva passare per quella via”

Lu 19:4

Quindi, se “l’arrampicata di Zaccheo” fu notata da qualcuno – e ciò è quasi certo – e dato che la categoria degli esattori delle tasse (di cui Zaccheo era addirittura il capo) era considerata disonesta e impura a causa dei frequenti contatti che avevano con gli invasori romani, ai quali versavano le tasse del popolo, non dovremmo meravigliarci se Zaccheo fosse stato oggetto di pesanti sberleffi da parte dei suoi concittadini dai quali lui e i suoi colleghi prelevavano non solo il dovuto (le tasse) ma somme maggiori che poi disonestamente infilavano nelle loro tasche.

Quando però Gesù vide Zaccheo su quell’albero, non si comportò come gli altri, non lo derise, ma si rivolse a lui con parole che nessuno avrebbe immaginato, specialmente i formalisti religiosi e ipocriti che avevano un “metro” del tutto personale e che li faceva sentire a posto con Dio (Lu 18:9-14). Perciò, quando Gesù disse a quell’esattore delle tasse – fra lo stupore generale – “Zaccheo, scendi, presto, perché oggi devo fermarmi [alloggiare] a casa tua” (Lu 19:5), Zaccheo scese subito dall’albero e senza pensarci su due volte accolse Gesù con gioia (Lu 19:6).

Quelle parole di Gesù, rivolte a un uomo che rappresentava un’intera classe di “peccatori” stando al giudizio dei farisei, suscitarono un vespaio di critiche da parte, appunto, dei farisei e di tutti coloro che non avrebbero mai immaginato che Gesù, il grande Maestro, andasse ad alloggiare nientemeno che nella casa di un noto peccatore, infatti


tutti mormoravano, dicendo: «È andato ad alloggiare in casa di un peccatore!»”

Lu 19:7

Un uomo e il suo cambiamento

Comunque, a Zaccheo evidentemente non interessava affatto l’opinione che la gente stava esprimendo, mentre criticava a voce bassa il Signore, perché, incurante di quello che la gente stava mormorando, accolse con gioia il Signore col quale deve poi avere avuto una conversazione estremamente proficua che lo condusse al ravvedimento e alla conversione a Cristo. Ciò lo possiamo dedurre dal cambiamento radicale che avvenne nella vita di Zaccheo e che venne evidenziato dalle parole che rivolse al Signore Gesù:

“Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo il quadruplo”

Luca 19:8

Nel dire questo, Zaccheo disse al Signore che avrebbe dato la metà dei suoi beni a quella povera gente che fino a poco prima aveva pensato solo a “spolpare”. Ma egli andò ben oltre, dicendo che avrebbe restituito addirittura il “quadruplo” di tutto il denaro che aveva guadagnato disonestamente. Questa sua incredibile decisione trascendeva – e di molto – perfino quanto era stabilito nella legge di Mosè, che prescriveva una riparazione notevole in caso di furto:

Se il furto, bue o asino o pecora che sia, gli viene trovato vivo nelle mani [nelle mani del ladro], restituirà il doppio… Se uno affida al suo vicino del denaro o degli oggetti da custodire, ed essi siano stati rubati dalla casa di quest’ultimo, se il ladro si trova, restituirà il doppio”

Es 22:4, 7

Quindi Gesù comprese chiaramente che quelle parole di Zaccheo non erano frutto di semplice ed estemporanea emotività, ma provenivano da un cuore sinceramente ravveduto e pentito per i peccati commessi (avidità, appropriazione indebita, furto) e desideroso di avere con Cristo una vita nuova, perciò Gesù gli rispose con una frase che deve far riflettere sia colui che si crede un “santo” (perché osserva i precetti di una religione) e sia colui che pensa di essere caduto troppo in basso per “meritare” una parola di perdono da parte del Cristo. Gesù infatti disse a Zaccheo e ai tanti ipocriti lì presenti:


“Oggi la salvezza è entrata in questa casa… perché il Figlio dell’uomo
[Gesù Cristo] è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto”

(Lu 19:9-10).

Queste straordinarie parole di Gesù ebbero l’effetto di zittire i critici di Gesù e diedero una profonda gioia a Zaccheo che qui rappresenta ogni peccatore che si ravvede del proprio peccato, lo confessa e si converte a Cristo, realizzando (nel senso più bello del termine) un cambiamento radicale nella propria vita, cambiamento che forse lui stesso non avrebbe mai immaginato e che produsse dei risultati pratici inimmaginabili anche a favore delle persone che fino a poco tempo prima erano state “legalmente” defraudate dall’avido Zaccheo!

Ogni uomo… ricercato

Adesso però vediamo un po’ più da vicino queste meravigliose parole di Gesù.

In primo luogo, il Signore afferma senza tema di equivoci che lo scopo principale della sua venuta non è stato quello di compiere degli straordinari miracoli oppure quello di insegnare a comportarci bene o – ancora – quello di pronunciare dei bellissimi discorsi morali in modo da “elevare lo spirito umano”.

No! Gesù non è venuto per questi motivi e non dobbiamo neanche pensare che egli sia venuto per darci un esempio di vita così che noi potessimo vivere da “brave persone”. Se così fosse, il Signore avrebbe fatto un colossale fallimento, perché noi uomini – nonostante tutta la nostra “buona volontà” – siamo capaci di fare soltanto delle imitazioni estremamente scialbe del Signore. Il vero scopo della venuta di Gesù Cristo è stato quello di cercare, e cercare chi? Cercare ogni uomo, cioè cercare persone come me e come ciascuno di noi. Naturalmente si cerca qualcosa quando quel qualcosa è perduto, perché questa è in realtà la condizione di ogni uomo. L’uomo è perduto, l’uomo si è smarrito dal momento che ha disubbidito a Dio, e questo concetto è esposto chiaramente nella Scrittura, quando il profeta Isaia, nel descrivere l’opera futura del Messia, così scriveva:


Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi [uomini] seguiva la propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui [sul Messia] l’iniquità di noi tutti”

Is 53:6 

Gesù è venuto a cercare l’uomo, ma è venuto anche per salvare l’uomo, e salvarlo da che cosa? Da un lato è venuto a salvarlo dalle conseguenze del suo egoismo che lo condurrà inesorabilmente in una sorta di autodistruzione morale e materiale, ma soprattutto è venuto per salvarlo dalla morte spirituale, dall’eterna separazione da Dio, e ciò non attraverso la “meritocrazia”, perché l’uomo non potrà mai soddisfare la giustizia e la santità di Dio. Allora questa salvezza Dio ce la offre in dono, un dono della sua grazia:


“Infatti è
per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi: è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti”

Ef 2:8-9

Il “povero” Zaccheo, benché fosse materialmente ricco, non aveva certo meriti da presentare a Dio, esattamente come me e te, ma quando la grazia di Dio lo trovò, accolse subito il Signore Gesù nella sua vita e, in conseguenza di ciò, Zaccheo fu salvato dal Signore ed ebbe un incredibile e radicale cambiamento di vita.  

Ora, riflettendo su questo episodio, sto pensando che forse proprio oggi il Signore Gesù è giunto al termine della sua ricerca di qualcuno di noi e gli sta dicendo, come ha detto a Zaccheo:


“Scendi, presto, perché oggi devo fermarmi
[alloggiare] a casa tua”      Luca 19:5

Allora, facciamo come ha fatto Zaccheo, accogliamo ora Gesù, accogliamolo con gioia in casa nostra, cioè nella nostra vita, e la casa nostra (la nostra vita) non importa quanto oggi possa essere sudicia e fatiscente, diventerà candida, pura e risplendente, perché se ci pentiamo del nostro peccato e chiediamo al Signore Gesù di salvarci, egli ci salverà oggi stesso, infatti egli ci ricorda che:


“anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana”

Is 1:18