Uno sfogo comprensibile
La storia di Giobbe ci parla di sofferenza. Quest’uomo aveva perso i suoi figli, i suoi beni e infine la salute.
Su Giobbe sono state dette tante cose, sono stati scritti tanti libri e commentari. Io vorrei soffermarmi sulla figura di sua moglie, della quale moglie si parla solamente al capitolo 2 del libro di Giobbe, dai versetti 8 a 10.
L’apostolo Paolo disse: “Perciò, o uomo, chiunque tu sia che giudichi, sei inescusabile; perché nel giudicare gli altri condanni te stesso” (Ro 2:1). Alla luce di questo versetto vorrei analizzare la storia della moglie di Giobbe.
Questa donna, di cui non ci viene detto il nome, viene presentata nel testo dopo che Giobbe è stato colpito da Satana con “un’ulcera maligna dalla pianta dei piedi alla sommità del capo”
(Gb 1:7). Vedendo suo marito seduto nella polvere che si grattava con un coccio lei scoppia letteralmente e gli dice: “Ancora stai saldo nella tua integrità? Ma lascia stare Dio, e muori!” (2:8-9).
Non solo Giobbe, ma anche lei…
Personalmente ho sempre dato più attenzione alla sofferenza di Giobbe, e ho ignorato completamente che anche lei stesse soffrendo per le conseguenze dei mali che Satana stava causando nella vita di suo marito. Ho sempre giudicato in maniera negativa la risposta di questa donna, e su questa base ho inserito questa donna nella categoria degli “esempi negativi”.
Ma ho tralasciato di riflettere sul fatto che anche lei, dopo tutto, è stata travolta da queste prove insieme a suo marito. La realtà è spesso molto lontana dalla perfezione: nessuno di noi è perfetto, e non lo è stata neanche la moglie di Giobbe.
In queste sue parole leggo ora uno sfogo dovuto a tanto dolore, dopotutto aveva perso dieci figli anche lei, aveva perso anche lei tutti i beni, e si sentiva ormai prossima a perdere anche suo marito!
Lei era stata la moglie del più grande uomo d’Oriente e ora vede suo marito ammalato sul letto di morte. Immaginiamo un attimo la scena. Giobbe era conciato piuttosto male, emanava un cattivo odore e non era facile persino per coloro che lo amavano stargli vicino, Giobbe stesso dirà più avanti: “Il mio fiato ripugna a mia moglie …” (Gb 19:17).
Di fronte a questo scenario, lei ha sicuramente un momento di debolezza e di disperazione.
Chi di noi non ha avuto un attimo di debolezza?
Chi di noi nella sofferenza non ha pensato o detto cose sciocche dettate dallo sconforto?
Certo che questa non è una giustificazione, ma in molte occasioni dovremmo imparare ad andare aldilà delle parole, e non giudicare chi soffre. Siamo davvero sicuri di non poter imparare nulla da questa donna senza giudicarla?
Certo, se guardiamo alle sue azioni e non solo alle sue parole. Prima di tutto dobbiamo osservare che lei è rimasta tutto il tempo a fianco di Giobbe, suo marito, quando nessuno poteva più stare vicino a lui (Gb 19:13-22).
Se poi leggiamo fino alla fine la storia di questo libro, notiamo che lei ha perseverato accanto a Giobbe fino alla fine.
È rimasta con lui nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia fino alla fine, e così è stata benedetta insieme a lui. Infatti la Bibbia ci dice che Dio ristabilì Giobbe, dandogli il doppio di tutto ciò che aveva prima, anche dandogli altri figli (Gb 42:10-17), sì, anche a lei. Infine al capitolo 42 vediamo che Dio rimprovera gli amici di Giobbe, ma non troviamo un solo rimprovero contro sua moglie.
È vero, ha avuto il suo momento di debolezza dettata dalla disperazione e dallo scoraggiamento, ma è rimasta accanto a lui e ha ripreso le sue forze attraverso la pietà e la devozione di suo marito. Pur non essendo stata una protagonista nella Bibbia, è riuscita a insegnarci che essere “una sola carne” con il marito vuol dire rimanere accanto a lui in ogni momento.
Una riflessione finale
Anche se siamo nati di nuovo, siamo ancora nella carne e tutti noi abbiamo le nostre debolezze con le quali fare i conti ogni giorno. Leggendo e analizzando questa storia nella Bibbia, possiamo vedere che forse questa donna voleva solamente vedere il suo coniuge libero dai tormenti. Probabilmente non erano quelle le parole delle quali il marito aveva bisogno in quel momento e quelle parole non sono state sicuramente edificanti per Giobbe, il quale glielo fece notare molto chiaramente (“Tu parli da donna insensata”).
Anche io mi chiedo come moglie cristiana quante volte non sono stata un aiuto per mio marito nei momenti di difficoltà e di tentazione. Quante volte non ho esortato mio marito a comprendere ciò che Dio ci stesse dicendo, e ciò che Dio stesse facendo nella prova con noi? Ma Dio è fedele e non cessa mai di essere un Padre amorevole, e di essere il buon Pastore che ha cura delle sue pecore.
Infine, quanto al non giudicare è proprio Giobbe che ci fornisce un bell’esempio. Non le dice “Tu sei una donna insensata”, ma “Tu parli da donna insensata”, come se volesse aggiungere
“… che in realtà tu non sei!”. Ecco cosa significa riconoscere un cattivo comportamento e non giudicare chi lo ha messo in pratica. Rialziamoci gli uni gli altri con spirito di mansuetudine!
Preghiera
Signore aiutami a non giudicare chi è nella sofferenza. Aiutami a sostenere, a incoraggiare e a edificare coloro che soffrono. Fa che io possa essere come Eliu. Ci sono tante persone che stanno passando un momento difficile e hanno bisogno dell’amore di Dio, fa’ che conoscano quanto tu li ami veramente. Aiutami Signore ad avere una fede vera, che possa trasformarmi e che possa raggiungere gli altri per la tua gloria. Signore fa’ che le mie labbra possano portare verità, amore e gentilezza a coloro che mi circondano, affinché possano respirare il buon profumo di Cristo attraverso di me. Amen.