La crisi energetica e le conseguenti restrizioni forse limiteranno il riaccendersi di tante delle migliaia di stelle che ogni anno illuminano in questo mese le strade e le piazze delle città, i giardini e i balconi delle case. Un’antica tradizione popolare, priva di qualsiasi supporto scientifico, ha trasformato la stella vista dai magi “in Oriente” in una stella cometa, con tanto di coda e cinque punte. Alcuni pensano che la stella, evocata da Matteo nel suo Vangelo, fosse in realtà una congiunzione planetaria, ma si tratta di un’ipotesi insostenibile perché un fenomeno celeste di questo genere non avrebbe potuto ripetersi nella stessa forma a distanza di tanti mesi. Infatti la prima apparizione della stella fu osservata dai magi mentre erano ancora in Oriente, probabilmente in Mesopotamia, mentre la seconda avvenne, molto tempo dopo, per guidarli da Gerusalemme fino alla casa di Betlemme dove Maria e Giuseppe erano andati ad abitare con il loro bambino, prima del ritorno a Nazaret (Mt 2:9-10). Ma perché – mi chiedo – dobbiamo escludere l’ipotesi più plausibile, cioè quella di un evento soprannaturale? Di un segno miracoloso da parte di Dio, per rivelare anche ad altri popoli la venuta nel mondo del Messia? Per altro, non si può escludere che i magi, studiosi di astronomia, fossero stati incoraggiati ad attendere la nascita del “re dei Giudei”, dalla conoscenza delle parole del profeta moabita Balaam: “Lo vedo, ma non ora; lo contemplo, ma non vicino: un astro sorge da Giacobbe, e uno scettro si eleva da Israele” (Nu 24:17).
Ma, mentre il mondo è concentrato su quella stella e la rappresenta nei contesti più diversi, è verso un’altra stella che la Parola di Dio attira la nostra attenzione e incoraggia la nostra fede, la nostra speranza, la nostra attesa: “Abbiamo inoltre la parola profetica più salda: farete bene a prestarle attenzione, come a una lampada splendente in luogo oscuro, fino a quando spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori” (2P 1:19).
Vivendo in un “luogo oscuro”, efficacissima e sintetica descrizione di un mondo sempre più alla deriva dove trionfa la parola “crisi” (crisi energetica, crisi climatica, crisi sanitaria, crisi alimentare, crisi demografica, crisi economica, crisi sociale, crisi politica…), siamo esortati a concentrare la nostra attenzione sulla “lampada splendente” della Parola di Dio che, particolarmente in tempi difficili come questi, è l’unica parola “salda” (cioè: ferma, sicura, stabile) che, oltre a orientare le nostre scelte, ci incoraggia, ci consola e nutre quotidianamente la nostra speranza.
Quale speranza?
La speranza di vedere l’oscurità, che attualmente ci avvolge, dissolversi per il sorgere della “stella del mattino”. Ma, questa, sarà una stella ben diversa da quella vista dai magi. Infatti, mentre quella annunciava la venuta del Messia, questa sarà il Messia stesso: “IO SONO la lucente Stella del mattino” (Ap 22:16). La sua apparizione costituirà per i suoi discepoli la fine della loro attesa, la realizzazione della loro preghiera (“Venga il tuo regno!”), l’inizio del glorioso giorno eterno nel quale Gesù Cristo stesso risplenderà nella vita dei suoi.
È con riconoscenza che guardiamo alla stella apparsa duemila anni fa in Oriente, per annunciare che il Messia Redentore era disceso dal Cielo con lo scopo di donare “sé stesso per noi per riscattarci da ogni iniquità”, ma ora il nostro sguardo deve essere rivolto al futuro, “aspettando la beata speranza della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù” (Ti 2:13-14).
Quando questo accadrà, la parola “crisi” scomparirà dal nostro vocabolario, perché al sorgere della “lucente Stella del mattino” ogni oscurità sarà dissolta e “non ci sarà più notte” (Ap 22:5).