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Di un uomo ci viene detto che seguì il Signore “pienamente” (Nu 14:24; De 1:36; Gs 14:8, 9, 14) e “fedelmente” (Nu 32:12): Caleb, un discepolo che espresse la sua fede attraverso un’obbedienza totale a Dio e il dono totale di sé stesso.

A Kadès-Barnéa, il popolo era arrivato ai confini della terra promessa. Mosè inviò dodici esploratori (Nu 13:1-16), che ritornarono con dei frutti e un grappolo d’uva talmente pesante che dovevano portarlo in due. Dieci esploratori misero in evidenza tutti gli aspetti negativi del paese, mentre Caleb e Giosuè riferirono solo gli aspetti positivi. Si resero protagonisti di una scelta controcorrente: avevano visto, sì, i nemici e le difficoltà, ma vedevano anche i tanti aspetti positivi ed è quelli che misero in evidenza, perché sapevano quanto il pessimismo sia contagioso e possa trascinare (come purtroppo accadde) anche gli altri a compiere scelte sbagliate

Anche noi, davanti alle difficoltà della vita, non dobbiamo fermarci e, se anche vi è qualcuno intorno a noi che si ferma, non dobbiamo lasciarci contagiare: dobbiamo proseguire, andare avanti, guardare alle benedizioni del Signore che è possibile intravvedere anche in mezzo alle prove.

Così davanti ai mormorii del popolo che aveva prestato orecchio soprattutto al pessimismo dei dieci esploratori, Caleb esclamò: “Saliamo pure e conquistiamo il paese, perché possiamo riuscirci benissimo” (Nu 13:30). Davanti al popolo che “gridò sgomento, alzò la voce e pianse”, Caleb perseverò nel suo andare controcorrente: “Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese buono, molto buono. Se il Signore ci è favorevole, ci farà entrare in quel paese e ce lo darà: è un paese dove scorre il latte e il miele. Soltanto non vi ribellate al Signore e non abbiate paura del popolo di quel paese… perché IL SIGNORE È CON NOI, non li temete” (Nu 14:6-9). Se davvero crediamo che il Signore è con noi in ogni situazione della vita, gli ostacoli non ci paralizzeranno e, anche se altri dovessero andare indietro a causa della loro poca fede, noi andremo avanti. Quando ci troviamo a Kades-Barnea e i problemi che la vita ci propone ci sembrano giganti che impediscono il nostro cammino come città fortificate e inespugnabili, ricordiamoci che seguire “pienamente” il Signore significa non fermarsi, significa andare avanti mentre gli altri indietreggiano.

Dio decise che nessuno di quelli che erano usciti dall’Egitto sarebbe entrato nel paese, tranne Caleb e Giosuè (Nu 14:29-30): erano pronti a entrare in possesso della terra promessa da Dio, ma si videro costretti a tornare indietro. Chiunque di noi al loro posto avrebbe gridato: “Non è giusto! Perché tutto questo tempo perso per colpa di altri se io ero già pronto?”. Ma Caleb, anche se fu costretto a vivere quegli anni terribili in cui “i cadaveri di quelli che peccarono caddero nel deserto” (Eb 3:17), seguì “fedelmente” il Signore, cioè si affidò totalmente a lui. Noi viviamo in tempi indubbiamente difficili, nei quali la corruzione morale e spirituale ha superato ogni limite, tempi nei quali anche la Chiesa è sottoposta agli attacchi del Nemico. L’esempio di Caleb ci incoraggia ad avere piena fiducia nel Signore, guardando avanti anche in tempi difficili. Al momento di prendere possesso della sua eredità Caleb disse a Giosuè: “Il Signore mi ha conservato in vita come aveva detto” (Gs 14:10). La perseveranza nel lungo cammino fu conseguente alla sua piena fiducia nella cura di Dio per lui. Sono certo che ogni giorno, in quei lunghi trentotto anni vissuti nel deserto, Caleb abbia pensato alla promessa di Dio: “tu vedrai il paese” (De 1:36). Camminava nel deserto, ma aveva lo sguardo rivolto verso quel “paese buono, molto buono”! Ecco il motivo della perseveranza: non guardare al deserto nel quale camminiamo, non guardare a chi intorno a noi cade, non lasciarsi sopraffare dalle difficoltà, ma guardare al Signore, seguire lui e vedere sempre ogni giorno, al di là del deserto, il Paese promesso.