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Questioni d’altri tempi?

Anni fa con mia moglie visitai i miei cognati a Cambridge, nella bella Inghilterra. Fra le tante emozionanti esperienze conservo vivo il ricordo di una libreria in cui era possibile acquistare testi antichi. L’odore della carta suscitava un certo fascino e in quel piccolo negozio si respirava un’aria d’altri tempi. Acquistai due volumi che risalivano al XIX secolo: una Bibbia e una copia de “Il pellegrinaggio del cristiano” di John Bunyan. In particolare, le dediche riportate nelle pagine iniziali dei due volumi fecero presa sulla mia coscienza. In quelle poche righe traspariva il credo dei due donatori e l’amore avuto per i destinatari.

Fu in quel momento che compresi con maggiore consapevolezza l’importanza delle pagine scritte ma anche tutto ciò che vi stava dietro: il divino Autore del Libro, i fedeli uomini di Dio che scrissero dei buoni libri e i possessori di quei testi, che con la testimonianza scritta di proprio pugno avevano lasciato una traccia nella storia.

Sappiamo che il XXI secolo è sempre più caratterizzato dalla digitalizzazione, ha ancora senso parlare di testi e volumi cartacei?

Ha ancora senso in un’epoca in cui sembra non esserci più il bisogno di “toccare con mano” i pensieri e i decreti di Dio riportati in una Bibbia di carta o i pensieri di autori consacrati che, seppur con molti limiti e in modo imperfetto, hanno cercato di diffondere il sapere del Dio nel quale avevano creduto e sperato?

Quanto è importante che i credenti continuino ad essere gli “ultimi sopravvissuti” di una generazione che ha smesso di aver cura di un patrimonio che non ha eguali ancora oggi?

Un’emozione unica

Lo scrittore e giornalista esperto di islam e Medio Oriente, Magdi Cristiano Allam, ha dipinto un’immagine suggestiva di ciò che il Corano rappresenterebbe per i musulmani: “Il Corano per i musulmani è Allah stesso che s’invera e si sostanzia in questo testo sacro […] l’islam è la religione del dio Allah che si fa testo e che si «incarta» nel Corano. […] Il Corano è Allah stesso, della stessa sostanza di Allah, opera increata al pari di Allah”1.

La Bibbia è qualcosa di molto diverso dalle pretese del Corano e dell’islam. Pur essendo la rivelazione speciale di Dio racchiusa in sessantasei documenti ispirati dallo Spirito Santo, si distingue dal suo Autore.

I cristiani non adorano la Bibbia, adorano il Dio della Bibbia, ma l’approccio con la Parola di Dio scritta dovrebbe essere fra le priorità più importanti. Difatti, il processo dell’Ispirazione della Bibbia ha del miracoloso. Nell’Ispirazione, è avvenuto un intreccio misterioso e soprannaturale fra la personalità unica del Dio che si è fatto conoscere e le caratteristiche personali e distintive di ciascun autore umano. Questo fa sì che leggere e studiare la Bibbia è un’emozione unica e variegata. In un certo senso, per mezzo delle pagine scritte, il lettore compirà un “viaggio” affascinante insieme ai narratori biblici: i profeti, gli apostoli, i poeti e gente comune. 

Il lettore scoprirà il volere del Dio vivente e vero delle Scritture attraverso gli uomini che “… hanno parlato da parte di Dio perché sospinti dallo Spirito Santo” (2P 1:21). 

Nel comprendere Dio sempre meglio, il lettore, mediante la lettura e lo studio, conoscerà il carattere determinato di Pietro (2P 1:12-15), la profondità dei ragionamenti di Paolo (2P 3:15-16), l’umiltà di Mosè (Nu 12:3) e le specifiche peculiarità di tutti gli altri autori ispirati. Ma ad un livello più alto il lettore sperimenterà attraverso dei semplici fogli di carta il Dio che ha creato l’universo e lo domina con potenza, il Dio che si rivela e trasforma la vita di coloro che riconoscono la supremazia della Parola scritta:

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2Ti 3:16-17; cfr. 2Ti 3:15; Sl 138:2).

Il valore del Libro

In uno dei passi più noti della Bibbia, subito dopo la morte di Mosè, il Signore disse a Giosuè: “Questo libro della legge non si allontani mai dalla tua bocca, ma meditalo giorno e notte; abbi cura di mettere in pratica tutto ciò che vi è scritto; poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai” (Gs 1:8).

In definitiva, la benedizione di Dio per Giosuè sarebbe arrivata attraverso le pagine di un libro. Il legame stretto fra il Dio che si mostrava a Giosuè, i riferimenti che riguardavano il “libro” e ciò che vi era “scritto” è impressionante. Quel libro, le “pagine” scritte da Mosè, esprimeva in tutta la sua forza il pensiero e la volontà di Dio. In tutta la Bibbia la questione del “Libro” assume un ruolo di primissimo piano:

  • Dio stesso consegnò a Mosè le tavole della testimonianza “… scritte con il dito di Dio” (Es 31:18); 
  • per ordine del Signore Mosè avrebbe dovuto scrivere gli straordinari eventi che Israele stava sperimentando nel deserto (Es 17:14); 
  • il futuro re d’Israele, profetizzato secoli prima, avrebbe dovuto scrivere una copia della legge di Mosè per uso personale, avrebbe dovuto leggerla tutti i giorni e temere il Signore in modo tale da riceverne la benedizione (De 17:18-20); 
  • il bene del popolo di Dio sarebbe dipeso dalle parole “… scritte in questo libro” (De 28:58); 
  • quando al tempo del re Giosia venne ritrovato nel tempio il libro della legge del Signore, le parole scritte in quel prezioso documento trasformarono la vita del sacerdote, del segretario del re, del re Giosia e dell’intero popolo di Giuda (cfr. 2Re 22-23); 
  • Esdra era un uomo “… esperto nei comandamenti e nelle leggi dati dal Signore a Israele” (cfr. Ed 7:10-12). Il suo ministero per il popolo era incentrato interamente sul Libro: “Egli lesse il libro sulla piazza che è davanti alla porta delle Acque, dalla mattina presto fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne, e di quelli che erano in grado di capire; e tutto il popolo tendeva l’orecchio, per sentire il libro della legge” (Ne 8:3); 
  • il Salmo 119 descrive la suprema esaltazione della Parola di Dio scritta: “Oh, quanto amo la tua legge! È la mia meditazione di tutto il giorno” (v. 97); 
  • di Gesù fu scritto “nel rotolo del libro” (Sl 40:7; Eb 10:5-7); 
  • nella sinagoga di Nazaret al Signore “fu dato il libro del profeta Isaia …” e Gesù “… aperto il libro, trovò quel passo dov’era scritto …” (cfr. Lu 4:16-30); 
  • il Nuovo Testamento menziona il libro di Mosè (Mr 12:26), il libro di Isaia (Lu 3:4), il libro dei Salmi (Lu 20:42; At 1:20), il libro dei profeti (At 7:42), le Scritture nella loro interezza (2Ti 3:16; Ro 1:2; 16:26);
  • sin dalla sua infanzia Timoteo aveva “… avuto conoscenza delle sacre Scritture …” (2Ti 3:15). 

Di fronte a questi riferimenti biblici è utile domandarsi se le versioni digitali della Bibbia possano essere equiparate a quelle cartacee o se, addirittura, siano in grado di sostituirle. Sappiamo che i manoscritti originali dei diversi autori ispirati non ci sono più, sappiamo che per molti secoli la Parola del Signore è stata meticolosamente copiata a mano fino all’invenzione della stampa a caratteri mobili avvenuta con Gutenberg e che fu una delle più grandi invenzioni che siano mai state fatte (1450 circa).

Oggi, oltre a quella cartacea, abbiamo la Bibbia in formato digitale e in più versioni. Non è forse giunto il tempo di sostituire i fogli di carta con i più moderni e sofisticati dispositivi elettronici?

A questo proposito, ho trovato stimolanti le riflessioni di un autore britannico:

“… i libri fanno la storia e la storia fa i libri. E i libri, nel caso lo dimenticassimo, sono fatti di carta. […] Da Gutenberg in poi, siamo giunti a un’identificazione pressoché totale tra carta e libro, tanto che non siamo più in grado di pensarli separatamente: sono una coppia; è il matrimonio perfetto. Anche al giorno d’oggi… gli ebook e i dispositivi di lettura loro associati hanno finito con l’assomigliare sempre più a quelli cartacei in quanto a forma, dimensioni, sensazioni, offerte e funzionalità. […] Manca soltanto che inventino un ebook che odori anche come la carta… e lo scimmiottamento dei vecchi libri da parte dei nuovi sarà completo”2.

Non contestiamo a priori l’utilità della Bibbia o di altri scritti in formato elettronico, perché in determinate situazioni pratiche, o quando vengono compiute delle ricerche specifiche, avere a disposizione “in tempo reale” ciò che la Scrittura dice attraverso i dispositivi digitali, offre numerosi vantaggi. Ma non possiamo disconoscere la superiorità delle versioni delle Bibbie cartacee in termini di concentrazione, di valore e di benefici spirituali. 

Leggere e studiare la Bibbia direttamente sulle pagine scritte del Libro favorirà un più intenso rapporto con il Dio delle Scritture. Gli occhi avranno modo di avere una visuale più ampia del contesto di ciò che si sta leggendo, saranno in grado di individuare la collocazione dei versetti più conosciuti o le verità che spiccano di più, e questo favorirà una maggiore memorizzazione del pensiero del Signore; la mente assimilerà con maggiore tranquillità, senza la frenesia e le distrazioni dei “flussi digitali”, i contenuti dell’intero consiglio di Dio che si comprende versetto per versetto; la persona, avendo fra le mani la propria Bibbia, tornerà a più riprese su ciò che sta scritto e ne proverà gioia e benessere interiori.

I cristiani dovrebbero poter essere riconosciuti ancora oggi come “il popolo del Libro”.

La tua Bibbia personale

Ogni credente dovrebbe usare più versioni della Scrittura, cartacee e digitali, ma ogni credente dovrebbe possedere la sua Bibbia personale, quella fatta di carta a cui è particolarmente affezionato. Provo sempre una grande emozione quando vedo delle Bibbie vissute: ingiallite e invecchiate dall’uso, sottolineate con colori differenti secondo una logica ben definita e in cui compaiono delle note scritte con il fine di giungere, attraverso metodi pratici, a una migliore organizzazione dello studio personale. In fondo, quella Bibbia diventa la testimonianza di fede di una persona che ha vissuto intensamente con il Salvatore. In questo modo, il credente e la Bibbia diventeranno “una sola cosa” e questo favorirà una più efficace evangelizzazione nel mondo. Qualcuno ha detto: “Il mondo non legge la Bibbia, il mondo legge i cristiani”. È vero! Se il credente vivrà con passione la sua Bibbia, anche le persone del mondo saranno messe in condizione di scoprire “qualcosa” del Dio che salva. Quel Libro vissuto intimamente dal suo proprietario parlerà, in modo misterioso e miracoloso, a quelli che sono sulla via della salvezza e a quelli che sono sulla via della perdizione (cfr. 2Co 2:15-16).

 

  1. Magdi Cristiano Allam, Il Corano senza veli. MCA Comunicazione S.r.l. Unipersonale – Prima edizione, dicembre 2017, pagina 18.
  2. Ian Sansom, L’odore della carta – Una celebrazione, una storia, un’elegia. Gruppo editoriale Mauri Spagnol, aprile 2015 pagina 83.