Introduzione all’argomento
Dio si è rivelato in molti modi e, parlando dei suoi numerosi nomi composti e dei suoi titoli, bisogna tenere presente la loro importanza perché essi rivelano degli aspetti della sua adorabile persona dall’eternità in eternità e della sua opera passata, presente e futura.
Ogni nome o titolo con il quale egli è presentato nella Scrittura è una benedizione che vuole condividere con noi. Per questa ragione più conosceremo i suoi nomi e i suoi titoli, più conosceremo lui, e più conosceremo lui, più comprenderemo sempre meglio quello che egli ha fatto e può fare per noi. Egli si è rivelato in occasioni e circostanze particolari attraverso i nomi composti e i titoli che spiegano molto bene il motivo di questa rivelazione.
Prima di prendere in esame i nomi associati a El, “Dio” e a Yahweh, “Signore”, faccio un elenco, sommario, di alcuni titoli, soffermandomi su uno in particolare.
Nell’Antico Testamento Dio è menzionato con vari titoli, alcuni dei quali anche metaforici. Eccone alcuni: Re (Sl 5:2), Rocca (Sl 18:31), Torre (Pr 18:10), Giudice (Is 33:22), Liberatore (Sl 144:2), Redentore (Is 49:26), Legislatore (Is 33:22), Pastore (Sl 23:1) e il Potente di Giacobbe (Ge 49:24; Sl 132:2, 5; Is 49:26; 60:16) titolo molto “particolare” perché si riferisce al potere di Dio e al Patto stabilito con Abraamo e riconfermato con Isacco e poi con Giacobbe. Quest’ultimo titolo è menzionato per la prima volta in Genesi in cui è evidenziata la sovranità di Dio indipendentemente dalle avversità che Giuseppe aveva attraversato (Ge 49:22-24).
Qualche considerazione su: “Rifugio”. Il salmista Davide scriveva: “Dio è per noi un rifugio, una forza e un aiuto sempre pronto nelle difficoltà” (Sl 46:1). Le parole rifugio, forza e aiuto sono dei sinonimi che indicano la sorgente e l’efficacia di questa forza e protezione dal pericolo. La parola “rifugio” denota il riparo che si può trovare quando piove o un rifugio in montagna che ci protegge dalle intemperie o, purtroppo molto spesso oggi, in alcune nazioni, un posto in cui rifugiarsi al suono delle sirene che preavvisano l’arrivo di aerei bombardieri.
In Israele Dio aveva dato ordine di designare sei città rifugio dislocate nelle diverse parti del territorio del Paese nelle quali si potevano rifugiare coloro che erano in attesa di giudizio per aver ucciso qualcuno involontariamente. A questo proposito si legge qualcosa di molto importante che differenziava l’esercizio della giustizia in Israele rispetto a quello in tutti gli altri popoli: “Queste città vi serviranno di rifugio contro chi vuole vendicare il sangue versato, affinché l’omicida non sia messo a morte prima di essere comparso in giudizio davanti alla comunità” (Nu 35:12). A parte queste città, il rifugio indicava un luogo di asilo, riposo, sicurezza ma anche un posto in cui c’era approvvigionamento di cibo in caso di attacco del nemico. Era un ricetto, come ha tradotto Diodati nella sua versione. In Piemonte, nel Medioevo (anche a 50 m. da dove sono nato!), all’entrata di alcune località venivano costruite delle torri di protezione che delimitavano dei ricetti. Il ricetto era una struttura fortificata protetta all’interno di un paese in cui la popolazione si ritirava in caso di attacchi dall’esterno e in cui si accumulavano delle scorte di cibo ed altro che le avrebbero consentito di sopravvivere se la città fosse stata posta sotto assedio.
Per chi ha creduto in Cristo, Dio è il rifugio, questo aiuto presso cui ricorrere quando ci sono delle difficoltà. Dio ha cura dei suoi figli, sempre; li protegge. Se a volte permette certe situazioni lo fa sempre e solo per la sua gloria, per il loro bene, per l’avanzamento del Vangelo.
Una serie di nomi composti con El, “Dio”
El lo ritroviamo associato in diversi modi. Dio si rivela con i nomi composti con El in eventi particolari della vita dei suoi.
1. El Olam, “Dio eterno” (Ge 21:33). L’invocazione fatta da Abraamo nei confronti del Signore è molto interessante. Pur rendendosi conto del patto che aveva appena stipulato con un re terreno, Abimelec, Abraamo riconosceva che Dio aveva stipulato un patto con lui per dargli insieme alla sua progenie la Canaan promessa. Questo nome composto presenta Dio come colui che esiste in eterno: egli era, è e sarà! Inoltre, evidenzia il carattere immutabile di Dio.
2. Quando Dio fece un patto con Abraamo, riprendendo la promessa fatta in precedenza (Ge 12:2-3; 15:7-17) di farlo diventare padre di una moltitudine di nazioni (questi era già avanti negli anni per poter concepire un figlio con Sara, anch’ella anziana e, per di più, sterile), si presentò come El Shaddai, “Dio Onnipotente” (Ge 17:1-2). Laddove l’uomo non è in grado di intervenire e non può procreare, egli è l’Onnipotente che, mantenendo questa promessa, gli darà una progenie. Questo è il nome composto più usato dai patriarchi, o con il quale Dio si è rivelato loro (Ge 28:3; 35:11; 43:14; 48:3) come dichiarato da lui stesso: “Io apparvi ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe, come il Dio Onnipotente” (Es 6:3).
3. Subito dopo aver sconfitto i re che avevano fatto prigioniero suo nipote Lot, ci fu la benedizione di Melchisedec, nei confronti di Abraamo, che usò il nome composto: El Elyon, “Dio Altissimo” (Ge 14:19-22), “possessore dei cieli e della terra”. Era un modo molto chiaro per dire che questi re, a differenza dell’Altissimo, non avevano nessun potere.
4. Quando Agar fu costretta da Sara ad andarsene, in un momento di difficoltà venne avvicinata dall’Angelo del Signore che le fece una promessa incoraggiante. In quel contesto “Agar diede al Signore che le aveva parlato, il nome di Atta-El-Roi” (Ge 16:13-14), nome appropriato perché El Roi significa “Dio che vede”, e il Signore aveva visto le difficoltà di questa donna ed era intervenuto per incoraggiarla.
5. Nel momento in cui Dio rinnovò il patto con Mosè, si rivelò come El Kannah, “Dio Geloso” (Es 34:14) perché, da un lato, aveva promesso di scacciare alcune delle popolazioni cananee ma, dall’altro, voleva l’esclusività (Es 34:11-14).
6. Nel momento in cui Dio fece una promessa messianica che ha avuto un parziale adempimento con la prima venuta di Cristo, è definito come El Gibbor, “Dio Potente” (Is 9:5) e, naturalmente, la piena realizzazione di questa promessa ci sarà al momento della seconda venuta di Cristo con gloria e con potenza per giudicare e instaurare il regno messianico, il millennio (Za 14:4; Ap 19:11-20:6).
7. In due Salmi dei figli di Core quando, nel primo caso, l’anima dei salmisti era assetata di Dio e, nel secondo, essi esprimevano la loro esultanza mandando grida di gioia, si trova un altro nome composto, che è citato anche altrove, e cioè El Chai, “Dio vivente”, Dio della vita (Sl 42:2; 84:2).
8. Quando Giacobbe, dopo varie vicissitudini, ritornò a Betel per abitarvi, costruì un altare per ricordare che Dio gli era apparso lì (Ge 28:10-22; 31:13) e chiamò quel luogo: El-Beth’el, “Dio di Betel” (Ge 35:7).
9. Giacobbe, arrivato a Sichem, eresse un altare che chiamò El-Eloè-Israel, “Dio è il Dio d’Israele” (Ge 33:20) un nome che si riferisce alla relazione di Dio con lui e poi con l’intera nazione.
10. Per ben 17 volte si trova il nome Elohei Ya‘aqov, “Dio di Giacobbe” che denota, fra l’altro, la grazia e la pazienza di Dio. Che vita era stata quella del “soppiantatore” fino al momento del suo incontro con colui che gli cambiò il nome in Israele: “colui che lotta con Dio” (Ge 33:28)! Il Dio di Giacobbe è, infine, il nostro rifugio (vd sopra; Sl 46:7, 11).
Una serie di nomi composti con Yahweh, “Signore”
Anche qui, come nel caso dei nomi composti con El, il nome Yahweh, “Signore”, è associato in diversi modi. Egli si rivela con questi nomi composti tramite i quali vengono ricordati e commemorati eventi particolari che danno così un significato preciso ad ognuno di essi. Ognuno di questi nomi insegna anche a noi oggi qualcosa di molto significativo e incoraggiante.
1. Quando Abraamo rispose alla domanda di Isacco che chiedeva spiegazione in merito all’agnello per l’olocausto, egli rispose che Dio stesso lo avrebbe provveduto e pose nome a quel luogo Yahweh–Jirè, “il Signore provvede”.
2. Subito dopo la traversata del Mar Rosso, Mosè e Israele cantarono un cantico al Signore per ringraziarlo per il suo miracoloso intervento nello sconfiggere l’esercito egiziano sommergendolo. Dopo questo evento, però, ben presto, in pieno deserto, il popolo iniziò con il primo di una lunga serie di mormorii (altri sette sono menzionati nel libro dei Numeri): l’acqua non era potabile. Il problema era serio. Dio intervenne tramite Mosè e l’acqua diventò bevibile. In quel contesto egli si rivelò come Yahweh-Rapha, “il Signore che guarisce” (Es 15:26).
3. Nell’accamparsi durante le varie tappe della traversata desertica, gli Israeliti dovevano issare la bandiera per ogni tribù (Nu 1:52). In una di queste tappe, Amalec fece guerra ad Israele che lo sconfisse. Dopo questa vittoria, Mosè costruì un altare che chiamò Yahweh-Nissi, “il Signore è la mia bandiera” per indicare che Giosuè con il popolo aveva sconfitto Amalec solo grazie all’intervento divino (Es 17:15).
4. Quando i Madianiti stavano opprimendo Israele, l’Angelo del Signore apparve a Gedeone per chiamarlo a liberare il popolo, cosa che egli fece, sconfiggendo i Madianiti con soli trecento uomini (Gc 7). Nel momento in cui Gedeone si rese conto che a parlargli era stato l’Angelo del Signore, fu preso da timore ma egli lo rincuorò dicendogli “Sta in pace”. Subito dopo Gedeone eresse un altare al quale pose nome Yahweh-Shalom, “il Signore (è la nostra) Pace” (Gc 6:24).
5. Dopo aver parlato dell’infedeltà dei malvagi pastori d’Israele, Dio, tramite Geremia, promette la venuta del “germoglio giusto di Davide” il quale “eserciterà il diritto e la giustizia nel paese”. Anche qui, si tratta di qualcosa che accadrà durante il regno messianico, il millennio. Ed egli sarà chiamato Yahweh-Tsidkenu, “il Signore nostra giustizia” (Gr 23:6).
6. Il Salmo 23, il più conosciuto in assoluto, scritto quando ormai Davide era quasi al termine della sua vita, esordisce con un nome di cui lui poteva capirne tutto il significato perché fin da ragazzo e per diversi anni era stato pastore. Questo nome è stato di incoraggiamento nel corso dei secoli e lo è tuttora in tutte le circostanze della vita dei credenti e, fra l’altro, ha stimolato la composizione poetica di diversi inni. Si tratta di: Yahweh-Rohi, “il Signore è il mio Pastore” (Sl 23:1).
7. Dopo l’ingiunzione ad osservare i sabati (Es 31:13) e a separarsi per lui, non compiendo tutte le malvagie pratiche dei popoli pagani, il Signore ordinò al popolo di santificarsi: “siate santi perché io sono il Signore vostro Dio” (Le 20:7). Poi, dopo aver ordinato di osservare le sue leggi e metterle in pratica egli si presentò come Yahweh-M’kaddesh, “il Signore che santifica” (Le 20:8).
8. Un nome composto significativo è Yahweh-Sammah, “il Signore è là”, perché chiude il libro di Ezechiele (48:35) in modo molto interessante. La gloria di Dio, che si era allontanata dal tempio come preludio dei giudizi descritti nei capitoli 10 e 11, ritorna nel nuovo tempio (Ez 43:1-6) e la chiusura del libro menziona la cosa più importante: la presenza di Dio nella nuova città messianica di Gerusalemme.
9. A differenza dei precedenti nomi con i quali Dio si è rivelato per un evento particolare, il nome composto che segue è importante sia per il significato che ha assunto nella storia d’Israele sia per il grande numero di volte, circa 300, in cui è menzionato nell’Antico Testamento. Si tratta di: Yahweh-Sabaoth, “il Signore degli eserciti”. Questo nome significa che il Signore ha il comando delle schiere celesti e che ha potere in cielo e in terra. È menzionato per la prima volta quando Anna pregava “dirottamente” chiedendo al Signore di poter avere un figlio, riconoscendo che niente era troppo difficile per Lui (1Sa 1:10-11). Ed è “il Signore degli eserciti” il nome con il quale il giovanissimo Davide, raccogliendo la sfida del gigante Goliat, si presentò a lui: “Tu vieni verso di me con la spada, con la lancia e con il giavellotto; ma io vengo verso di te nel nome del Signore degli eserciti, del Dio delle schiere d’Israele che tu hai insultato” (1Sa 17:45). Nell’Antico Testamento questo nome è sempre usato per incoraggiare il popolo nei tempi di difficoltà. La sua presenza presso il suo popolo è la garanzia che Egli dona tranquillità. È un nome composto molto usato nei libri profetici. Si ritrova più di ogni altro nel libro del profeta Geremia, ben 88 volte, e non a caso, vista la situazione in cui si trovava il popolo. In quanto “Signore degli eserciti” niente gli sfugge e le sue risorse sono illimitate. In quanto tale egli protegge Israele ed è presente ogni volta che il suo popolo ha bisogno del suo aiuto e del suo intervento. Il popolo può avere piena fiducia in lui nonostante tutto quello che possa accadere. Le calamità naturali o le minacce delle nazioni non possono scuotere il popolo di Dio (Sl 46:7).
Conoscere i nomi di Dio, inclusi quelli composti, e i titoli abbinati alle sue caratteristiche, è uno dei più grandi privilegi che abbiamo. Più li conosciamo, e da un lato sentiamo maggiormente tutta la nostra indegnità, dall’altro, riconosciamo la sua santità, la sua signoria e i suoi interventi nella nostra vita perché egli è la nostra pace, provvede, guarisce, protegge.