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Alla fine di dicembre ho avuto l’occasione di ricordare in un incontro a Firenze il centenario della stesura del testamento con cui la sorella “contessa” Giulia Baldelli lasciò all’assemblea di via Vigna Vecchia l’eredità della fattoria che oggi ospita il Centro Evangelico di Poggio Ubertini. L’ho fatto con riconoscenza al Signore sottolineando le modalità esemplari con cui si sono svolti gli eventi. Questo ricordo mi ha incoraggiato a riflettere sulla grazia che, come figli di Dio, abbiamo ricevuto di essere associati a Cristo nella sua eredità: noi ereditiamo con lui. Infatti tutto ciò che il Padre ha dato al Figlio, il Figlio lo condivide con noi. “Io ho dato loro la gloria che tu hai data a me” (Gv 17:22). Noi siamo “eredi di Dio e coeredi di Cristo” (Ro 8:27).

“La gloria”, lo splendore della presenza di Dio è l’eredità che attende coloro che, accogliendo Cristo come Salvatore e Signore della loro vita, sono diventati figli di Dio. Ma si tratta di un’eredità particolare perché la godiamo già seppur in modo imperfetto e parziale. Di conseguenza noi non stiamo aspettando di ricevere l’eredità, ma stiamo aspettando di entrare nel suo pieno possesso.

Avendo creduto in Cristo, abbiamo “ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è pegno della nostra eredità fino alla piena redenzione di quelli che si è acquistati a lode della sua gloria” (Ef 1:13-14). Lo Spirito Santo, Dio presente in noi, è un anticipo sulla nostra eredità e ci parla attraverso la Parola, durante tutto il nostro pellegrinaggio sulla terra, della gloria del Cielo da cui è venuto e verso la quale ci accompagna. È lui che ci permette di godere quaggiù un anticipo della gloria che condivideremo con Cristo e della vita abbondante che avremo, quando Dio vivificherà i nostri corpi mortali. Non possediamo ancora l’eredità, ma lo Spirito Santo ce la ricorda costantemente e ci permette di anticipare le gioie e le benedizioni che verranno, anche se rimaniamo ancora sulla terra. In una parola: egli opera affinché il nostro cuore sia in Cielo e affinché il Cielo sia nel nostro cuore.

Lo Spirito Santo ci ricorda che questa eredità è “incorruttibile, senza macchia e inalterabile” (1P 1:4). Nel linguaggio biblico la corruzione indica il disfacimento e la decomposizione del corpo che segue la morte. Quindi, se l’eredità viene definita incorruttibile, significa che non è soggetta alla morte e alle sue conseguenze: “Il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile” (1Co 15:42); significa che è ETERNA. Ne entriamo in possesso al momento della nostra redenzione in Cristo e la possederemo per l’eternità.

La morte e la corruzione – ci ricorda la Scrittura – sono conseguenze del peccato. La nostra eredità è SANTA, perché è “senza macchia”, cioè non è soggetta alle conseguenze del peccato che potrebbero offuscarne la purezza e lo splendore. 

Infine la nostra eredità è “inalterabile”, non può appassire, non può essere modificata.

Al contrario di qualsiasi realtà terrena che con lo scorrere dei giorni subisce dei cambiamenti, si altera e si modifica, l’eredità celeste vive una condizione stabile e perpetua, non è soggetta allo scorrere del tempo, è IMMUTABILE.

Cos’è che rende ogni realtà terrena destinata a terminare? Leggendo queste caratteristiche in ordine inverso, possiamo rispondere che sono lo scorrere del tempo, il peccato e, in conclusione, la morte. Ma per noi è conservata in Cielo – e possiamo parzialmente goderne i benefici già qui sulla terra – un’eredità che non è soggetta né al tempo, né al peccato, né alla morte.

Non è meraviglioso tutto questo?