Impotenti davanti ai bisogni?
Dopo il resoconto di quanto emerso nella giornata di studi alla Camera dei Deputati, cercherò di tracciare alcuni punti di riflessione, speriamo utili, per il percorso che ci è davanti come movimento delle Assemblee dei Fratelli in Italia.
Riflessioni che, replicando quanto fatto col numero monotematico di Dicembre 2024 sulla comunione, vogliono offrire elementi su cui riflettere rivolti non solo ai responsabili delle comunità ma a tutta la chiesa!
“Le Intese fin qui stipulate non comprendono tutte le realtà religiose presenti in Italia: vi è chi attende di addivenire a un’Intesa; chi non ritiene di richiederla… Di fatto, perciò, la libertà religiosa che la Costituzione garantisce è per così dire “graduata”: il Concordato, le Intese e, per gli altri, ancora ricadute della legge sui culti ammessi del 1929. Un esempio tangibile può essere quello del diritto a richiedere assistenza spirituale da parte di chi si trova in ospedale, in una casa per anziani o in carcere: la chiesa cattolica ha cappelle interne; le chiese e religioni con Intesa possono far accedere i loro ministri (a volte con qualche difficoltà, dovuta all’ignoranza della legge …); e gli altri?”
(Fonte: Agenzia NEV, Federazione Chiese Evangeliche Italia, Febbraio 2025).
“Sai, nell’ospedale qui vicino è ricoverato da tempo un fratello della nostra assemblea e probabilmente dovrà rimanerci ancora a lungo. Sarebbe buono andarlo a trovare con un gruppo della chiesa e avere un tempo di preghiera insieme con canti e condivisione della Parola. Potrebbe essere, oltre che d’incoraggiamento per lui, anche un’occasione di testimonianza per altri pazienti di lunga degenza ricoverati: ma come potremmo fare? Come potremmo raggiungere questa situazione di ESTREMO BISOGNO? In che modo la direzione sanitaria potrebbe concederci degli spazi a questo fine?”
“Io invece ho ascoltato al telegiornale una notizia che mi ha rattristato molto: un altro detenuto nel carcere della mia città si è tolto la vita. Tutto ciò mi porta a riflette su quale BISOGNO ci sia, in quella ESTREMITÀ della terra, del Vangelo, dell’annuncio del messaggio di Speranza a chi vorrà ascoltare: ma in che modo ciò può realizzarsi? Come potremmo entrare in quel luogo?”.
I due esempi riportati in questo ipotetico dialogo tra fratelli e sorelle in Cristo non hanno un preciso “nome e cognome”, non si riferiscono a specifiche situazioni ma sono invece emblematici di bisogni che sentiamo echeggiare sempre di più intorno a noi, in Italia, nel 2025. E a questi potremmo aggiungerne altri.
Per essi avvertiamo una certa impotenza sapendo che anche lì ci invia lo Spirito Santo: “e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all’estremità della terra” (At 1:8).
Concentrati sui bisogni
Queste “estremità” potrebbero essere raggiunte col messaggio del Vangelo sotto diverse forme (incontri, distribuzione di Bibbie e calendari, rappresentazioni teatrali e musicali), nella consapevolezza che non andando noi da loro, difficilmente molti di loro usciranno da quei luoghi.
Oggi più che mai si palesano davanti ai nostri occhi delle “estremità della terra” segnate non tanto dalla distanza chilometrica da noi ma dal non diretto e facile accesso secondo le leggi che governano il posto in cui viviamo, divenute in alcuni casi ancor più restrittive dopo la pandemia del 2020.
Pur con i dovuti distingui, consapevoli che le leggi che ci impediscono di entrare facilmente in questi luoghi non sono ingiuste o ostili ma pongono dei limiti restrittivi dovuti a una serie di fattori oggettivi (sicurezza, nome sanitarie, etc…), c’è da domandarsi: “Sono anche queste le situazioni in cui dovremmo elevare la medesima preghiera contenuta in Atti 4:23: «Adesso Signore… concedi ai tuoi servi di annunziare la tua Parola in tutta franchezza»”?
Se riconosciamo l’impellenza di questi bisogni intorno a noi, come dovremmo interagire con lo Stato, le sue leggi e le sue istituzioni, affinché ci venga concessa la possibilità di condividere il Vangelo anche in queste estremità, con franchezza?
In conclusione, alla luce delle brevi riflessioni fatte, forse dovremmo chiederci se è necessario un cambio di prospettiva rispetto ai rapporti con lo Stato, che non si soffermi tanto sulle forme (Intesa, non Intesa, legge sui culti ammessi, Costituzione) ma che parta e si concentri sui bisogni a cui ci spinge e “costringe” il Vangelo.