Il saggio Salomone, autore del libro dell’Ecclesiaste, ricorda che fra le cose belle fatte da Dio a suo tempo vi è “perfino” l’aver messo nel cuore degli uomini “il pensiero dell’eternità” (Ec 3:11).
Al tempo in cui queste parole furono scritte, ma anche fino a qualche tempo fa, il concetto di “eternità” era legato alla vita ultraterrena, esprimeva cioè la possibilità che la nostra esistenza continuasse al di là della morte del corpo, in una dimensione e in una forma certamente diverse. Quello che Salomone voleva quindi rivelare ed affermare è che fin da principio il pensiero della propria immortalità era ben presente nel cuore dell’uomo, dal momento che era stato Dio stesso a collocarvelo. Non si trattava quindi di una intuizione e di una speranza umane, ma di una rivelazione e di una certezza divine.
Ovviamente il concetto di “immortalità” non va inteso come “non mortalità”: cioè, l’uomo è immortale non perché “non muore”, ma perché la sua esistenza prosegue al di là della morte. Quindi Dio ha rivelato al nostro cuore che la morte non è una interruzione ma un passaggio, non è una fine ma un nuovo principio.
Da sempre, ma oggi più che in passato, gli uomini vivono come se l’eternità riguardasse la loro vita sulla terra. Le scoperte della medicina e la possibilità di operare restaurazioni estetiche e funzionali in tutte le parti del corpo stanno portando gli uomini ad allontanare il pensiero della morte. Vivono come se dovessero rimanere qui, sulla terra, per sempre. Questo rifiuto della morte e questo concetto errato di eternità e di immortalità erano del resto già presenti nell’antichità. In un salmo leggiamo infatti che “lo stolto e l’ignorante… pensano che le loro case dureranno per sempre e che le loro abitazioni siano eterne” e il commento del Signore è forte: “Questo loro modo di comportarsi è follia” (Sl 49:11, 13). Ma non pensiamo che ad essere stolti, ignoranti e folli siano solo gli altri, anche noi possiamo esserlo quando non ci preoccupiamo di raccogliere le informazioni che, sull’eternità, ci provengono dalla Parola di Dio.
Questa Parola ci indica come l’obiettivo di avere un concetto equilibrato e reale del tempo dovrebbe essere oggetto di una nostra specifica preghiera:
“Insegnaci, o Dio, a contar bene i nostri giorni, per acquistare un cuore saggio” (Sl 90:12).
No! Non pensiamo di dover chiedere a Dio di impartirci una lezione di aritmetica. Del resto, con gli strumenti sofisticati disponibili oggi, non soltanto sappiamo “contare bene” i giorni, ma anche le ore, i minuti, i secondi e fino ai millesimi di secondo.
È poi evidente che con questo modo di misurare il tempo in modo matematico la saggezza del cuore ha ben poco a che fare. È strano: siamo bravissimi a misurare il tempo, ma non a viverlo in modo saggio. Per questo il conteggio che dobbiamo imparare, chiedendo al Signore di essere il nostro insegnante, è quello che ci porta a prendere coscienza che ogni giorno che passa il nostro tempo sulla terra si assottiglia. È il conteggio che ci porterà a prendere piena consapevolezza del fatto che non siamo nati per rimanere qui per sempre, che le nostre case “non durano per sempre” e che, anche se fossero come in tanti casi ben costruite e in grado di sfidare i secoli, noi non sopravviveremmo ad essere, non sarebbero mai per noi “abitazioni eterne”.
Ogni giorno ci allontana dalla data della nostra nascita, ma ci avvicina alla data della nostra morte. Prendere consapevolezza di questo ci porterà a preparare il futuro della nostra vita, la sua eternità. Chi “acquista” da Dio un cuore saggio, non soltanto valuterà con saggezza lo scorrere del tempo qui sulla terra, ma con altrettanto saggezza si preparerà a vivere l’eternità, donando il cuore a colui che, solo, dona la vita per sempre.
No! Non dobbiamo chiedere a Dio di impartirci una lezione di aritmetica. Del resto, con gli strumenti sofisticati disponibili oggi, non sappiamo “contare bene” soltanto i giorni, ma anche le ore, i minuti, i secondi. E nessuno di noi dimentica di festeggiare il compleanno, proprio e delle persone più care. E poi è evidente che con questo modo di misurare il tempo la saggezza del cuore ha ben poco a che fare. Il conteggio che dobbiamo imparare è quello che ci porta a prendere coscienza che ogni giorno che passa il nostro tempo sulla terra si assottiglia. Non siamo nati per rimanere qui per sempre. Ogni giorno ci allontana dalla data della nostra nascita, ma ci avvicina alla data della nostra morte. Prendere consapevolezza di questo ci porterà a preparare il futuro della nostra vita, la sua eternità. Chi “acquista” da Dio un cuore saggio, non soltanto valuterà con saggezza lo scorrere del tempo qui sulla terra, ma con altrettanto saggezza si preparerà a vivere l’eternità.