Sballottati fra applausi e critiche
Durante lo svolgimento del tuo servizio cristiano, ti imbatterai in persone che apprezzano ciò che fai, ma anche in persone che, a torto o a ragione, potrebbero avere qualcosa da ridire.
Ogni cristiano, per quanto metta ogni cura nel relazionarsi in maniera corretta con gli altri e con Dio, potrebbe ritrovarsi, per periodi più o meno lunghi della sua vita, ad essere sballottato tra persone che lo “applaudono” e persone che lo “criticano”.
Sia gli applausi che le critiche possono minare il tuo servizio se non li gestirai in modo corretto.
Infatti, se vuoi davvero servire il Signore non puoi spendere tempo ed energie cercando di difenderti dai tuoi detrattori e cercando di allargare la base dei tuoi sostenitori, perché questi pensieri ti impediranno di svolgere il tuo ministero in maniera efficace.
È quindi importante imparare a dare il giusto peso sia agli applausi che alle critiche.
Leggendo il Nuovo Testamento si osserva che l’apostolo Paolo è stato un ottimo esempio in tal senso.
In questo primo articolo ci occuperemo delle problematiche relative agli applausi, mentre in un secondo articolo ci occuperemo della gestione delle critiche.
Scegli tra Dio e gli uomini
Molti cristiani si comportano come “battitori liberi” e credono di poter servire Dio senza rendere conto ad altri del proprio operato. Tuttavia, il servizio cristiano secondo la Scrittura si inserisce nell’ambito di un’assemblea locale perché chi vuole servire Dio lo fa servendo proprio i suoi fratelli e sorelle.
Lo stesso Paolo, all’inizio del suo ministero, benché avesse incontrato direttamente il Signore Gesù (At At 9:5) fu confermato dal Signore attraverso Anania a Damasco (At 9:15-17) e poi seguito da Barnaba a Gerusalemme (At 9:27) per un certo periodo prima di tornare a Tarso (At 9:30).
A quel punto Paolo continuò a stare al suo posto nella chiesa di Tarso fino a che Barnaba lo andò a prendere per portarlo con sé ad Antiochia per servire in quella chiesa (At 9:25-26) e poi più di un anno dopo (At 11:26) insieme andarono a Gerusalemme per portare una sovvenzione (At 11:30, 12:25).
Il ministero di Paolo si sviluppò fino a quando fu pronto a partire per il primo viaggio missionario insieme a Barnaba su indicazione dello Spirito Santo alla chiesa di Antiochia (At 13:2).
Paolo non era un individualista ma era sottomesso a Dio e alla propria chiesa locale.
Stabilito questo principio fondamentale, dobbiamo però considerare che nel nostro servizio non potremo sempre accontentare tutte le persone con cui verremo in contatto e non potremo mai essere apprezzati da tutti.
Il servo di Dio potrebbe allora essere tentato di compromettere i principi in cui crede per attirare i consensi di un numero maggiore di persone, ma sarebbe la cosa giusta da fare?
Non è un male in sé desiderare che gli altri ci apprezzino ma potrebbe diventarlo se la ricerca dell’Appulo diventa l’obiettivo principale del nostro servizio.
A volte, per svolgere con fedeltà il nostro servizio per il Signore, saremo costretti a prendere decisioni che non ci procureranno molti applausi e saremo chiamati a scegliere tra l’applauso di Dio e quello degli uomini.
Paolo nella sua vita si trovò molte volte in situazioni di questo genere.
Ad esempio, scrivendo ai Galati, egli rivendicò la sua integrità nell’ubbidire a Dio anziché agli uomini:
“Vado forse cercando il favore degli uomini, o quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo” (Ga 1:10).
Paolo era convinto che, coloro che stavano spingendo i Galati a farsi circoncidere, fossero invece mossi da motivazioni sbagliate:
“Tutti coloro che vogliono far bella figura nella carne, vi costringono a farvi circoncidere e ciò al solo fine di non essere perseguitati a causa della croce di Cristo” (Ga 6:12).
Devi chiederti se, in ciò che fai, sei spinto più dal desiderio di fare bella figura con gli altri che dal desiderio di piacere a Dio.
Nel tuo servizio devi essere mosso dall’amore per Dio e per la verità e non condizionato troppo dal giudizio degli altri. Non puoi agire per accontentare coloro che ti circondano.
L’apostolo Paolo aveva scelto di cercare il favore di Dio piuttosto che quello degli uomini, perché se avesse cercato l’applauso degli uomini, non sarebbe stato servo di Cristo.
Anche tu sei chiamato a fare la medesima scelta.
Dai gloria al Signore
L’uomo e la donna che vogliono servire Dio, possono essere tentati dall’avversario attraverso il successo. È un aspetto che non dovremmo sottovalutare.
Le persone non sono sempre in grado di distinguere la capacità dell’uomo di Dio da quella di Dio stesso e rischiano di dare all’uomo più meriti di quanti ne abbia davvero.
In Atti 14:15 vediamo ad esempio che, a Listra, Paolo e Barnaba vennero addirittura presi per divinità e a Malta (At 28) accadde un episodio simile.
Di fronte ai complimenti non è facile rimanere umili. I complimenti vanno a solleticare il nostro orgoglio portandoci a dimenticare che tutto ciò che siamo è solo per la grazia del Signore che opera in noi con la sua potenza.
L’orgoglio ci porta a parlare di noi e delle nostre capacità, di quanto abbiamo fatto per il Signore piuttosto che di quanto il Signore ha fatto attraverso di noi.
Così finiamo per atteggiarci come se avessimo ricevuto una grazia particolare che non è concessa ad altri e finiamo per agire e parlare proprio con l’intento di generare ammirazione negli altri.
Più l’ammirazione cresce, più il nostro petto si gonfia, creando un circolo vizioso.
A questo proposito, è utile ricordare ciò che Paolo espresse a riguardo di coloro che si gonfiavano a Corinto:
“Infatti, chi ti distingue dagli altri? E che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché ti vanti come se tu non l’avessi ricevuto? ” (1Co 4:7).
Cosa possiedi che tu non abbia ricevuto?
Devi sempre ricordarti che tutto ciò che hai lo hai ricevuto da Dio e quindi devi dare gloria a Dio in ogni cosa che fai.
Essere cosciente di questo ti toglierà ogni pressione e ansietà di dover dimostrare a tutti i costi quanto sei bravo. Come Paolo, hai bisogno di ricordarti ogni giorno che che Dio ha messo il suo tesoro in vasi di terra:
“Ma noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché questa grande potenza sia attribuita a Dio e non a noi” (2Co 4:7).
A lui sia attribuita la potenza!
A lui sia la gloria!
Il Signore vuole strumenti che si lascino utilizzare da lui, persone che non trovino in sé le risorse per andare avanti ma sappiano confidare in Dio riconoscendo che la loro vera forza consiste nell’essere deboli (2Co 12:10).
Lasciati attrarre dalle cose umili
Ci sono attività che danno maggiore visibilità di altre ed è forte la tentazione di dedicarsi esclusivamente a quelle.
I farisei cercavano l’applauso degli uomini ma quello era il premio che avevano, nient’altro (Mt 6:5).
Noi siamo invece alla ricerca dell’applauso di Dio, stiamo facendo un investimento per l’avvenire, non solo per questa vita.
Ci sono attività lodevoli che possiamo fare e che, probabilmente, non saranno viste dagli uomini ma solo da colui che vede nel segreto, il quale ce ne darà la ricompensa (Mt 6:4, 6:6, 6:18).
Viviamo in un periodo storico in cui l’apparire è tutto e, come credenti, rischiamo di lasciarci trascinare da questa logica.
Non si ha molta difficoltà a trovare persone interessate ai grandi eventi, all’organizzazione di convegni, eventi pubblici, comitati, ma quando cerchiamo persone disposte a lavorare lontano da un palco per la gestione delle piccole cose dell’assemblea locale, pare che nessuno abbia abbastanza tempo da dedicare.
Oggi più che mai la chiesa del Signore ha bisogno di credenti, e in particolare di conduttori, che amino lavorare lontano dai palchi.
Là, dove gli altri non vedono e non ci sono grandi onori, spesso si ottengono le vittorie più grandi dal punto di vista spirituale.
A pensarci bene, i ricordi più belli della mia vita dal punto di vista spirituale sono proprio legati ad attività di cui nessuno è venuto a conoscenza a parte gli interessati: incoraggiare un fratello, consolare un amico, testimoniare ad un collega…
Quali sono le cose che attirano la tua attenzione?
Hai interesse per le cose che non attirano gli sguardi degli altri uomini?
“Abbiate tra di voi un medesimo sentimento. Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili. Non vi stimate saggi da voi stessi” (Ro 12:16).
Paolo aveva lavorato nelle grandi piazze (vedi aeròpago di Atene) ma anche con i singoli. Leggendo le sue epistole (soprattutto i saluti finali che spesso tralasciamo) si percepisce quanti fratelli e sorelle sconosciute avevano avuto a che fare con lui in un ministero che si svolgeva non solo nelle piazze ma anche, e soprattutto, nelle case.
I fratelli dai quali ho ricevuto di più nella mia vita sono persone che si sono lasciate attrarre dalle cose umili, fratelli che hanno lavorato fedelmente curando i rapporti fraterni, rispettando gli altri, portando avanti il loro ministero senza preoccuparsi di avere visibilità ma ascoltando la voce del Maestro.
In genere si tratta di persone sconosciute ai più, non pressate dalla necessità che gli altri conoscano ciò che stanno facendo, ma solo dalla necessità che il Signore li approvi come buoni amministratori. Sono debitore a questi fratelli per l’esempio che mi hanno dato.
A volte ci lasciamo coinvolgere in attività che danno visibilità e impegnano molto del nostro tempo ma che rischiano di distoglierci dalle principali responsabilità che Dio ci ha affidato.
Ci sono state occasioni nella mia vita in cui, seppur a malincuore, ho dovuto dire “No” ad attività che, pur essendo buone, mi avrebbero portato a trascurare il servizio principale che Dio mi ha chiamato a compiere. Nel tempo mi sono reso conto che quelle che sembravano essere state “occasioni perse” sono invece state la scelta giusta per servire meglio il Signore.
Lasciati attrarre dalle cose umili.
La tua fedeltà al Signore non si vedrà dalla grandezza e dalla quantità di cose in cui sei stato coinvolto, ma dalla dedizione con cui avrai svolto il compito che ti è stato assegnato da Dio, grande o piccolo che sia.
Non avere riguardi personali
Ci sono persone alle quali siamo più legati e il loro applauso potrebbe essere molto importante per noi.
È normale che ci faccia piacere essere apprezzati dal nostro coniuge, dai nostri parenti, da fratelli che stimiamo particolarmente ma la ricerca della loro approvazione non deve condizionare il nostro servizio e le nostre valutazioni.
La Scrittura ci invita a non avere riguardi personali (Gm 2:9). Dobbiamo quindi agire sempre con trasparenza e franchezza, alla luce della Parola di Dio, indipendentemente dal nostro legame con le persone coinvolte.
Tornando alla vita di Paolo, ci sono stati fratelli ai quali lui doveva molto, fratelli che hanno avuto un ruolo importante nella sua formazione.
Ad esempio, Barnaba lo aveva istruito e lo aveva portato ad Antiochia coinvolgendolo nel ministero e nella missione, pertanto Paolo avrebbe potuto essere condizionato psicologicamente da questa figura.
Eppure, nell’episodio narrato in Atti 15, Paolo, avendo maturato un’opinione precisa del loro collaboratore Giovanni Marco, difese la sua posizione e non cedette a Barnaba:
“Nacque un aspro dissenso, al punto che si separarono; Barnaba prese con sé Marco e s’imbarcò per Cipro. Paolo invece scelse Sila e partì, raccomandato dai fratelli alla grazia del Signore” (At 15:39-40).
Nonostante la stima per Barnaba, Paolo espresse liberamente il proprio parere, convinto che fosse la cosa giusta da fare.
Nel libro dei Galati, Paolo riportò un episodio in cui aveva dovuto addirittura riprendere Pietro:
“Quando Cefa venne ad Antiochia, gli resistei in faccia perché era da condannare” (Ga 2:11).
Se fossi stato al posto di Paolo, non so se mi sarei permesso di fare una cosa simile. Forse sarei stato piuttosto intimorito da una figura come quella di Pietro.
Eppure Paolo agì senza timore reverenziale perché Pietro era da condannare in quell’occasione.
Se vuoi servire Dio con coerenza non devi avere riguardi personali. Anche se ci sono persone di cui hai particolare stima, non devi assecondarle per timore di perdere la loro approvazione.
Sii integro nelle tue relazioni, valuta il bene e il male alla luce della Scrittura, senza condizionamenti e timori reverenziali.
Apprezza il ministero altrui
A volte, la ricerca dell’applauso, può portare ad invidiare altri fratelli e sorelle nel loro servizio, sviluppando rivalità che non hanno ragione di essere.
A Corinto c’erano persone che sostenevano ed esaltavano alcuni fratelli a scapito di altri. C’era chi si definiva sostenitore di Paolo, chi di Pietro, chi di Apollo (1Co 1:12).
Paolo percepì il pericolo che ne derivava e non approfittò del sostegno di alcuni per innalzarsi a danno di altri fratelli. Al contrario, smorzò gli entusiasmi dei propri sostenitori dichiarando:
“Che cos’è dunque Apollo? E che cos’è Paolo? Sono servitori, per mezzo dei quali voi avete creduto; e lo sono nel modo che il Signore ha dato a ciascuno di loro. Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma Dio ha fatto crescere; quindi colui che pianta e colui che annaffia non sono nulla: Dio fa crescere! Ora, colui che pianta e colui che annaffia sono una medesima cosa, ma ciascuno riceverà il proprio premio secondo la propria fatica” (1Co 3:5-8).
All’interno della medesima assemblea, ci saranno doni diversi. Sono quindi necessari il rispetto reciproco ed il riconoscimento di ciò che Dio ha dato a ciascuno, in modo da evitare inutili rivalità che a lungo andare possono portare anche a divisioni.
Quanti problemi, quanti scandali, quante delusioni nascono nelle assemblee quando le persone sono in rivalità tra di loro e si disprezzano a vicenda!
Ricordati che lavori nello stesso campo insieme ad altri, con il dono che Dio ti ha affidato, per il medesimo Signore.
Ognuno ha bisogno del lavoro dell’altro. Quindi, apprezza il ministero altrui e non essere in competizione per ricevere più applausi degli altri.
Ciò che conta è l’applauso di Dio, colui che fa crescere e che ti darà il tuo premio in base alla tua fatica.
Conclusione
Gli applausi possono essere gratificanti ma, come abbiamo visto, non sono privi di insidie e vanno gestiti con cautela.
Per servire Dio in maniera efficace:
• Devi preoccuparti del favore di Dio più che degli applausi degli uomini, devi dare a lui la gloria e fare le cose che lui ti ha chiamato a fare, anche le più umili, senza preoccuparti della visibilità e senza preoccuparti di compiacere le persone che ti circondano.
• Non avere riguardi personali, comportati con coerenza valutando ogni cosa alla luce della parola di Dio.
• Non preoccuparti del confronto con altri perché riceverai il tuo premio da Dio in base al servizio che hai svolto, non in base alla tua popolarità.
• Dedica il tuo tempo allo sviluppo dei doni che il Signore ti ha dato per l’edificazione della chiesa e non preoccuparti del successo e degli applausi degli uomini.
• Il tuo sentimento sia quello che Paolo espresse in questo verso:
“Ma non faccio nessun conto della mia vita, come se mi fosse preziosa, pur di condurre a termine con gioia la mia corsa e il servizio affidatomi dal Signore Gesù, cioè di testimoniare del vangelo della grazia di Dio” (At 20:24).
Se servirai senza cercare il tuo interesse, senza preoccuparti troppo della direzione in cui puntano i riflettori, con l’obiettivo di portare a termine ciò che il Signore ti ha affidato, lavorerai con gioia, con lo sguardo rivolto al tesoro che il Signore ha preparato in cielo per te.
L’applauso di Dio vale ben più di quello degli uomini.