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Due apostoli, Giacomo e Pietro: due destini totalmente diversi. Uno ucciso di spada; l’altro miracolosamente liberato dalla prigione e da un supplizio pressoché certo. Generalmente la storia narrata in Atti 12 è ricordata per la liberazione miracolosa ottenuta da Pietro: una liberazione che è lì a dimostrarci la potenza di Dio d’intervenire miracolosamente per liberare i suoi figli.

Si sorvola il secondo versetto: quel “fece uccidere Giacomo di spada” ci trascina in una realtà scomoda da accettare e ci pone interrogativi che preferiamo forse evitare. Sembra infatti che i discepoli di Gesù siano abbandonati e lasciati in balia dei loro nemici, senza che il loro Signore muova un dito per proteggerli. Ma… quanti Giacomo e quanti Pietro vi sono stati nella storia del popolo di Dio?

Quanti destini diversi: uno di morte e l’altro di liberazione?

E quanti interrogativi si sono posti i cristiani di ogni tempo davanti a questa diversità? Quante risposte hanno cercato di dare? La meno saggia, ma anche la più popolare perché concorda con i nostri sentimenti umani, è sicuramente quella secondo la quale “Dio si prende i più buoni e lascia i meno buoni” o come ho sentito dire una volta: “Dio coglie i fiori più profumati del suo giardino”. Mai troviamo un’idea del genere nella Parola. Qual è allora la risposta che la stessa Parola ci incoraggia a dare?

Sì, noi crediamo che Dio è il Dio dei miracoli! Ma sappiamo anche che, per realizzare il suo piano per la nostra salvezza Dio ha stabilito (non semplicemente: permesso!) che il suo unico Figlio morisse in modo umanamente orribile, per noi, sulla Croce.

Chi sceglie di essere discepolo di Cristo sa bene che l’esperienza della persecuzione e del martirio è una delle possibilità a cui va incontro:

“Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15:20); “Se uno soffre come cristiano, non se ne vergogni; anzi glorifichi Dio portando questo nome” (1P 4:16).

Il popolo del Signore vive fin dagli inizi la tensione fra la sofferenza e la gioia: fra la sofferenza per la morte di Giacomo e la gioia per la liberazione di Pietro… fra la sofferenza della persecuzione e la gioia della liberazione…

Due uomini di Dio, due destini diversi: perché Giacomo è lasciato morire e Pietro è liberato?

In un modo per noi incomprensibile la sofferenza e la gioia rendono spesso diverse le vite e i destini delle persone e talvolta s’intrecciano e rendono diversi i tempi della nostra stessa vita.

È Dio nella sua sovranità che rende diversi i destini terreni di Giacomo e di Pietro, pur continuando a vivere entrambi, ma in modo diverso, la realtà del Regno. È Dio nella sua sovranità che permette a gioia e sofferenza di intrecciarsi nella nostra vita in modo spesso inatteso.

Guardiamoci dal pensare che Pietro avesse agli occhi di Dio più valore di Giacomo. È vero che Giacomo negli Atti non viene mai ricordato prima di questo episodio (questo è il suo unico “atto” cui Luca fa menzione), ma nei Vangeli è sempre fra i tre discepoli più intimi di Gesù ed è sempre nominato prima del fratello. Ancora: guardiamoci dal pensare che le preghiere della chiesa per Pietro siano state ascoltate più di quelle per Giacomo. Pensare che ad alcuni Dio risponda e ad altri no crea soltanto: da un lato presunzione, dall’altro lato frustrazione. Purtroppo di presuntuosi e di frustrati è ancora oggi tristemente pavimentato il cammino della Chiesa.

Infine: guardiamoci dal pensare che pregando per Pietro la chiesa abbia avuto più fede che pregando per Giacomo (anche nel caso di Pietro la chiesa difettò nella sua fede perché nessuno, in casa di Maria madre di Marco credeva che Pietro fosse stato liberato!).

Ricordiamoci che, quando preghiamo, ci rivolgiamo con fede al Dio Onnipotente, ma anche al Dio Sovrano che, per la sua imperscrutabile volontà, compie scelte non sempre a noi gradite e comprensibili, ma che, sempre e comunque, hanno come obiettivo il nostro bene e il bene del suo popolo di cui siamo parte.