Intorno a noi indifferenza ed egoismo e… dentro di noi?!?
Ogni uomo possiede un cuore ed una propria sensibilità e, più o meno, abbiamo tutti un certo livello di emotività. Questo porta alla commozione quando ci troviamo di fronte a casi umanitari e sociali di estremo bisogno.
Questo è generalmente giusto, perché si tratta di sentimenti buoni che tutti proviamo, anche quelli di noi più… refrattari.
Nella nostra vita abbiamo notato certamente tanti casi di questo tipo: vi cito un esempio, cioè la solidarietà espressa reciprocamente durante i disagi e subito dopo l’ultima guerra mondiale.
Ma con l’avvento del benessere e quello della cosiddetta “civiltà dei consumi”, questi sentimenti di aiuto reciproco si sono affievoliti e affiorano qua e là forme di indifferenza e di egoismo.
Questo è quanto avviene generalmente nel mondo che ci circonda, ma noi credenti come ci comportiamo?
È vero che abbiamo la Scrittura nella quale è detto “Ama il tuo prossimo”, ma non sempre mettiamo in pratica queste parole come dovremmo.
È anche vero però che di fronte a casi ben definiti ed eclatanti di entità particolare (vedi ad esempio la tragedia dello tsunami di due anni fa nel sud-est asiatico) la nostra sensibilità viene rivitalizzata e provvediamo ad aiutare “chi è nel bisogno” e nell’indigenza in modo superiore alla normalità e alle nostre abitudini.
Possiamo ancora dire che tutto questo è giusto, anche se avviene di rado.
Il bisogno prioritario del mondo
Ho messo appositamente tra virgolette le parole “chi è nel bisogno”, perché su di esse vorrei fare alcune considerazioni.
Il mondo in cui viviamo è lontano dal Signore e si avvia verso la perdizione, se noi non lo avvisiamo del pericolo che incombe su di esso.
In Atti 8 notiamo che l’etiope alla domanda di Filippo: “Comprendi ciò che leggi?” così rispose: “Come potrei se nessuno mi spiega?”
Ecco dunque la condizione delle persone del mondo: esse hanno bisogno di qualcuno che spieghi loro l’amore di Dio.
Questa azione di spiegazione e di convinzione che dobbiamo svolgere corrisponde, come sappiamo, ad un preciso ordine divino:
“Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo” e poi ancora “Voi mi sarete testimoni….sino all’estremità della terra”.
Ecco quindi ben precisato il nostro compito principale: andare verso “chi è nel bisogno”, cioè il compito di far conoscere il Signore e il suo amore a tutta l’umanità.
Penso che questo “bisogno” sia di gran lunga superiore a tutte le altre necessità della vita, perché riguarda un’altra vita: quella eterna.
L’umanità lontana da Dio è il “caso pietoso” per eccellenza
E qui ritorna in campo la nostra sensibilità: il fatto di essere commossi da casi pietosi e da esigenze umanitarie è giusto e indiscutibile, ma dovremmo con altrettanta dedizione pensare anche ai bisogni spirituali dell’uomo, al suo rapporto con Dio, alla sua vita eterna. Noi possiamo e dobbiamo essere di aiuto verso tutti coloro che sono veramente “nel bisogno”.
Possiamo ancora dire che c’è un rapporto numerico enorme nel mondo: tra gli uomini che hanno necessità materiali e quelli che hanno necessità spirituali.
Forse migliaia o milioni di persone hanno bisogno di aiuti umanitari, ma sono miliardi quelli che hanno bisogno di aiuto spirituale per comprendere l’amore di Dio!
Anche noi credenti ci lasciamo emotivamente commuovere da casi pietosi, ma spesso dimentichiamo quelli ancora più pietosi: l’umanità lontana da Dio che corre verso la perdizione.
Perché l’impegno concreto per la testimonianza langue?
Succede allora che l’opera del Signore langue per mancanza di sostegno adeguato, sia nel nostro Paese, che nei Paesi esteri dove abbiamo seminato l’Evangelo e dove esistono solo a volte delle piccole fiammelle di testimonianza.
Mi chiedo allora se la nostra sensibilità esista e, se esiste, è proprio indirizzata nella direzione giusta?
Ricordiamo che tre sono i comandamenti che il Signore ci ha lasciato:
• “Ama il Signore con tutto il cuore, tutta l’anima e tutta la mente” (Mt 22:37).
• “Ama il tuo prossimo come te stesso” (Mt 22:39).
• “Andate e predicate l’evangelo in tutto il mondo” (Mr 16:15).
Notiamo che non per nulla questi comandamenti sono stati posti in una certa sequenza.
In merito al primo comandamento (Ama il Signore) non ci sono dubbi per nessuno di noi: ci mancherebbe altro!
Relativamente al secondo (Ama il tuo prossimo), dobbiamo riconoscere che, di tanto in tanto, ci muoviamo per far fronte alle necessità umane.
Per quanto riguarda il terzo, dobbiamo confessa che spesso, forse anche inconsciamente, lo giudichiamo come un comandamento di minore importanza che a volte viene addirittura dimenticato. Perché?
L’Opera del Signore non può progredire e non può svilupparsi se non la aiutiamo.
Veramente il Signore voglia risvegliare la nostra sensibilità sulla necessità della testimonianza e sul suo sostegno pratico e in preghiera. È un suo ordine e noi dobbiamo ubbidire.