La Chiesa in antitesi… con quale “mondo”?
La parola mondo ha, nella Bibbia, diversi significati che è possibile distinguere, a volte, solo dal contesto nel quale la parola stessa è di volta in volta inserita. Si parla di mondo, ad esempio:
• in riferimento all’universo, alla realtà creata e materiale (“Se avessi fame non lo direi a te, perché mio è il mondo, con tutto quel che contiene”, Sl 50:12; “Egli… con la sua sapienza ha stabilito fermamente il mondo”, Gr 10:12; ecc.);
• oppure, in riferimento agli abitanti della terra, a tutta l’umanità (“Perché Dio ha tanto amato il mondo…”, Gv 3:16; “il Consolatore… quando sarà venuto, convincerà il mondo…” Gv 16:7; ecc.);
• oppure, ancora, in riferimento all’ambiente donato da Dio all’uomo e dove l’uomo trascorre la sua vita (“E questo Vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo…”, Mt 24:14; “Andate per tutto il mondo, predicate il Vangelo a ogni creatura” Mr 16:15; ecc.).
Si potrebbero trovare ancora altri significati, ma sono questi quelli prevalenti e, perciò, degni di maggior considerazione, oltre a quello che è oggetto delle nostre riflessioni.
Infatti, l’accezione biblica di mondo che vogliamo tenere qui in evidenza è quella che lo indica come l’ambiente umano, la cui collocazione è soprattutto storica oltre che geografica, nel quale è entrato il peccato, attraverso la caduta del primo uomo e nel quale, quindi, regna la morte (“… per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte”, (Ro 5:12).
Faremo un esempio, tanto per spiegare la specificità di questo significato.
È scritto che “Dio ha tanto amato il mondo” (Gv 3:16), ma è anche scritto “Non amate il mondo” (1Gv 2:15). Ora non è possibile che egli ci ordini di “non amare” qualcosa che lui stesso “ha amato”!
È evidente quindi che si sta parlando di due mondi diversi: nel primo caso si tratta del mondo inteso come insieme di tutto il genere umano; nel secondo caso invece si parla del mondo come dell’ambiente e della realtà conseguenti dal peccato dell’uomo e dalla sua sottomissione a Satana.
È con questo “secondo” mondo che la Parola di Dio pone la Chiesa in antitesi.
La Chiesa, infatti, è l’insieme (il Corpo) di coloro che sono stati tolti dal mondo (Gv 17:6); di coloro che non appartengono al mondo (Gv 17:16); di coloro che sono morti al mondo (Cl 2:20) e sui quali il mondo non esercita più alcun potere, essendo stato come crocifisso (“Ma quanto a me, non sia mai che io mi vanti di altro che della croce del nostro Signore Gesù Cristo, mediante la quale il mondo, per me, è stato crocifisso e io sono stato crocifisso per il mondo”, Ga 6:14).
Quindi, se fra Chiesa e mondo vi è netta separazione e se la Chiesa è in antitesi con il mondo, è proprio perché coloro che sono membra della Chiesa hanno realizzato un vero passaggio di campo (“liberati dal potere delle tenebre e… trasportati nel regno del suo amato Figlio”, Cl 1:13), essendo la conversione non soltanto una scelta PER, ma anche una scelta CONTRO, contro il peccato, contro “gli idoli” (1Te 1:9) ecc…
È con questo mondo che la Chiesa è in antitesi: coloro che sono “la Chiesa” hanno volontariamente detto “no” al mondo, per dire “sì” a Cristo!
La Chiesa in antitesi col mondo… perché?
Per la Chiesa, la ragione fondamentale del suo essere in antitesi con il mondo, va ricercata, come abbiamo già visto, nel fatto che essa è formata da uomini e donne che hanno liberamente compiuto una scelta contro, perché, accettando l’opera di Cristo, hanno desiderato di essere liberati dal mondo e dalla signoria di Satana per essere portati a vivere le meravigliose realtà del regno di Dio e della Signoria di Cristo. Ci sono ragioni basilari di quest’antitesi che è però opportuno rimarcare nei particolari:
Il mondo giace nel Maligno
Il mondo, nei suoi metodi, nei suoi costumi, nelle sue ideologie, nelle sue religioni, nelle sue speranze, insomma in tutto ciò che produce, “giace nel maligno” (1Gv 5:19), è manovrato da lui in virtù di una signoria che l’uomo gli attribuisce di fatto, come conseguenza della caduta; dal momento, cioè, in cui alla voce e alla Parola di Dio preferì la voce e la parola di Satana.
Per ben tre volte Giovanni ci riferisce l’affermazione del Signore Gesù stesso che riconosce in Satana “il principe di questo mondo” (Gv 12:31; 14:30 e 16:11); questa stessa affermazione fu ripresa in senso ancor più rafforzativo dall’apostolo Paolo (“il dio di questo mondo”, 2Co 4:4 e, riferendosi a Satana e ai suoi angeli: “i dominatori di questo mondo di tenebre”, Ef 6:12).
Il mondo, nell’accezione biblica sotto la quale noi lo stiamo considerando, è “un sistema ordinato, governato da dietro le quinte da un governatore: Satana. Quando in Giovanni 12:31 Gesù dichiara che la sentenza di giudizio è stata emessa su questo mondo, Egli non vuole dire che sono giudicati il mondo materiale o i suoi abitanti. Per loro il giudizio deve ancora venire. Quel che è giudicato in questo caso è quell’istituzione, quell’ordine del mondo di cui Satana è creatore e capo. Ed in fin dei conti, come le parole di Gesù chiariscono, è lui, “il principe di questo mondo”, che è stato giudicato e che dovrà essere deposto e cacciato per sempre. (W. Nee, in “Non amate il mondo”, pag. 11). Ora, proprio quest’ultima considerazione relativa al giudizio di Cristo sulla Croce, ci aiuta a comprendere che Satana non è “il signore” assoluto, perché egli e il suo mondo sono già stati giudicati.
È Dio che domina la terra come il cielo, cioè l’ambiente materiale nel quale si è collocata la storia della caduta e del “mondo”, sempre inteso come sistema creato da Satana.
È Cristo “il primo e l’ultimo” (Ap 1:18; 22:8…): Egli è quindi il Signore Assoluto della Storia e questa sua Signoria è chiaramente affermata attraverso la Croce (vittoria sul peccato, sul mondo, su Satana) e attraverso la tomba vuota (vittoria sull’ultimo nemico: la morte).
Quindi, noi riconosciamo il dominio di Satana su questo mondo, ma con maggior forza proclamiamo la signoria di Cristo sulla storia, proprio perché questo mondo, il mondo di Satana, è già stato giudicato e ha un destino segnato ed irreversibile. Nello stesso tempo proclamiamo la sovranità di Dio sulla terra e sui suoi abitanti.
È chiaro che il mondo, così come è risultato dal peccato dell’uomo e della sua sottomissione a Satana, è la deturpazione della creazione di Dio, buona e perfetta; è corruzione della sua opera santa. Ma Dio, come vedremo più avanti, ha posto la sua Chiesa in questo mondo per combatterlo dalle fondamenta (Ef 6:12) e per limitarne l’influenza sugli uomini e sul creato. La Chiesa è nel mondo per affermare la Signoria di Cristo, nell’attesa del trionfo finale e definitivo (Ap 20:10; 21:3-5).
Una radicale contrapposizione di idee e di valori
La rivolta di Satana che ha coinvolto la creatura umana per sua libera scelta, fa sì che l’antitesi fra la Chiesa e il mondo non si limiti ad una contrapposizione di persone (Dio-Satana), ma diventi inevitabilmente contrapposizione-antitesi di idee e di valori.
Quando il Figlio Eterno di Dio è venuto nel mondo (“Egli era nel mondo”), “il mondo non l’ha conosciuto” (Gv 1:10), cioè non l’ha riconosciuto per colui che in realtà è: l’unico e vero Sovrano della storia. E questo è accaduto (e accade!), perché Satana “ha accecato le menti, affinché non risplenda loro la luce del Vangelo di Cristo” (2Co 4:4).
Lo Spirito del mondo governato da Satana, quello Spirito che per vocazione naturale possiamo legittimamente chiamare “lo spirito dell’uomo”, si contrappone allo Spirito di Dio, considerando le sue opere, le sue rivelazioni, i suoi valori, la sua Parola ed i suoi insegnamenti come “pazzia” (1Co 1:17-2:17).
Dobbiamo quindi riconoscere, pur se con quel discernimento equilibrato e biblico che ci eviterà di cadere in una strategia di controproducente anticulturalismo e di deprecabile apologia dell’ignoranza, che gli aspetti “ideologici” di questo mondo (la politica, la cultura, la filosofia, la letteratura, la scienza, la musica, l’arte in genere, l’economia, la religione…) sono frutto del suo spirito che si contrappone allo Spirito di Dio.
Certo, siamo sconcertati e spesso positivamente attratti dal “progresso” dell’uomo!
Ma… in quale direzione va questo progresso?
Va in direzione di Dio o in direzione dell’Uomo?
Dobbiamo riconoscere (guai se non lo riconoscessimo) che questo progresso sta portando gli uomini verso un Umanesimo sempre più marcato e, come ultimo approdo, verso l’Anticristo.
La contrapposizione di offerte
Alla contrapposizione ideologica fa inevitabilmente seguito una contrapposizione di “prodotti”, di offerte.
“Le cose buone del mondo”, cioè tutti gli aspetti ch’esso produce nella sua vita-morte, non vengono “dal Padre” (1Co 2:16).
La cosa di cui dobbiamo prendere seriamente coscienza è che il mondo ha i suoi valori, i suoi prodotti, le sue offerte da presentare all’uomo. Questi valori, questi prodotti, queste offerte sono sempre sulla soglia della Chiesa e non sarebbe onesto nasconderci che oggi, come del resto in altri tempi, vi sono penetrati per la superficialità dei credenti e per la loro mancanza di fiducia nella piena sufficienza del Signore.
“Io non vi dò come il mondo dà” (Gv 14:27), ci ricorda il nostro Signore Gesù Cristo, con l’urgenza che il momento storico che viviamo c’impone.
Il Signore non dà come il mondo; oltre a cogliere il senso di questa antitesi, dobbiamo anche cogliere la realtà riconosciuta da Gesù: il mondo dà!
Ma la Chiesa è formata da uomini e donne che hanno rinunciato ai prodotti, alle offerte del mondo: oh, se potessimo vivere e comprendere fino in fondo quest’affermazione!
La storia del passato e del nostro presente, c’insegna l’assurdità e la carica rovinosa dell’atteggiamento di quei credenti che compromettono di fatto, con il loro comportamento equivoco e tollerante, la Pace secondo Dio con la pace secondo il mondo, la Giustizia secondo Dio con la giustizia secondo il mondo, l’Amore secondo Dio con l’amore secondo il mondo, la Morale secondo Dio con la morale secondo il mondo, la Vita secondo Dio con la vita secondo il mondo, la Speranza secondo Dio con la speranza secondo il mondo… e si potrebbe continuare! Ricordiamolo, perché ne abbiamo bisogno: è in Cristo e non nel mondo che l’uomo può avere “tutto pienamente” (Cl 2:10).
Il mondo ha un destino diverso
Infine, è bene considerare, seppure brevemente, una quarta ragione dell’antitesi fra la Chiesa e il mondo. Essa va ricercata nel loro diverso destino.
“Il mondo passa via”, ma “chi fa la volontà di Dio dimora in eterno” (1Gv 2:17).
Il mondo ha la fine già segnata, perché è già stato giudicato insieme al suo “principe” (Gv 12:31), ma la Chiesa comparirà “gloriosa davanti al suo Capo” (Ef 5:25).
Quindi all’antitesi di persone, all’antitesi di Spirito, all’antitesi di prodotti, si aggiunge l’antitesi di due destini non semplicemente diversi, ma radicalmente contrapposti!
Conseguenza dell’essere in antitesi
La scelta “contro”, il passaggio radicale di campo, la separazione dal mondo, sono princìpi fondamentali della vita cristiana. Infatti, in Cristo noi non siamo stati soltanto giustificati, ma anche santificati (Eb 10:10), cioè separati dal mondo e appartati per lui.
Coloro che formano la Chiesa, essendo stati immersi nel Corpo di Cristo per il battesimo di un unico Spirito (1Co 12:13), sono chiamati a vivere coerentemente le conseguenze di questa separazione.
Poiché stiamo qui parlando di princìpi e non di applicazioni a circostanze o casi particolari, ci limiteremo soltanto ad indicare gli inviti specifici che la Scrittura rivolge ai figli di Dio.
Ed è evidente che, pur se i princìpi sono generali ed hanno perciò bisogno del discernimento e della saggezza spirituale di ciascuno per essere vissuti nelle diverse contingenze della vita, non si tratta certamente di princìpi teorici e sfumati, ma concreti e chiari!”
Coloro che appartengono alla Chiesa sono dunque chiamati:
• a non conformarsi al mondo, nel quale continuano a vivere anche dopo la conversione, in attesa del ritorno di Cristo (“Non conformatevi a questo mondo…”, Ro 12:2);
• a conservarsi puri, mostrando con un comportamento santo di non avere più alcuna parte nelle manifestazioni immorali del mondo (“La religione pura e senza macchia davanti a Dio e Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri dal mondo”, Gm 1:27);
• a guardarsi bene dal cadere vittime degli “elementi del mondo”, anche a livello di semplice condizionamento od influenza: a guardarsi bene dalle sue tradizioni, dalle sue ideologie, dai suoi metodi, dalle sue mode religiose:
“Guardate che nessuno faccia di voi la sua preda con la filosofia o con vani raggiri secondo la tradizione degli uomini e gli elementi del mondo e non secondo Cristo”, (Cl 2:8);
• a ricordare bene alcune drastiche affermazioni della Parola:
a. chi è amico del mondo si rende nemico di Dio, perché il mondo, come abbiamo visto, è il sistema creato dall’Avversario di Dio;
b. chi coltiva l’amicizia per il mondo, dopo averlo abbandonato per seguire l’Eterno, è considerato da Dio come adultero, cioè come una persona sposata che tradisce il patto di fedeltà contratto con l’altro coniuge;
c. chi ama il mondo non ha in sé l’amor di Dio, perché mostra di non essere ancora stato veramente liberato dal peccato, dalla morte e dalla signoria di Satana.
“O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio” (Gm 4:4);
“Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui”, 1Gv 2:15).
La Chiesa nel mondo: in antitesi, ma presente e testimone
Pur vivendo con il mondo un rapporto antitetico, la Chiesa non è stata, però, tolta dal mondo né invitata ad isolarsi con atteggiamenti tipici dei movimenti che s’ispirano al monachesimo.
Se, come abbiamo considerato in precedenza, “Dio ha posto la sua Chiesa in questo mondo… per limitare le conseguenze della sua influenza sugli uomini e sul creato”, è evidente che la Chiesa ha un suo mandato da compiere e che non è estraneo alla volontà di Dio il desiderio di veder migliorate o alleviate le condizioni di vita dell’uomo, attraverso l’impegno dei suoi figli.
Il cristiano non ha soltanto la responsabilità di proclamare l’Evangelo di Gesù Cristo come unica risposta ai profondi bisogni di ogni uomo (aspetto della vita della Chiesa che abbiamo già considerato nell’articolo precedente di questo studio), ma ha anche la responsabilità di testimoniare i princìpi propri del cristianesimo, nel mondo e nelle condizioni sociali nelle quali egli si trova a vivere.
Valga per tutti, ad illuminare questa responsabilità, l’esempio del Signore Gesù. Egli è venuto sulla terra per giudicare il mondo ed il suo principe (Gv 12:27) e per donare all’uomo la vita eterna (Gv 3:16), ma, senza perdere di vista questi scopi sublimi: egli ha vissuto nelle condizioni sociali del suo tempo, sentendo profondamente un peso di sofferenza e di responsabilità nei confronti delle miserie umane.
Non possiamo quindi sottacere le benedizioni che il progresso del Vangelo può portare in una nazione e che non sono soltanto spirituali, ma anche materiali, culturali e sociali.
Chissà quale spettacolo ancor peggiore di depravazione, di corruzione, di degradazione morale ci offrirebbe questo mondo se gli venisse tolto “il sale” dei credenti!
Ricordiamo allora che “cercare di migliorare la società non è mondanità ma amore; lavarsi le mani non è amore, ma mondanità” (F. Catherwood, in “Studi di Teologia”, edito dall’I.B.E.I. di Roma n.8 pag. 68).
Ovviamente, i figli di Dio devono sempre tenere presente che la Chiesa, ch’essi formano, è in antitesi con il mondo e il loro impegno nella società non dovrà mai venir meno ad alcuni princìpi fondamentali, senza i quali si capovolgerebbe drammaticamente il mandato di Gesù: non sarebbe più la Chiesa ad essere nel mondo, ma sarebbe piuttosto il mondo ad essere nella Chiesa, con tutte le conseguenze ben immaginabili.
Principi irrinunciabili!
Quali sono questi princìpi?
a. Pur vivendo nel mondo, la Chiesa è chiamata a testimoniare di essere stata TOLTA dal mondo e di non essere quindi, in alcun modo, sua proprietà, essendo stata liberata dalla signoria di Satana e vivendo la Signoria di Cristo (Gv 17:14).
b. La Chiesa ritorna nel mondo, “mandata” dal suo Capo (Gv 17:18), dopo essere stata rinnovata, essendo passata attraverso i filtri della depurazione divina (da notare la forza e l’incisività che questo mandato ha nel pensiero di Gesù:
“Come tu hai mandato me nel mondo, anch’io ho mandato loro nel mondo”.
Mandati nel mondo da Gesù, così come Gesù è stato mandato dal Padre!).
c. La Chiesa viene nel mondo non più per una ragione di “vita”, perché il mondo è stato da lei rifiutato, ma soltanto per una ragione di testimonianza.
Questa presenza testimoniante trova, evidentemente, più facilità di concretizzarsi nella sfera privata piuttosto che nella sfera pubblica della società.
Infatti, soprattutto nel nostro Paese è estremamente difficile per un cristiano essere coinvolto nella sfera pubblica della vita associata e, nello stesso tempo, mantenere intatta la sua identità di cristiano e conservare piena autonomia di giudizio all’interno della struttura in cui si trova ad operare.
d. Infine, è proprio nel mondo che la Chiesa può mostrare la realtà vittoriosa della sua fede, dimostrando che la fede nel Cristo è pienamente sufficiente e autenticamente liberante:
“Poiché tutto quello che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. Chi è che vince il mondo, se non colui che crede che Gesù è il figlio di Dio?” (1Gv 5:4-5).
Che il nostro essere Chiesa in antitesi con questo mondo possa essere sempre vissuto nel segno della fede nel Figlio di Dio, nel segno cioè dell’ “arma” che ci rende vittoriosi sul mondo!
Testo preparato per l’incontro Anziani
1984, a cura di fratelli delle Assemblee di Anghiari, Città di Castello e Perugia
Con quest’articolo si conclude la pubblicazione di questo testo, che è stato suddiviso in sette parti ed è apparso nei numeri 4-5-6-7-8-9-10/2008.