Il pericolo di isolare un testo biblico,
forzandone il significato
Recentemente mi è capitato di sentire un oratore che parlava del potere adesivo della colla conosciuta col nome di “Super-Attak” ed usava questa immagine per descrivere come Dio ci attira ed unisce a sé.Indubbiamente questa è una verità biblica secondo la quale, il Signore vuole unirci a sé in modo definitivo attraverso il “Super-Attak” del suo amore e del suo Spirito. Questa verità è certamente implicita nelle parole di Gesù: “Nessuno può venire a me se il Padre non lo attira” (Gv 6:44).
Tuttavia, c’è un’ulteriore enfasi che altri danno a questo testo, secondo la quale, Dio non attira tutti, ma solo alcuni eletti e queste parole di Gesù ne sarebbero una prova.
“Nessuno può venire a me” indicherebbe l’incapacità umana, totale ed assoluta di cercare Dio ed andare a lui.
“Se non lo attira il Padre” indicherebbe la grazia irresistibile e selettiva di Dio, che attira alcuni in modo che non possono resistergli e non attira altri, i quali sono abbandonati al loro destino, per un disegno sovrano ed imperscrutabile di Dio che non ci è dato di sapere.
Questa enfasi particolare sulla sovranità di Dio è conosciuta col nome di “calvinismo”, una corrente di pensiero che, con una coerenza logica di prim’ordine ha legato insieme testi come questo con altri testi della Scrittura, mettendo su un’impalcatura dogmatica che ha lo scopo di restituirci una visione unitaria e razionale della fede cristiana. Non possiamo che plaudire a questo tentativo sincero di fratelli, anche studiosi di un certo calibro che si sono cimentati in un’impresa del genere. Le ricadute immediate possono anche avere una valenza positiva, nel delineare la concatenazione logica di dottrine portanti ed importanti della fede cristiana, ove, ognuna di esse diventa gradino e fondamento per l’altra, ove l’una tira l’altra e l’uno fa parte del tutto. Un sistema logico ed unitario dà anche maggior forza nella controversia…
Tuttavia, nell’esaminare un sistema siffatto talvolta ci si chiede se qui e là, non si sia abbandonato il terreno dell’esegesi e della stretta aderenza al testo biblico visto nel suo contesto, sacrificandoli sull’altare della logica, che, pur di partorire il suo unicum dottrinale, coerente e razionale non si fa scrupoli di forzare la varietà e la vivacità del testo biblico.
Indubbiamente il Signore non contraddice sé stesso e, leggendo la Scrittura, dobbiamo aspettarci di trovare un messaggio unitario e coerente, ove la singola parte è premessa del tutto e dove il tutto incorpora in sé la singola parte. Questa è anche una riscoperta della moderna esegesi , la quale ha cercato di migliorare sé stessa e la tendenza alla propria frammentarietà inaugurando il cosiddetto “approccio canonico”, secondo il quale si cerca di andare oltre la specificità del singolo testo e del singolo libro biblico, per scoprire la dimensione della Scrittura presa nel suo insieme, appunto la sua dimensione canonica. Però, il punto di approdo non può essere avulso dal punto di partenza, ma occorre integrarlo in tutta la sua freschezza e vivacità e trovare in esso costantemente la propria ragion d’essere.
Questo ci impone di non isolare parole e concetti della Bibbia dal loro ambito storico-grammaticale-teologico, portandoli, a suon di affermazioni logiche fino alle loro estreme conseguenze. Questo approccio, che viene chiamato “sistematico” o “dogmatico”, rischia di non dare al testo biblico la sua giusta rilevanza, ma di usarlo per ragioni e scopi estranei al testo stesso. E ritengo che la cartina tornasole di quanto detto fin qui ce la fornisce proprio l’approccio calvinista alle parole di Gesù riportate in Giovanni 6:44.
Chiediamoci: tali parole sono una conferma dell’insegnamento biblico secondo il quale il Signore vuole essere con il suo amore un “Super-Attak” per tutti gli uomini (Gv.3:16), oppure, siamo qui dinanzi ad un “Attak selettivo”per gli eletti soltanto, ossia dinanzi ad un “Iper-Attak” ?
Impossibile essere attratti
dal Padre, escludendo Gesù
C’è solo un modo per sciogliere “l’enigma” e non è quello di circuire la moglie di Sansone, ma quello di leggere la nostra Bibbia senza nessun pregiudizio dogmatico.
Partiamo dal contesto immediato: queste parole sono la risposta di Gesù al mormorare dei Giudei (v. 43). Da qui si muove la parte del discorso dove stanno le parole che vogliamo capire. Di cosa mormoravano?
Scrive Giovanni:
“Perciò i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: «Io sono il pane che è disceso dal cielo»” (v.41).
Qui è importante capire chi erano i mormoratori. Essi erano “i Giudei”, i quali, si ritenevano già con Dio, o, se vogliamo, già “attratti da Dio”. Eppure, mettevano in dubbio la provenienza divina di Gesù. È a questo punto che Gesù risponde con le parole:
“Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre, che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”(v.44).
Gesù vuol ribadire così lo stretto legame che c’era tra lui ed il Padre e l’opera loro. In questo verso, le parole“che mi ha mandato” sono fondamentali. Questo era il problema dei Giudei: pensavano di avere Dio e di poter fare a meno di Gesù ed è a questo che Gesù reagisce.
A conferma di ciò Gesù cita una profezia, che presenta in modo parallelo alle parole “Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre”. Gesù dice:
“È scritto nei profeti: «Saranno tutti istruiti da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me»”(v. 45). È interessante anzitutto rilevare che le parole “nessuno può venire”, qui diventano “saranno tutti istruiti”e “chiunque ha imparato”. Gesù passa tranquillamente da un linguaggio selettivo (“nessuno”) ad un linguaggio più universalistico (“tutti”, “chiunque”). Ma, la cosa più importante è che, citando questa profezia a dei Giudei, che si ritenevano i suoi principali destinatari e beneficiari, Gesù sta veicolando lo stesso messaggio che ha voluto lasciare con le parole “Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre, che mi ha mandato”, ossia:“Non potete pensare di essere attratti-istruiti da Dio, escludendo me dal vostro orizzonte”.
Il punto fondamentale è l’elemento che si ripete: “venire a me” (v.44) e “viene a me” (v.45). Gesù sta ribadendo un tema che l’apostolo Giovanni considera fondamentale (cfr. Gv 5:23; 8:42-47; 1Gv 2:23): “Non si può avere il Padre senza il Figlio” e questo vale anche per l’eletto giudeo, il quale pensava di avere già il Padre e di continuare ad averlo, pur rifiutando il Figlio. E Gesù spiega la ragione per cui viene a lui chi è attratto-istruito da Dio: “Perché nessuno ha visto il Padre, se non colui che è da Dio; egli ha visto il Padre” (v. 46). Gesù procede dal Padre e per questo chi procede dal Padre viene a Lui.
È evidente che lo scopo di Gesù era far capire ai Giudei che il loro Dio era il suo mandante e Padre e quindi non potevano pensare di avere l’uno senza l’altro. Non a caso Gesù conclude la risposta responsabilizzando i suoi contestatori a credere in lui per avere la vita: “In verità, in verità vi dico: chi crede in me ha vita eterna” (v. 47). Quel “vi dico” non è rivolto agli “attratti dal Padre”, ma ai suoi oppositori che pensavano, di avere già il Padre e, se vogliamo, di essere “attratti dal Padre”, affinché credessero in colui che il Padre ha mandato. La questione non era stabilire che solo alcuni sono attratti dal Padre ed altri no, ma stabilire se i Giudei che mormoravano contro Gesù, avevano veramente lo status di attratti-istruiti dal Padre. Il punto è che, rifiutando di ricevere il Figlio, dimostravano di non avere il Padre (cfr. Gv.5:23; 1Gv.2:23), di non essere né attratti né istruiti dal Padre. E dopo averli responsabilizzati intorno alla fede che devono riporre nel Figlio, Gesù riafferma la verità iniziale che i Giudei respingevano: “Io sono il pane della vita” (v. 48).
Così si chiude il contesto immediato.
Responsabilità umana e azione divina
Credo che questo approccio sia più biblico e spieghi questo brano meglio di quanto lo faccia un approccio dogmatico. Ben venga pure l’approccio dogmatico, o se si preferisce, canonico, l’importante è che rispetti il testo e non faccia razzia di parole e concetti per proprio uso e consumo. Che ci sia un’attrazione da parte di Dio è condivisibile, ma che sia irresistibile e sia rivolta solo agli eletti, ossia ad alcuni e non ad altri, questo va oltre il senso di questo brano. L’enfasi di tutto il discorso è sulla provenienza divina di Gesù, alla quale i Giudei adoratori del Padre, dovevano corrispondere in modo responsabile, avendo la fede anche nel Figlio. Il fatto che mormoravano indica il loro resistere all’opera dello Spirito Santo, come più tardi dirà Stefano: “Gente di collo duro e incirconcisa di cuore e d’orecchi, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo; come fecero i vostri Padri, così fate anche voi” (At 7:51). Aggiungerei che si resiste qualcosa solo se ci attrae, ed è questo che stava succedendo proprio in questa occasione: i Giudei stavano resistendo al Padre che li voleva attirare al Figlio. Il problema non stava nell’assenza di quella grazia irresistibile, che abbiamo rinominato “iper-Attak”, ma nell’atteggiamento del loro cuore e per questo verranno giudicati.
La contrapposizione responsabilità umana-sovranità di Dio non è contemplata nel testo e tanto meno una percentualizzazione dell’una e dell’altra. Anzi, parrebbe che la citazione di Gesù dell’azione sovrana del Padre che attira ed istruisce, serva proprio a disilludere le persone intorno alla loro appartenenza al Padre e a responsabilizzarle ad andare a lui (cioè a Gesù) con fiducia, visto il legame che esiste tra il Figlio ed il Padre.
L’impostazione dogmatica crea solo problemi di coscienza e mal di pancia perché si finisce per impantanarsi nel dilemma “attratto o non attratto?”, “eletto o non eletto?”, anziché cogliere il punto centrale a cui il discorso tende: responsabilizzare chi pensava di avere il Padre, pur rinnegando il Figlio. “Non è così – dice Gesù – quelli che il Padre attira, li manda a me, perché io sono mandato dal Padre”.
In ultima analisi, possiamo dire che la verità espressa in questo testo, non è tanto antropologica: “L’uomo non può cercare Dio, ma è Dio che trova chi vuole”, quanto cristologica: “Non si può essere attratti dal Padre, senza andare dal Figlio”, o, come Giovanni esprime nella sua Prima lettera: “Chiunque nega il Figlio, non ha neppure il Padre” (1Gv.2:23).
Dio prende sicuramente l’iniziativa, ma noi dobbiamo corrispondergli avendo il giusto atteggiamento verso suo Figlio Gesù Cristo. I continui appelli che fa il Nuovo Testamento a ravvederci e a credere in Gesù Cristo, indicano che questo fa anche parte della nostra responsabilità, oltre che essere un’azione dello Spiritoche “ci convince di peccato” (Gv 16:8) e un frutto della Parola, da cui vien la fede (Ro 10:17).