Quello che viviamo non è certo un periodo facile.
Qualcuno dirà che ve ne sono stati di ben peggiori anche nella nostra storia
recente, pensando soprattutto ai tragici eventi che hanno caratterizzato il
secolo scorso. E, questo, può essere indubbiamente vero. Ma con una differenza:
drammatica sul piano esistenziale. Le generazioni passate erano più preparate e forgiate ad affrontare
tempi duri, difficili; erano perciò più forti e più resistenti
nell’affrontare le frequenti burrasche della vita. La generazione attuale,
allevata nelle comodità di una vita tutto sommato facile, non mostra, davanti
alle difficoltà della vita, di avere la forza per affrontarle e superarle:
crisi esistenziali, depressioni, suicidi stanno aumentando in modo
esponenziale, facendo “la fortuna” di psicologi e psicoterapeuti di cui fino a
qualche anno fa non si avvertiva il bisogno. Davanti alle onde tempestose non
si ha più l’ardire di proseguire la navigazione, ci si lascia spesso andare
aspettando che qualcosa succeda e, talvolta, compiendo scelte portano
inevitabilmente al naufragio. Purtroppo dobbiamo riconoscere che i credenti in
Cristo non sono immuni dalle tensioni esistenziali provocate dai tanti eventi
negativi della vita: la mancanza e la perdita del lavoro, i conflitti in
famiglia sia coniugali che nel rapporto coi figli, una grave malattia o un
lutto, spesso purtroppo anche il venir meno della comunione nella propria chiesa
locale… Quanti motivi abbiamo per vivere un
presente nero ed un futuro non certo
roseo!
Pensando
a questa triste situazione oggettiva, mi sono tornate in mente due promesse
contenute alla fine del Salmo 23 (v. 6) che dovrebbero costituire, fra le tante
incertezze della vita, le nostre
certezze ed il costante punto di
riferimento per noi che abbiamo creduto in Cristo, profeticamente
identificabile nel “pastore” di questo splendido Salmo (vedi Giovanni 10:1 e
segg.).
La prima
promessa-certezza: “Certo beni e bontà
mi accompagneranno tutti i giorni della mia vita”. “I beni e le bontà” di
Dio non ci vengono semplicemente “donati”, ma saranno come dei “compagni” nel
nostro cammino: saranno lì, accanto a noi, a nostra disposizione nel momento
preciso in cui ne avremo bisogno. Ma in cosa consistono questi “beni” e queste
“bontà”? Spesso ci accade di desiderare da Dio non quello di cui abbiamo
davvero bisogno, ma quello che ci piacerebbe avere. Dobbiamo allora imparare ad
accettare il fatto che “i beni e le bontà” di Dio sono ben diversi da quelli
che noi desideriamo. Le nostre tensioni e insoddisfazioni nascono spesso dal
pensare che seguendo il nostro “pastore” potremmo avere tutto quello che
desideriamo. No! In realtà devono imparare a pensare che avrò tutto quello che
il pastore desidera per me. “I beni e le bontà” che accompagneranno il mio
cammino e che mi daranno gioia vera non sono il frutto di ciò che io desidero,
ma di ciò che egli desidera per me!
La
seconda promessa-certezza: “… e io
abiterò nella casa del Signore per lunghi giorni”. Davide, l’autore del
Salmo, non stava sicuramente pensando ad una casa fatta di mattoni nella quale
vivere con il suo Signore, stava piuttosto pensando alla gioia di essere sempre
in compagnia del “pastore”: “Io abiterò dove abita lui, io sarò dove sarà
lui!”. E questa certezza andava ben al di là dei confini dell’esistenza
terrena. Infatti l’espressione “per lunghi giorni” la proiettava verso
l’eternità. Le parole di Gesù (Giovanni 14:2-3) ci confermano che, se oggi Gesù
è con me, per mezzo della sua Parola e del suo Spirito Consolatore, un giorno
noi saremo per sempre con lui! Un “presente nero… un futuro non certo roseo”?
Impariamo a vivere il presente e a pensare al futuro forgiati dalla sua presenza
in noi e dalla sua Parola. Impariamo ad affrontare ogni evento della vita,
avendo come costante punto di riferimento le
sue promesse che, per fede, sono le
nostre certezze!