Caro Paolo,
ho letto il tuo articolo e sono d’accordo con te che prima di tutto, la sostituzione della parola sesso come troviamo nella Costituzione con la parola genere nella legge sulla “buona scuola”, certamente suscita interrogativi, io aggiungerei anche preoccupazioni, il cambio di linguaggio non mi sembra casuale, il nostro modo di parlare infatti è frutto di un pensiero e precursore di azioni e comportamenti precisi.
Sono d’accordo che non siamo ancora alla teoria gender nelle scuole, ma come dice la senatrice Puppato all’introduzione dei “genders studies”, questo certamente indica l’apertura di uno spiraglio che prepara l’obiettivo di aprire il portone, come al solito attraverso una introduzione graduale, progressiva e strategica.
Anche le parole successive della senatrice sul “Fatto quotidiano” mi preoccupano: “Liberare le curiosità e la naturale predisposizione che è nei bambini a prescindere dagli stereotipi mi parrebbe la cosa più ovvia e invece trova difficoltà ad imporsi in un mondo ancora profondamente rigido e conservatore. Esattamente qui, infatti, interviene il ddl Fedeli per dare la possibilità a ciascuno di realizzare se stesso a prescindere dal sesso o da convenzioni ormai superate”.
Personalmente vedo in tutto questo un attacco frontale all’identità della persona e ai primi capitoli della Bibbia, Ge 1:27 dice: “… e Dio creò l’uomo a sua immagine, lo creò a immagine di Dio, li creò maschio e femmina”. Mi preoccupa il fatto che sia un attacco sfacciato, arrogante, come di chi sa che è forse arrivato il momento di un affondo che può fare davvero male. È un attacco nei confronti dei bambini, dei ragazzi, degli adolescenti, di chi ancora non ha gli strumenti, la maturità in una età dove dovrebbe essere tutelato, protetto. Tu, Paolo, pensi sia esagerato considerarlo come un attacco potenzialmente MOLTO pericoloso?
Che cosa dobbiamo fare?
Come genitori certamente consolidare il nostro impegno quali principali educatori dei nostri figli, sono convinto anch’io del ruolo insostituibile della famiglia.
Come sentinelle credo sia necessario avvisare del pericolo, quando si tratta di un chiaro attacco la sentinella oltre che preoccuparsi deve allertare, dare l’allarme. Per farlo ha a disposizione due armi eccezionali:
• la predicazione fedele della Parola di Dio, e in questo caso deve per forza gridare, queste teorie sono contro la Bibbia in modo evidente
• il proprio comportamento, la propria condotta.
Come cittadino se entrasse Gender mi sottometterei alle autorità civili in quanto istituite da Dio Romani 13:1 anche quando sono ostili agli insegnamenti di Dio, pregherei per loro, le sosterrei economicamente pagando correttamente le tasse e le onorerei, questo sono chiamato a fare.
Se ho a disposizione un mezzo lecito per sensibilizzare, allertare e magari scongiurare un pericolo non posso utilizzarlo? È vero è stato proposto da cattolici, partiti di destra e tu mi dici che non è opportuno unirsi nelle battaglie di chi ha visioni e convinzioni totalmente diverse da quelle che la Parola ci trasmette ma dall’altra parte chi troviamo? LGBT e diciamolo per completezza partiti di sinistra e estrema sinistra che sotto la pressione dell’Europa lavorano per portare alle coppie omosessuali istituzioni giuridiche come la coabitazione, le unioni di fatto registrate e il matrimonio, certo sempre seguendo la tattica della gradualità, infatti dicono che le unioni civili saranno un istituto autonomo rispetto al matrimonio.
Comprendo che il tuo ragionamento parte dal presupposto che entrando Gender ci saranno famiglie che toglieranno i loro figli dal pubblico per indirizzarli alle scuole private, personalmente se entrasse Gender non porterei i miei figli nelle scuole private cattoliche, non rientrerei nel fango dal quale per la grazia di Dio sono uscito, ma mi chiedo: che cosa faranno le famiglie cattoliche? Non pensi che proprio l’introduzione di Gender porterà forza alle scuole private?
Siamo in un paese al 90% cattolico, quante famiglie cattoliche potrebbero decidere di trasferire i loro figli nel privato?
Pensi davvero che la chiesa cattolica sia così realmente contraria?
Devo dirti Paolo che rimango un po’ spiazzato quando dici che “solo vivendo a contatto con gli altri cresceranno imparando che vi sono situazioni di vita diverse dalla loro con le quali devono confrontarsi, da questo confronto nasceranno la libertà e la forza delle loro scelte e in prospettiva, anche il loro impegno di testimonianza di vita”.
Sono in pratica le stesse parole che utilizzavano i miei genitori, i miei suoceri quando ho fatto la mia scelta per il Signore coinvolgendo consapevolmente i miei figli allora piccoli, la preoccupazione loro era proprio quella che sarebbero cresciuti isolati, senza un confronto reale con il mondo attorno a loro.
Sono ben consapevole di vivere in una società molto lontana dal pensiero di Dio, la Bibbia mi dice che “il nostro combattimento non è contro sangue e carne…” (Ef 6:12), e quindi non sono in lotta per una “società cristiana”, ma auspicare addirittura come un confronto positivo, un arricchimento la circolazione fin dalla più tenera età dei nostri figli di un veleno come Gender mi risulta molto difficile da accettare. Personalmente lo vedo come una contaminazione pericolosa non un confronto costruttivo.
Paolo credi veramente che per dei bambini 3, 4 anni si possa parlare di confronto? Gender pensi sia una forma di arricchimento, di crescita? Queste teorie non credi possano rappresentare una seria forma di contaminazione? Non credi che attraverso queste devastanti teorie si lancino dardi infuocati nelle menti dei bambini, quale potrebbe essere il danno riportato? Che dire di ragazzi adolescenti già alle prese con mille pressioni, esterne e interiori, lo sai molto meglio di me che oggi un ragazzo/a che vuole rimanere fedele al Signore deve affrontare battaglie durissime, gli vogliamo dare ancora un po’ di “confronto”?
Spostandoci dall’ideale al reale, credi che tutte le famiglie cristiane siano equipaggiate, pronte per affrontare la situazione? Sono d’accordo con te che dovrebbe essere così, ma l’apostolo Paolo ci parla di credenti “disordinati, scoraggiati, deboli” (1Te 5:14).
Tu stesso riporti nel tuo articolo i limiti di molte famiglie quando dici che “solo due bambini su 26 hanno ricevuto informazioni relative al sesso dai propri genitori”, (nemmeno il 10%) ci sono poi famiglie dove solo uno dei genitori è credente e già deve scontrarsi ogni giorno con un contorno famigliare difficile, ci sono anche tra i credenti famiglie dove i genitori sono separati.
Prego il Signore che rafforzi ognuno di noi, un caro abbraccio in lui.
Lettera firmata
(Le spaziature e le evidenziature riportate sono quelle presenti nel testo della lettera, N.d.R.)
Carissimo,
ti ringrazio per avermi scritto con così tanta franchezza e, soprattutto, con costruttivo spirito fraterno.
Riprendo alcuni argomenti che hai toccato nella tua lettera e che mi consentono di chiarire le convinzioni che ho, in questo momento, sulla gender theory. Scusami la lunghezza di alcune osservazioni ma vorrei provare ad esporti in modo esauriente le convinzioni che ricavo dal confronto fra quanto osservo accadere nel mondo intorno a noi e la lettura della Parola del Signore.
Preoccupazione o allarme?
Se nel mio articolo ho rilevato la sostituzione della parola “sesso” con la parola “genere”, l’ho fatto proprio perché anche a me non sembra – come tu osservi – un intervento “casuale” ed ho per questo osservato che “qualcosa si sta muovendo in una direzione che non può non preoccuparci”. Un intervento di modifica linguistica può giustificatamente far pensare ad un già programmato intervento di modifica ideologica.
Al momento però, almeno nelle norme legislative in vigore nel nostro Paese (comprese quelle relative alla cosiddetta “Buona Scuola”), non ci sono indicazioni tali da giustificare forme più o meno sostenute di allarmismo.
Ad esempio l’espressione “l’indottrinamento della teoria gender nelle scuole”, riportata nel documento con cui l’Alleanza Evangelica ha chiamato a raccolta i suoi adepti per il Family Day del 20 giugno u.s., è del tutto pretestuosa perché nei programmi scolastici non c’è traccia alcuna di questo “indottrinamento”.
Capisco quindi la reazione quasi stizzita del Ministro dell’Istruzione che si è spinta fino a minacciare querele nei confronti di chi fomenta una lotta contro una realtà che ancora non esiste e che, al momento, si presenta pericolosa soltanto“potenzialmente” (uso un tuo avverbio). Che esista poi “un attacco sfacciato, arrogante” nei confronti di quanto la Bibbia insegna in relazione al matrimonio, alla famiglia e alla sessualità in generale, è purtroppo vero da anni, ma ciò indipendentemente dalle proposte legate alla teoria gender.
Basti pensare al fatto che abbiamo visto, già qualche anno fa, eletti in parlamento pornostar ed esponenti gay e transessuali, ma soprattutto al fatto che gli strumenti mediatici, a tutti i livelli, hanno “sponsorizzato” in modo spesso spudorato i modi più licenziosi di vivere la sessualità, proponendo come modelli questo o quel personaggio dello sport e dello spettacolo e – ahimé – anche della politica.
I media hanno così trasformato omosessualità transessualità e prostituzione in scelte di vita di gran successo, quasi come modelli da imitare!
Mi pare che scaldarsi ed attribuire ora tutte le colpe ad una teoria, per altro dai contorni non ancora ben definiti, sia, anche come tempistica, poco opportuno.
È giusto preoccuparci dei nostri figli, ma avremmo dovuto farlo anche senza l’apparire all’orizzonte, per ora lontano almeno in italia, di questa teoria.
Faccio un esempio.
Quanti genitori, che oggi si dicono “allarmati” per la gender theory, si sono preoccupati di seguire i contenuti delle lezioni sessuali impartite nelle scuole secondarie di 2° grado (le vecchie “superiori”)?
Mi risulta che in questi contenuti siano del tutto assenti indicazioni di carattere morale; anzi in molti casi l’argomento principe è come prevenire conseguenze “negative” dai rapporti sessuali, spingendosi fino all’esemplificazione dell’uso dei preservativi. Quindi motivi per essere preoccupati (e seriamente!!) ce ne sono da tempo.
È vero che ci sono case editrici che hanno pubblicato testi per l’infanzia il cui contenuto è per noi improponibile, soprattutto per l’obiettivo esplicito di presentare l’omogenitorialità (leggi: “genitori dello stesso sesso”) come normalità o per lo meno come opzione avente pari dignità della eterogenitorialità, ma per proteggere i nostri figli, basta esercitare un sano discernimento nella scelta e nell’osservazione delle loro letture. Del resto, sai bene anche tu che ci sono altre letture, che non hanno come argomento il sesso, ma che sono altrettanto nocive (penso in particolare alla serie di Harry Potter) per non parlare poi dell’impatto negativo sui nostri figli di cartoons, di programmi televisivi e, soprattutto, di videogiochi.
Dubito che interventi, come quello del sindaco di Venezia, che ha bandito dalle scuole del comune i testi ritenuti pro-gender possano ottenere dei risultati. Dal momento che ha avuto tragici riscontri nella storia, soprattutto in quella del suo popolo, fa molto pensare la frase del poeta tedesco Heinrich Heine (1797-1856): “Là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini”. Non è con la costrizione che si cambiano le coscienze e si modificano i comportamenti: il regno di Dio non si impone con la forza, ma è un seme gettato nel cuore che deve crescere interiormente (Mr 4:26-29).
Quindi, teniamo le antenne ben dritte in modo da percepire e prevenire i pericoli, ma non gridiamo “Al lupo! Al lupo!” quando il lupo della gender theory è ancora nel bosco. Noi sappiamo che il nostro avversario “il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare” (1P 5:8): i suoi tentativi per “divorarci” sono molteplici e spesso uno serve a mascherarne un altro così da renderlo più insidioso.
È vero che non dobbiamo sottovalutare, ma neppure sopravvalutare il pericolo costituito dagli studi di genere, finendo per sottovalutare altri pericoli da tempo in azione nella vita del mondo e, purtroppo, anche della chiesa: l’amore per il denaro e per la vita comoda, la cura dei propri interessi personali, la perdita di visione e di speranza per la venuta di Cristo e… potrei continuare.
Attacco alla Parola e co-belligeranza
Comprendo il tuo desiderio di contrastare quello che, a ragione, definisci “un attacco frontale all’identità della persona e ai primi capitoli della Bibbia”. Il nostro amore per la Parola di Dio non deve manifestarsi infatti solo nel meditarla e nel testimoniarla, ma anche nel difenderla dagli attacchi del nemico.
Ma qual è la strategia che dobbiamo seguire?
L’Alleanza Evangelica ha coniato il termine di co-belligeranza, per legittimare la scelta di unirsi a partiti politici e a movimenti religiosi con i quali, pur avendo convinzioni diverse su alcuni temi dottrinali, è possibile co-belligerare, cioè combattere insieme per obiettivi comuni fondati su convinzioni comuni.
Ma come posso unirmi nel difendere la Parola con chi, per altri aspetti, l’attacca ogni giorno? Sto pensando in modo particolare ai movimenti che sono stati e sono ancora in questi giorni promotori di referendum popolari, di raccolta di firme di protesta, di manifestazioni di piazza… movimenti che operano tutti nella realtà di quella chiesa (la cattolica) che con i suoi riti, i suoi sacramenti, le sue gerarchie ecclesiastiche, le sue pratiche religiose molte delle quali frutto di un connubio diabolico fra spiritualità “cristiana” e paganesimo, vive lontana ogni giorno da questa Parola. Come si fa a co-belligerare con una chiesa che ha per decenni, forse per secoli, nascosto la pedofilia e l’omo-
sessualità praticate addirittura dalla sua classe sacerdotale? Come è possibile – ed uso qui le tue parole – lottare rientrando in qualche modo “nel fango dal quale sei uscito”? Finiremmo solo per restare, proprio come nel fango, impantanati!
C’è, in questo contesto, una questione di fondo che va posta: il frenetico attivismo dei movimenti cattolici, ecclesiali e paraecclesiali, contro la gender theory nasce davvero dal desiderio di proteggere la famiglia o piuttosto dal desiderio, del resto non tanto mascherato, di difendere il potere e l’autorità della chiesa?
È la famiglia o il magistero della chiesa cattolica che si vuol difendere?
Come sappiamo, la chiesa cattolica sostiene di essere il regno visibile di Dio in terra, al quale tutti i regni umani dovrebbero essere ubbidienti e sottoposti: una base teologica sbagliata, fondata in gran parte sulla cosiddetta “teologia della sostituzione”, porta a comportamenti sbagliati.
Porta all’arroganza di imporre principi e convinzioni etiche attraverso le leggi di uno Stato.
Porta alla convinzione (sbagliata!) di essere al di sopra degli altri, più bravi degli altri per cui possiamo permetterci di sparare giudizi talvolta anche sferzanti ed offensivi (ne ho letti alcuni su Facebook che fanno vergogna agli pseudocristiani che li hanno scritti!).
Ma la Parola di Dio e l’opera di Dio in mezzo agli uomini non si difendono con l’arroganza. Anzi…
“Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti, capace di insegnare, paziente. Deve istruire con mansuetudine gli oppositori nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità, in modo che, rientrati in sé, escano dal laccio del diavolo, che li aveva resi prigionieri perché facessero la sua volontà” (2Ti 2:25-26).
Nella categoria degli “oppositori” possiamo a ragione inserire tutti coloro che “attaccano” la Parola di Dio e che, con le loro convinzioni ed il loro comportamento, rivelano di essere “prigionieri”, guidati dal “laccio del diavolo” per sottostare e per compiere “la sua volontà”.
Quando siamo chiamati a confrontarci con questi “oppositori”, ci sono alcuni principi che il Signore stesso ci indica e che dobbiamo SEMPRE tenere presenti:
1. Il nostro impegno deve essere quello di “istruire”, cioè di trasmettere, con l’insegna-
mento e con l’esempio, le verità rivelate nella Parola.
2. Quest’impegno deve essere vissuto “con mansuetudine”, cioè con un’attitudine di dolcezza provocata dall’amore, con uno spirito di testimonianza e di servizio e non con l’arroganza di chi vuole imporre le proprie idee, sentendosi depositario e paladino della verità.
3. Non sono le nostre capacità di convinzione e di persuasione a far cambiare idea agli “oppositori”, il loro “riconoscimento della verità” non passa attraverso le nostre parole ma attraverso l’opera di convinzione dello Spirito Santo.
Quindi: nessuna co-belligeranza con chiese e movimenti umani, ma co-belligeranza soltanto con l’azione della grazia di Dio che si compiace, pur nei nostri limiti, di utilizzare il nostro “istruire” per raggiungere i suoi obiettivi di ravvedimento e di confessione della verità.
“La predicazione fedele della Parola di Dio”, come ben scrivi, è lo strumento che dobbiamo utilizzare per difenderla dagli attacchi che le vengono quotidianamente mossi dal relativismo morale ormai dilagante, ma dobbiamo viverla, questa predicazione, senza compromessi, comunicando a chi volesse coinvolgerci in impegni di lotta del tutto umani, solo politici e religiosi, le stesse parole con cui Neemia rifiutò l’offerta dei Samaritani come “co-belligeranti” nell’impegno di ricostruire Gerusalemme:
“Noi, suoi servi, ci alzeremo e costruiremo: ma voi non avete né parte, né diritto, né memoria a Gerusalemme” (Ne 2:20).
Nella testimonianza dei valori della Parola di Dio non dobbiamo schierarci né a destra né a sinistra; i nostri valori vengono dal Cielo: è in quella direzione che dobbiamo avere rivolto lo sguardo ed è da quella “fonte” che dobbiamo attingere!
Cristiani e cittadini: cosa fare?
È vero che spesso possiamo trovarci a disagio come cittadini della nazione nella quale, non per scelta nostra ma per scelta del Signore, siamo chiamati a compiere il nostro percorso sulla terra. È possibile infatti che i valori derivanti dal nostro essere“radicati in Cristo” si trovino, almeno per alcuni aspetti, coincidenti con i valori proposti da questo o da quel movimento religioso, da questo o dal quel partito politico. Il nostro obiettivo, nel testimoniare come cittadini cristiani i principi che ricaviamo dalla lettura della Parola di Dio, non deve essere quello di cercare collusioni ed alleanze, ma piuttosto quello di mantenere intatta e mai inquinata la nostra identità.
Tu scrivi: “se ho a disposizione un mezzo lecito per sensibilizzare, allertare e magari scongiurare un pericolo non posso utilizzarlo?”.
Certo, è cosa buona utilizzare ogni mezzo “lecito”, ma il problema è proprio qui: quando è che un mezzo è “lecito” per me come cristiano?
È possibile infatti che un mezzo sia “lecito” per il mio essere cittadino (e una raccolta di firme di protesta o di firme referendarie sicuramente lo è), ma è possibile che quello stesso mezzo non sia affatto “lecito” per il mio essere cristiano. Se lo Spirito mi incoraggia a non agire “con leggerezza” e a cercare “di ben capire quale sia la volontà del Signore” (Ef 5:17), ciò significa che devo chiedermi chi è che mi sta offrendo il mezzo che mi viene proposto, quali motivazioni ci sono dietro, quali contenuti, quali connessioni e quali obiettivi.
È pur vero che “ogni cosa è lecita”, ma è anche vero che “non ogni cosa è utile” (1Co 6:12). Devo allora chiedermi: come cristiano è utile, per la mia testimonianza e per la mia identità, aderire come cittadino alla raccolta di firme anti-gender? È nella sua volontà che io mi unisca come cittadino a chi si pone obiettivi diversi da quello, unico, che io come cristiano devo avere: difendere i contenuti e gli insegnamenti della Parola di Dio?
Concordo con te sul fatto che la sottomissione alle autorità che Dio ci chiede di vivere, come cittadini temporanei del nostro Paese, non è dipendente dall’introduzione di questa o di quella legge, quindi nulla cambierebbe se in un futuro – che, ti ripeto, al momento vedo assai improbabile e lontano – fosse accolta nei programmi scolastici la gender theory.
Vi sono però due aspetti importanti dei quali dobbiamo tenere conto:
1. L’introduzione di alcune leggi che consentono scelte chiaramente contrarie a quanto insegnato dalla Parola di Dio (penso in particolare alle normative sul divorzio, ora sempre più veloce, ed a quelle sull’interruzione della gravidanza) hanno indubbiamente condizionato in senso negativo il cammino di singoli credenti e di chiese locali.
Purtroppo infatti c’è chi si sposa non avendo più soltanto la convinzione che il matrimonio è un patto indissolubile, quindi: un patto per sempre, ma sapendo anche che la legge consente, se le cose proprio dovessero andare male, di divorziare, rinunciando così a logoranti tentativi di stare insieme e soprattutto non considerando l’amore come un comandamento, ma come un optional emotivo-sentimentale. Così, nello stesso modo, c’è chi davanti a problemi nel proseguire la propria gravidanza, pur sapendo che la Parola insegna il rispetto per la vita che appartiene sempre e comunque al Signore, pur fra dubbi e tentennamenti finisce con l’abortire.
Volenti o nolenti, le leggi condizionano il nostro modo di pensare e di affrontare la realtà.
L’aspetto triste, per cui dovremo un giorno rendere conto al Signore, è proprio questo: non consentiamo più allo Spirito Santo di trasformarci, sulla base dell’autorità della Parola, “mediante il rinnovamento della nostra mente”, ma, avendo perso sensibilità alla sua guida, finiamo con il conformarci “a questo mondo”, cioè con l’adeguarci.
Così non fanno più notizia cristiani che divorziano e che scelgono l’aborto come soluzione a un problema.
E se un giorno fossero approvate, come è del resto prevedibile, norme che legittimino le convivenze, l’unione fra omosessuali e l’adozione di figli da parte loro (quindi tutte le relazioni che “disonorano” il matrimonio e la famiglia come voluti da Dio), non mi meraviglierei se anche nelle chiese si vivesse una lenta assuefazione a nuove morali e a nuovi costumi.
Purtroppo spesso accade che il nostro essere “cittadini” prevale sul nostro essere “cristiani”, mentre, come insegna la Parola (vedi ancora Romani 12:1-2) dovrebbe verificarsi il contrario.
2. Quando lo Stato dovesse proporci o imporci comportamenti e scelte che vanno in direzione contraria a quanto insegna la Parola, non dovremmo avere esitazioni ad affermare con Pietro: “Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini” (At 5:29). Quindi“se entrasse Gender”, come tu ipotizzi, io non “mi sottometterei alle autorità civili”, ma contesterei con forza e convinzione, ma soprattutto con l’insegnamento e con l’esempio, principi e pensieri che vanno in senso contrario a quanto insegnato e voluto da Dio.
La sottomissione alle autorità non è infatti senza limiti, perché deve essere vissuta nel limite imposto dalla nostra sottomissione a Dio.
Le autorità civili, agendo nel contesto di una società pluralista (dove si esprimono cioè i più svariati principi e comportamenti religiosi, morali e culturali), hanno legittimato per tutti i cittadini la possibilità di divorziare e di abortire, ma i cittadini cristiani non faranno (o: non dovrebbero fare!) mai ricorso a questa possibilità!
Così, se fosse introdotto nella scuola un insegnamento frutto degli studi di genere, avremo come genitori il dovere di continuare senza tentennamenti il nostro insegnamento delle verità della Parola di Dio, comunicando, per correttezza e testimonianza, agli insegnanti dei nostri figli le nostre convinzioni.
Faccio un esempio – e mi perdonerai se si tratta di un esempio di carattere personale. Quando, dopo alcuni anni di servizio cosiddetto “pre-ruolo”, l’ormai lontano 1° ottobre 1973 fui assunto nei ruoli della scuola primaria (allora “elementare”), scrissi una lettera all’allora Ministro della Pubblica Istruzione, Franco Maria Malfatti, e per conoscenza al Provveditore agli Studi, al Direttore Didattico e ai genitori dei miei alunni. Dal momento che i programmi scolastici che avrei dovuto seguire (quelli del Ministro Ermini del 1955) prevedevano che “l’inse-
gnamento religioso secondo la tradizione cattolica” fosse “considerato come fondamento e coronamento di tutta l’opera educativa”, io comunicai nella lettera che “i miei alunni non sarebbero mai stati né fondati né coronati”, perché altro sarebbe stato il fondamento della mia “opera educativa”. Va da sé che né dal Ministro né dal Provveditore mi giunse mai alcuna risposta (il solo Direttore Didattico mi rispose, a voce, dicendomi che non era di sua competenza il rispondermi).
Togliere o preservare?
Capisco la tua preoccupazione davanti alla possibilità che i nostri figli subiscano “una seria forma di contaminazione” e diventino bersaglio dei “dardi infuocati del maligno”.
Ma, per impedire che questo avvenga, non dobbiamo preoccuparci solo di ciò che viene loro insegnato a scuola; dovremmo chiuderli in casa, tenere spento il televisore, togliere loro computer, Iphone, Iphad; impedire loro di svolgere qualsiasi attività ricreativa o sportiva esterna alla casa.
La scuola è una delle possibili fonti di “contaminazione”, ma non sicuramente l’unica! Spesso, purtroppo, vi può essere “contaminazione” anche per il linguaggio e il comportamento dei genitori!!
Perché la stessa sollevazione popolare che si è voluta promuovere contro la gender theory non la si è promossa contro il diffondersi della prostituzione, della pornografia, del linguaggio osceno e volgare dilagante ormai in ogni trasmissione televisiva (non si è più alla moda se non si sparano volgarità e parolacce!)?
Impegnati a proteggere i nostri figli da una teoria che è ancora deve imporsi, magari ci dimentichiamo o trascuriamo di proteggerli da insegnamenti, comportamenti, linguaggi che sono già presenti e che ogni giorno lanciano “dardi infuocati nelle loro menti”.
L’intercessione di Gesù presso il Padre per ciascuno di noi, nella ben nota “preghiera sacerdotale” (Gv 17), aveva come obiettivo non il togliere ma il preservare.
“Gesù Cristo è mia sapienza” anche in questo. Gesù ci conosce bene e sa che essere tolti dal mondo è impossibile, perché il mondo è nel nostro cuore; è “dal cuore” che “vengono pensieri malvagi, omicidi, adultèri, fornicazioni, furti, false testimonianze, diffamazioni. Queste sono le cose che contaminano l’uomo…” (Mt 15:19-20). E il cuore non ci può essere tolto, ma ci può essere cambiato e rinnovato, attraverso la redenzione della nuova nascita e può essere preservato dal maligno attraverso la santificazione.
Mi dirai (e con piena ragione!) che si tratta di obiettivi difficili per noi adulti, figuriamoci per dei bambini e per degli adolescenti! Ma è evidente che potremo preservare i nostri figli dal maligno e dal male che egli sparge a piene mani intorno a noi, non certo lasciandoli nell’ignoranza del male e del suo promotore, ma donando loro gradualmente consapevolezza (sentinelle dobbiamo esserlo prima di tutto in famiglia!) e insegnando (anche con l’esempio) che con Gesù è possibile essere “più che vincitori”! E, prima di tutto, i nostri figli dovranno confrontarsi con il peccato che è in loro, prenderne coscienza per poi scoprire che vivono in una società dominata dal peccato, dove è necessario imparare ad esercitare un sano discernimento davanti ai messaggi che riceviamo, agli insegnamenti che ci vengono proposti, alle parole che ascoltiamo.
Quindi non c’è alcun bisogno che siamo noi a dar loro “ancora un po’ di confronto”, come scrivi con simpatica ironia: il mondo intorno a loro offre già occasioni e materiale in abbondanza.
Per questo motivo togliere i propri figli dalla scuola pubblica, ovattandoli in scuole private (tutte, però, come sappiamo, con uno specifico orientamento ideologico e religioso) o in scuole familiari, è un espediente che indebolirà il loro carattere e le loro convinzioni. Mi chiedi se una eventuale futura “introduzione di Gender” nei programmi scolastici “porterà forza alle scuole private”.
È evidente che, in un momento di ben note difficoltà economiche e funzionali di queste scuole, si sta strumentalizzando, per ridare loro fiato, proprio il tam-tam mediatico contro la gender theory, creando ad arte un clima di paura nei confronti della scuola pubblica.
Confronti o battaglia?
Non mi è facile capire perché la mia riflessione sul valore formativo di questo confronto, se vissuto nell’ottica della prevenzione, ti abbia “spiazzato”. I tuoi genitori e i tuoi suoceri hanno evocato un principio che hanno tirato in ballo solo quando faceva loro comodo: cioè, avrebbero voluto che tu e tua moglie lo applicaste con i vostri figli, ma loro si erano ben guardati dall’applicarlo con te (i tuoi genitori) e con tua moglie (i tuoi suoceri).
Certamente i genitori hanno il diritto-dovere all’acculturazione, cioè alla formazione culturale e, nel nostro caso, anche spirituale dei figli (ho ampiamente ricordato nel mio articolo questa loro responsabilità!).
Ma questo non significa che dobbiamo mettere loro un paraocchi che impedisca la visione del mondo circostante.
Paolo dichiara, scrivendo alla chiesa di Corinto e parlando di Satana: “non ignoriamo le sue macchinazioni” (2Co 2:11), cioè: le conosciamo, le abbiamo osservate, ne abbiamo preso coscienza.
I nostri figli devono essere gradualmente resi consapevoli delle macchinazioni, cioè degli inganni, degli intrighi, dei tranelli che sul piano religioso, etico e culturale sono presenti nel mondo in cui vivono, per opera di Satana.
Io ho, in modo probabilmente improprio e limitativo, parlato di “confronto”; tu più opportunamente fai riferimento alle “battaglie durissime” che i nostri ragazzi devono “affrontare” per “rimanere fedeli al Signore”. Puoi benissimo sostituire nel mio articolo la parola “confronto” con la parola “battaglia”!
Per rimanere nel contesto delle problematiche che hanno a che fare con il sesso, dobbiamo essere consapevoli che divorzi, aborti, adultèri, fornicazioni, convivenze, unioni omosessuali, organizzazioni come LGBT, pornografia, pedofilia, prostituzione, linguaggi e comportamenti volgari e scurrili… gender theory: sono tutte “macchinazioni” o “insidie del diavolo” di cui dobbiamo mettere al corrente i nostri figli, perché non le ignorino!
Solo così comprenderanno l’importanza di rivestirsi “della completa armatura di Dio” per rimanere “saldi”, per “resistere”, per “restare in piedi” e per “spegnere tutti i dardi infuocati del maligno” (cfr. Ef 6:1-20).
Tocca a noi genitori aiutarli ad indossare quest’armatura, soprattutto attraverso il nostro esempio!
Utilizzando il tuo linguaggio mi piace riscrivere una mia affermazione:
“I nostri figli solo vivendo a contatto con gli altri cresceranno imparando che vi sono situazioni di vita diverse dalla loro con le quali devono combattere; da questa battaglia nasceranno la forza e la libertà delle loro scelte…”.
Famiglie fragili e impreparate?
Condivido le tue osservazioni sulla difficoltà che tante famiglie hanno nell’aiutare i propri figli in quest’impegno di prevenzione e nelle loro piccole e grandi battaglie quotidiane. Per questo è urgente ed importante che, in ogni chiesa locale, sulla base degli insegnamenti della Parola di Dio, si attuino percorsi di formazione rivolti ai genitori. Non si lasci questo compito di formazione solo ai Campi per famiglie e/o ai cosiddetti “specialisti”.
Riprendo volentieri per concludere il testo da te citato di 1Tessalonicesi 5:14 dove, come giustamente osservi, “l’apostolo Paolo ci parla di credenti disordinati, scoraggiati, deboli…”.
E lo riprendo per indicare, volutamente senza commento, quattro azioni che Paolo esorta a compiere nei confronti di questi credenti: azioni che dovrebbero essere prese in seria considerazione dagli anziani di ogni chiesa locale:
• “AMMONIRE i disordinati”;
• “CONFORTARE gli scoraggiati”;
• “SOSTENERE i deboli”;
• “ESSERE PAZIENTI con tutti”.
Sono stato un po’ lungo, è vero, ma è come se avessi trascorso del tempo con te chiacchierando e questo mi ha fatto del bene.
Un caro abbraccio con affetto e stima nel Signore.