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Una “sindrome” da figlia di credenti,

ma con una certezza sempre più chiara

 

Dovendo parlare un po’ di me, della mia vita e del mio rapporto personale con Gesù Cristo, potrei iniziare dicendo che sono nata in una famiglia di credenti evangelici e da sempre ho sentito parlare di Gesù, della sua opera di salvezza per ogni persona e del suo grande amore per me.

 

Parole come “grazia, misericordia, vita eterna, amore fraterno, consacrazione ecc…” appartenevano tranquillamente al mio vocabolario. Tornando indietro con la memoria riesco a ricordare che nei primi anni in cui riuscivo ad avere coscienza dei miei pensieri, ho sofferto di una “sindrome” comune a tutti i figli dei credenti, ovvero pensare di essere salvati solo perché il babbo e la mamma vanno alle riunioni, pregano, sono fedeli a Dio e quindi “io lo sono con loro”!

 

Però questa fase è durata poco, forse perché sono una persona schietta e razionale e quindi ho presto voluto chiarire e sistemare la mia posizione davanti a Dio.

Credo che la mia conversione sia avvenuta durante uno dei miei primi campeggi a Poggio Ubertini, che si è in seguito confermata in svariate occasioni, soprattutto quando capivo di aver disobbedito, quando facevo dei dispetti o quando percepivo il peccato nei miei comportamenti.

Per esempio il 2001 me lo ricordo bene. A giugno di quell’anno morì, poco più che quarantenne, mio zio Marcello.

 

La testimonianza che lui lasciò su di me fu forte. A soli 11 anni vedevo i miei genitori, la zia, la chiesa tutta, piangere, sì, ma senza strazio o disperazione. Sui nostri cuori aleggiava un sentimento di pace che alleggeriva il dolore della sua morte

Lo zio era salvato, era in cielo ed era alla presenza del Signore. Quindi non l’avevamo perso per sempre, un giorno l’avremmo rivisto. Questo pensiero della vita, della morte e l’importanza che davo alla salvezza, mi spinse a riconfermare la volontà di porre Dio al centro della mia vita come Re del mio cuore. Ora la certezza era chiara!

 

 

Una pericolosa maschera distruttiva,

poi: la consapevolezza dell’amore di Dio

 

La mia vita continuò a scorrere tranquillamente fra la casa, la scuola che mi dava tante soddisfazioni, la famiglia e la chiesa locale.

Siccome ero abbastanza matura per la mia età, già pensavo a quale persona il Signore aveva preparato per me, a quale lavoro avrei fatto, ai figli che magari avrei avuto… erano tanti bei sogni che però non accennavano a realizzarsi. Intanto più passava il tempo e più mi vergognavo del mio aspetto ed era davvero difficile rapportarmi con gli altri! Aspiravo sempre a diventare qualcun’altra che non ero io.

Magari prendevo esempio dalle mie amiche o dalle ragazze più grandi di me e cercavo di copiare il loro modo di essere. Individuavo quali persone erano maggiormente apprezzate all’interno di un gruppo e le studiavo a fondo. Poi cominciavo a recitare una parte che le rispecchiava perfettamente.

 

Ma c’era un problema.

Sì, La recitazione veniva bene ed ero proprio brava in questo, ma quella non ero veramente io. Mi stavo accorgendo che lentamente annullavo la mia persona per dare spazio a comportamenti che non mi appartenevano!

Era diventata una tecnica distruttiva.

 

Poi mi ricordai di Dio. Fu come risvegliarsi da un sonno profondo e accorgersi che nella fatica di risolvere da sola, con qualsiasi tecnica mi venisse in mente, i miei problemi, mi era “sfuggita” l’esistenza di Dio. Devo ammettere che non fu affatto facile, ma lentamente tornai ad ascoltare la voce del Signore. Quella voce mi ricordò degli aspetti fondamentali che ogni persona dovrebbe avere ben presenti nella mente e nel cuore.

 

Io ero una sua creatura, e per quanto il mio aspetto non mi piacesse o non rispecchiasse i canoni di bellezza di questo mondo, c’era una persona che mi amava a tal punto da avermi donato la sua vita in cambio della mia salvezza. Quella persona si chiama Gesù.

Egli aveva compiuto un gesto di amore illimitato e io con tutta l’arroganza di questo mondo, non lo stavo considerando! Dio mi aveva fatta a sua immagine e somiglianza e in me lui viveva! Come potevo trascurare questo dettaglio???

 

Dio ci ha progettati e proprio come un architetto ammira un suo lavoro ben eseguito, Dio ammira la sue creature, cioè gli uomini, come le cose più preziose che ha!

Nella Bibbia ho trovato vari paragoni al riguardo, ma il più inerente è forse quello che paragona Dio ad un vasellaio e noi uomini all’argilla con la quale crea dei vasi.

La ricchezza del vaso non sta certo nel suo aspetto esteriore, ma nel suo contenuto! Proprio per questo ho iniziato a considerarmi preziosa.

 

Dio mi aveva dato tutte le risposte che cercavo. Non è possibile nemmeno immaginare quante volte ho pregato perché si risolvessero i miei problemi o perché mi trasformassi da un momento all’altro diventando “perfetta”…

Dio non mi ha risposto in questo senso, ma mi ha risposto in maniera più potente, più bella e in assoluto migliore: mi ha ricordato che io sono una sua creazione e in quanto tale sono preziosa ai suoi occhi!

 

Questo fondamentalmente è il pensiero che mi ha accompagnato per gran parte della mia vita ed è un pensiero che può essere utile a tutti visto che oggi, ogni persona, è spinta a lamentarsi dello stato in cui si trova e non conosce più la parola GRATITUDINE.

 

Ricordiamoci di essere grati per la vita e soprattutto per l’opera che Gesù ha fatto morendo sulla croce e che ancora oggi mette a disposizione di chiunque voglia accettarla! Un’opera perfetta: la morte del Figlio di Dio per la salvezza dell’umanità.

 

 

Una conoscenza importante,

ma con un dettaglio non trascurabile!

 

Nel frattempo, proprio mentre stavo rincollando la mia persona a quella di Cristo e stavo quindi ritrovando pace e serenità, accadde un fatto molto importante nella mia giovane vita.

 

Incontrai un ragazzo, Roberto. Lui per la prima volta si avvicinò a me con l’intenzione di conoscermi e quindi apprezzarmi per il mio carattere, per la mia sensibilità, per i miei pensieri e per la mia intelligenza. Non osò mai nemmeno sfiorare l’argomento “aspetto fisico”.

Fu molto facile innamorarsi di quella presenza così carina e gentile che stava aiutando quell’opera di autostima che avevo intrapreso da sola. Lo vedevo come un validissimo aiuto che Dio mi aveva mandato per accelerare i tempi della mia “guarigione”, per darmi più sicurezza e per farmi sentire meglio, sotto innumerevoli punti di vista. Tutto andava bene, tutto era perfetto come in sogno… c’era però un dettaglio per nulla trascurabile: Roberto non era credente!

“Ma cosa vuoi che importi – pensavo fra me e me… – tanto lo faccio convertire”, mi ripetevo convinta!

 

La mia famiglia, la chiesa e gli amici del gruppo giovani, erano tutti molto preoccupati per me e per la posizione che stavo lentamente ma tenacemente prendendo. Mi stavo accomodando in una poltrona molto bella e molto comoda che si chiama peccato.

 

Non immaginavo che il peccato si potesse insinuare così velocemente e così dolcemente nel cuore di un credente! Era davvero un processo spaventosamente perfetto che, ai miei occhi, non destava sospetti. Ora come ora capisco che i miei occhi non erano più obbiettivi ed erano completamente offuscati dall’affetto che provavo verso questo ragazzo.

 

Iniziavano a darmi fastidio le riunioni, le chiacchierate con i credenti, i consigli che mi davano, tutti quelli che mi dicevano “stiamo pregando per te” … Cominciavo così a prendere le distanze da quel mondo che non condivideva la mia scelta di vita. Sapevo che Gesù non era affatto orgoglioso, ma la voglia di affermare la mia persona ed il mio successo, anche in campo sentimentale, provocarono il distacco.

 

 

La misericordia di Dio va

ben al di sopra della nostre assurdità

 

Ma Dio, nella sua infinità bontà, ebbe pietà di me e dei miei pensieri assurdi. Iniziò così a lavorare in Roberto. Usò quei semini che un po’ tutti avevano seminato nel suo cuore (me compresa!) e da lì, fece nascere una pianta meravigliosa e piena di salute, che oggi si chiama: nuova vita in Cristo!

 

Roberto si convertì al Signore e dalla sua conversione anche io ritrovai la strada maestra che avevo, per l’ennesima volta, abbandonato. Chiesi perdono a Dio e ricominciai il mio cammino verso la mèta; quel cammino che avevo interrotto.

 

Oggi sono felice del meraviglioso dono che Dio mi ha fatto e lo ringrazio tanto per la sua perfezione, per la sua sovranità e per la sua onniscienza. Ho capito quanto sia importante lasciare a lui il comando di ogni aspetto della nostra vita, perché egli ha preparato per noi un disegno perfetto che non dobbiamo pretendere di realizzare secondo i nostri tempi e le nostre voglie. Colui che ci ha creati, ci ha amati e ci ha donato la vita eterna, avrà sicuramente cura di procurarci tutto quello che ci serve in questa vita terrena!

 

La mia testimonianza ed il mio impegno ora è di lasciare morire la mia vecchia persona e di far sì che, per la fede, il peccato che regnava in me, venga inchiodato in quel legno della croce, perché Gesù ha già pagato il prezzo del mio riscatto. Quindi, morta con Cristo, giudicata con Cristo ma anche risorta con Cristo a una nuova vita.

 

La mia vita è sicuramente migliore di prima perché la condivido con Roberto, questa stupenda persona che il Signore mi ha donato ora come marito. Ma soprattutto perché entrambi ci lasciamo portare in braccio dal Signore, nell’affrontare il cammino della nostra vita.

 

È con profondo amore e con riconoscenza che riconosco Dio, come guida della mia vita, come faro nel buio delle mie prove e come sale che dà sapore alla mia esistenza.

Io non vivo più per me ma vivo per il Signore.

A lui sia la Gloria, ora e sempre!