Gesù tentato da Satana
Accostarci al trono della grazia, sul quale siede il Signore Gesù glorificato, deve essere accompagnato coerentemente dalla considerazione e dall’imitazione del suo esempio.
Questo ci rimanda ai testi del Vangeli in cui troviamo Gesù assediato da Satana che cerca di farlo cadere.
Riferiamoci al testo di Matteo 4:1-11:
“Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. E, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. E il tentatore, avvicinatosi, gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pani». Ma egli rispose: «Sta scritto: ‘Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio’».
Allora il diavolo lo portò con sé nella città santa, lo pose sul pinnacolo del tempio, e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; poiché sta scritto: ‘Egli darà ordini ai suoi angeli a tuo riguardo, ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché tu non urti con il piede contro una pietra’». Gesù gli rispose: «È altresì scritto: ‘Non tentare il Signore Dio tuo’».
Di nuovo il diavolo lo portò con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, dicendogli: «Tutte queste cose ti darò, se tu ti prostri e mi adori». Allora Gesù gli disse: «Vattene, Satana, poiché sta scritto: ‘Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi il culto’». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli si avvicinarono a lui e lo servivano”.
La strategia di Satana
Lo Spirito condusse Gesù nel deserto.
Potrebbe sembrare incomprensibile la ragione per cui proprio lo Spirito Santo, che – come ci raccontano i versetti immediatamente precedenti (Mt 3:16) – era sceso su Gesù come una colomba, abbia poco dopo condotto Dio il Figlio in mezzo ad una prova come quella di trovarsi in un arido deserto.
Non dovrebbe il Signore portarci sempre verso situazioni favorevoli e allontanarci dalla difficoltà? Invece, Dio volle così, proprio come permette la prova nella nostra vita, sempre con un’intenzione amorevole di vederci fortificare e crescere attraverso di essa.
Nel deserto Gesù venne tentato dal diavolo. Il rapporto tra la prova e la tentazione viene ripreso in Giacomo cap. 1, dove, dopo aver parlato della prova (1:2-3, 12), “il fratello del Signore” spiega nei vv. 13-15 il meccanismo che innesca la tentazione e poi il suo epilogo, che non è mai provocato da Dio, “perché Dio non può essere tentato dal male ed egli stesso non tenta nessuno”.
Quindi, da un lato c’è Dio che permette la prova per farci del bene, dall’altro lato c’è Satana, che è per definizione “il tentatore” (1Te 3:5), e che cerca di farci inciampare.
Ci sia sempre di incoraggiamento sapere che Satana può agire solo nel campo limitato consentitogli da Dio, come la vicenda di Giobbe ci ricorda. Infatti, quando Satana rivolse a Dio le sue illazioni sulla presunta fedeltà di Giobbe motivata dal suo stato di benessere, e la proposta che gli venissero tolti i suoi beni, “Il SIGNORE disse a Satana: «Ebbene, tutto quello che possiede è in tuo potere; soltanto, non stender la mano sulla sua persona»” (Gb 1:12).
La strategia di Satana nei confronti di Gesù non fu diversa da quella utilizzata per sedurre Eva nell’Eden: si cerca sempre di far leva sulla concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita(1Gv 2:16).
Per tre volte il diavolo si avvicina a Gesù e gli propone di fare qualcosa sulla base di un “se”. Il dubbio sulla propria identità, il dubbio sulla bontà della volontà di Dio, il dubbio sulla veracità della Parola di Dio. Le “nostre” tentazioni sono diverse? No, non sono diverse, contengono questi medesimi elementi.
Rispondere alle tentazioni con la Parola!
Il diavolo arriva ad usare la Parola di Dio per rivolgere un attacco al Figlio di Dio. A noi può succedere di costruirci degli alibi, delle giustificazioni prendendo spunto da questo o quel versetto citato fuori dal contesto perché ci dica quello che vogliamo sentirci dire. Così diventiamo accondiscendenti agli stimoli della tentazione, ma questo è fare il gioco dell’avversario di Dio e nostro avversario
Come si è comportato il Signore Gesù?
Ha risposto in successione:
1. “Sta scritto…”.
2. “È altresì scritto…”.
3. “Sta scritto…”.
Cioè, Gesù ha citato in modo puntuale dei passaggi delle Sacre Scritture. Questo è un fortissimo riconoscimento all’autorità della Scrittura. Gesù ha avvalorato il testo sacro provando che la Parola scritta è la potente arma a nostra disposizione per sconfiggere il nemico, è “la spada dello Spirito” (Ef 6:17).
Alla proposta di trasformare le pietre in pani, Gesù ha risposto con il testo di Deuteronomio 8:3 ricordando che “l’uomo non vive soltanto di pane”.
Quando la tentazione ci orienta a dare priorità a ciò che è materiale e terreno, il Signore vuole invece aprirci gli occhi per farci stimare le cose spirituali e celesti, a cui dobbiamo dare la preminenza. La nostra anima ha dei bisogni più importanti del nostro corpo.
Purtroppo siamo inseriti in un contesto generale in cui il corpo sembra essere la sfera a cui dover dare più attenzioni, se non addirittura tutte le attenzioni, ma come persone rigenerate per la grazia, dobbiamo testimoniare che per Dio l’ordine è un altro: “lo spirito, l’anima e il corpo” (1Te 5:23).
Alla proposta di sfidare Dio nella sua promessa di soccorrere con gli angeli il suo servo (citazione del Salmo 91:11-12), Gesù ha risposto: “Non tentare il Signore Dio tuo” (De 6:16). Notiamo che l’episodio della tentazione nel deserto si concluderà con gli angeli che si avvicinano al Signore e lo servono, quindi proprio il compimento della parola menzionata dal maligno, ma…a tentazione conclusa.
Dio compie ogni sua parola, ma nei suoi tempi e nei suoi modi! Non sta a noi forzare le cose, né dobbiamo pretendere qualcosa da lui come se ci fosse dovuto.
Questa risposta di Gesù ci insegna anche l’importanza di esaminare ogni parte della Scrittura nel suo contesto, per non giungere a conclusioni errate. Il diavolo non aveva citato il Salmo 91:13, che viene subito dopo le parole menzionate e dice così: “Tu camminerai sul leone e sulla vipera, schiaccerai il leoncello e il serpente”. Si trattava di parole che condannavano il diavolo stesso alla sua definitiva sconfitta per mezzo di Gesù, progenie della donna (Ge 3:15)!
Poi la terza proposta: tutti i regni del mondo e la loro gloria in cambio dell’adorazione del diavolo.
Gesù risponde con le parole di Deuteronomio 6:13, con l’ordine di adorare Dio soltanto. Un’affermazione di unicità e di primato.
Tutte le volte in cui forse un “piccolo” compromesso può farci ottenere qualche “regno”, usurpando la signoria di Dio su di noi, dobbiamo ricordare che siamo servi di un solo padrone: Dio. Tutte le volte in cui la sete di potere, di fama, di ricchezza bussa alla porta del nostro cuore, dobbiamo proclamare che queste cose non le vogliamo per noi, perché spettano solo al Signore.
“Resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi” (Gm 4:7): quello che si è realizzato per Gesù, con l’allontanamento di Satana, si attuerà anche per noi, se gli resistiamo.
La Parola nel cuore e nella bocca!
Ci sono momenti della nostra vita in cui sembra che certi pensieri non ci lascino proprio, e per quanto lottiamo e li allontaniamo da noi, ritornano poco dopo. Se ci troviamo a vivere periodi del genere, è tempo di resistere, di perseverare nel bene, anche se ci sembra che fare il bene non dia risultati, anche se ci sembra che i nostri sentimenti vadano dalla parte opposta di quello che “sta scritto”. E allora verrà la vittoria e la liberazione.
Però la Parola deve essere nel nostro cuore e nella nostra bocca. Non a caso il salmista dichiarava:
“Ho conservato la tua parola nel mio cuore per non peccare contro di te” (Sl 119:11).
E a Giosuè era detto:
“Questo libro della legge non si allontani mai dalla tua bocca, ma meditalo, giorno e notte; abbi cura di mettere in pratica tutto ciò che vi è scritto; poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai” (Gs 1:8).
Solo attingendo all’autorevole Parola di Dio, ispirandoci ad essa e motivando con essa le nostre scelte, noi potremo rispondere agli attacchi della tentazione in modo tale da non soccombere.
Nulla potrà mai sostituire la potenza spirituale dell’autorevole Parola di Dio, che è la Scrittura, tutta divinamente ispirata (2Ti 3:16-17): di fronte ad essa il nemico si trova di fronte a Dio stesso, che con la Parola si identifica, e non potrà far altro che fuggire.
In un certo senso, qualsiasi parola Gesù avesse pronunciato sarebbe stata “Parola da Dio”, perché egli era Dio incarnato, ma Gesù scelse di attenersi a quanto Dio aveva fatto registrare nel suo Libro e di replicare con quelle precise parole alle proposte della tentazione.
Che cosa facciamo noi di fronte alle situazioni quotidiane, che ci impongono delle scelte? Abbiamo delle ferme convinzioni motivate dalla Parola di Dio o siamo continuamente mossi dai venti che ci sorprendono?
Solo una continua lettura e meditazione della Scrittura ci renderanno pronti nel momento necessario, riportando alla nostra attenzione il pensiero di Dio da applicare alla situazione puntuale che ci troveremo ad affrontare.
Non pensiamo di poter “improvvisare”, perché il nemico è astuto e trovarsi disarmati sarebbe fatale, per questoè oggi stesso il momento di nutrirsi della Parola.
Imitiamo il Signore Gesù, lottando mediante la Scrittura, e troveremo la via di uscita dalla tentazione.